Era terrorizzato il giovane jugoslavo quando uscì dalla casa del conte ucciso

Era terrorizzato il giovane jugoslavo quando uscì dalla casa del conte ucciso La corte di assise di Venezia si è trasferita a Londra Era terrorizzato il giovane jugoslavo quando uscì dalla casa del conte ucciso Lo ha dichiarato la sua amica ad uno dei due agenti di Scotland Yard che indagarono sui due amanti giunti a Londra la sera stessa del delitto - Il presunto uccisore del patrizio torinese in tre giorni cambiò tre alberghi dando nomi falsi, poi fece perdere le tracce - Il processo riprenderà a Venezia il 13 di novembre (Dal nostro inviato speciale) Londra, 3 novembre. Un passo decisivo nella soluzione del delitto del Canal Grande è stato compiuto oggi con l'interrogatorio dei due detectives di Scotland Yard che svolsero importanti indagini sul soggiorno londinese del marittimo jugoslavo Raoul Blazic e della sua amica, l'americana Nancy Schaeffer. Blazic, imputato di aver ucciso il conte torinese Filippo Giordano delle Lanze, lascio Venezia in aereo, con la Schaeffer, la sera stessa del fatto, il 19 luglio 1970, e raggiunse Londra. La polizia italiana accertò che Blazic, proprio quella sera, si era recato a far visita al conte, nel suo appartamento di Ca' Dario: per questo chiese la collaborazione di Scotland Yard, che incaricò dell'operazione due esperti funzionari, George Fenwick e Roland Dowling. I due sono stati convocati stamane nella sede del consolato italiano di Londra, al 39 di Eaton Place, e interrogati dal viceconsole dottor Schostal, alla presenza del presidente della corte d'assise di Venezia dottor Fletzer, del difensore avvocato Pognici, dei rappresentanti della parte civile onorevole Spagnoli, avvocato Masselli. Un'impiegata del consolato, Giuseppina Marconi, fungeva da interprete e collaborava con il cancelliere dottor Pavone alla stesura del verbale. L'interrogatorio, lungo e minuzioso, è durato circa 3 ore e mezzo. L'ispettore Dowling ha diffusamente raccontato i fatti e gli episodi di cui ebbe modo di occuparsi. «Ricevetti una prima richiesta telefonica dall'Interpol, ha detto, alle 20,35 del 22 luglio. Alle 21 mi giunse anche un telex di conferma. Immediatamente provvidi a diramare la notizia che Blazic è ricercato in tutti gli aeroporti e agli imbarchi marittimi. Nel frattempo appresi che la Schaeffer sarebbe partita per gli Stati Uniti, dall'aeroporto di Gatwick. il 23 luglio, alle 18. Alle 9 del mattino, io e l'ispettore capo Fenwick l'attendemmo a Gatwick. Arrivò verso le 15,35». Quando decideste di avvicinarla? «Quando fummo certi che era sola e che nessuno la seguiva. La interrogammo, prima verbalmente e poi l'ispettore Fenwic trascrisse una dichiarazione che la Schaeffer firmò». Cosa vi disse in sostanza? «Ci dichiarò che Blazic, poco tempo prima di partire da Venezia, l'aveva lasciata per andare a far visita a qualcuno, ma non le disse di chi si trattava. Nel frattempo lei aveva pulito l'appartamento e preparato le valigie ». Quest'ultima circostanza è del tutto nuova ed è smentita dalla stessa Schaeffer nella deposizione resa dalla donna alla magistratura americana. In realtà la ragazza attese Blazic a piazzale Roma, con le valigie pronte e di là, in taxi, la coppia raggiunse precipitosamente l'aeroporto. Non perse il volo per pochi minuti. Cosa le disse la Schaeffer sull'aspetto e sul comportamento di Blazic? «Disse che quando lo vide ricomparire era sudato, come j se avesse corso. Inoltre era spaventato e preoccupato. Ricordo bene: usò proprio il termine "spaventato". Le chiesi perché, ma non volle dirmelo. Poi, nella dichiarazione scritta, non usò le stesse parole. Aggiunse anche, sempre a voce, che Blazic intendeva raggiungerla in Ame¬ rdpemr rica per via mare, non potendo seguirla subito in aereo perché il suo passaporto non era valido. La Schaeffer era molto nervosa, esitante nelle risposte, e stava molto atten- | ta a parlare. Non rimasi soddisfatto di quell'interrogatorio. Avevo l'impressione che non mi dicesse la verità. Ho vent'anni di esperienza e mi accorgo subito di queste cose». Dowling parla poi delle indagini nei tre alberghi dove, in tre giorni, secondo la Schaeffer, i due giovani avrebbero soggiornato. «Il primo, il "Christine", non esiste nemmeno. C'è un hotel Cristina, in Cromwell Road, ma dal registro non risulta che in quei giorni abbia ospitato Blazic e la Schaeffer. Ho confrontato le loro calligrafie con i nomi segnati: non esistono somiglianze. Il secondo albergo è il "Dumil". di Holland Road, dove la Schaeffer dormi, con il suo nome, la notte del 21 luglio. Il proprietario mi disse che l'americana, per una parte della notte, restò in compagnia di un uomo. Nel terzo albergo, il "Chiswich", i due rimasero due notti, registrandosi come N. e R. Carpenter. L'uomo non lasciò mai l'hotel e la donna uscì soltanto un paio di volte, anche per comperare i giornali. Dissero di essere arrivati dagli Stati Uniti». Uno di quei giornali era ita-liano e recava la notizia del- l'uccisione di Giordano delle Lanze. Dowling lo trovò nella stanza occupata dalla coppia. Fu proprio davanti all'hotel Chiswich che, la mattina del 23 luglio, Blazic salutò la Schaeffer, lasciandole in consegna quasi tutto il suo bagaglio. Il resto lo fece gettare nella pattumiera. Da quel giorno lo slavo è scomparso per tutti: persino il suo difensore, l'avvocato Pognici, non ne sa nulla. I detectives di Scotland Yard hanno pure accertato che, nei tre giorni dopo il delitto, Blazic non fece alcun tentativo presso le rappresen- tanze americane, per ottenere quel famoso «visto» al quale da tempo aspirava e che gli avrebbe consentito di seguire la sua dònna. Rimase invece, almeno per due giorni, chiuso in albergo L'ispettore Fenwick ha confermato tutte le dichiarazioni del collega, aggiungendo un solo commento personale: «Blazic. a Londra, cercava evidentemente di nascondersi». Il proceso riprenderà a Venezia, in corte d'assise, il 13 novembre. Non è escluso che, a questo punto, la difesa ritenga indispensabile la di retta testimonianza dellaSchaeffer che vive a Portland nell'Oregon. Gino Apostolo |