Un massacro di Nicola Adelfi

Un massacro LA LEZIONE DELL'ABRUZZO '43 Un massacro Quell'anno, il 1943, l'autunno fu insolitamente mite tra i monti dell'Abruzzo, il bel tempo durò fin dopo l'estate di San Martino. Appena liberata Napoli il fronte si era andato avvicinando rapidamente, ma poi l'avanzata degli alleali aveva perso slancio, si eia infine arenala sulla Linea Gustav, da Gaeta sul Tirreno a Ortona sull'Adriatico. Tuttavia, li tra i molili dell'Abruzzo i lampi notturni dei duelli d'artiglieria, il perdurare del bel tempo e la rapidità con cui le divisioni alleate avevano travolto i tedeschi dalla Sicilia l'ino al Molise e alla Campania, tutto lasciava sperare che presto, solo una questione di giorni, la gente sarebbe tornata a vivere e a lavorare in pace, in una terra senza più tedeschi. A riportarmi in quei luoghi e a quel tempo e un libro di Renaio Caniglia, uscito or ora e intitolato II illustro ili Lini mari. Limmari è il nome di un bosco che si trova nel territorio di Roccaraso, a quattro o cinque chilometri dalla frazione di l'ietransieri. 1350 metri sul livello del mare. Con l'arrivo dei tedeschi la maggior parte degli uomini validi si erano allontanati per non essere presi e deportati. A Pietransicri erano rimasti i vecchi, le donne e i bambini: meno di trecento persone in tulio. All'inizio i rapporti tra i tedeschi e i montanari furono buoni: eon sorrisi per i bambini, i soldati chiedevano latte, palale e coperte, e davano buoni di prelevamento. « Anche loro sono figli di mamma », dicevano le donne pensando ai congiunti che la guerra avevi: disperso ehi sa dove o ucciso. Fu un interludio di poche settimane. Poi a l'ietransieri arrivarono altri reparti tedeschi, e cominciò la depredazione casa per casa: sui camion pollarono via animali, viveri, mobili, materassi e coperte, indumenti. Il 30 oliobrc nel villaggio venne allisso un bando firmalo da Kesselring: « Questo paese per esigenze ili guerra deve essere distillilo. La popolazione è invitala a lasciare il paese entro le ore 12 del giorno 51 oltobre 1943. Dopo la predetta data e ora. tutti coloro che si troveranno ancora in paese o sulle montagne circostanti saranno considerali ribelli e ad essi sarà riservalo il trattamento stabilito (Lille leggi di guerra dell'esercito germanico ». In poche ore Pietransieri si svuotò. Rimase solo una vecchia paralitica. Barbara Oddis, nascosta nella sua casa: la guerra slava per finire e i parenti le avevano promesso che ogni notte sarebbero andati a visitarla c a nutrirla. Passò qualche giorno c la trovarono che penzolava accanto a una finestra, col corpo piegalo su una trave, nella casa incendiata dai tedeschi. Per selle mesi il cadavere rimase nella slessa posizione e divenne uno scheletro: se c'era velilo, si vedevano le ossa delle braccia e anche il teschio oscillare sulla trave nell'ombra della finestra. Nei giorni successivi cominciò la caccia ai l'uggitivi che si erano rifugiati nel bosco di l'aggi e di querce di Limmari. Maria Cordisco, 28 anni, fu uccisa con una bomba a mano menile slava infornando il pane. Era una domenica, il 14 di no vembre. Tre fratelli e un ragazzo di 15 anni furono sorpresi mentre abbeveravano buoi, e fucilali. Maria Bucci. 77 anni, uscì una mattina dal suo tugurio per raccogliere legna, e un tedesco le tagliò la gola con un coltello a serramanico. Il marito di 83 anni, non vedendo tornare la moglie, si affacciò sull'uscio e fu abballino da una sventagliata di mitra. Rina Di Cristoforo. 22 anni, forse la giovane più bella del paese, slanciala e con occhi nerissimi, stava correndo su un pendio per adunare le sue pecore, fu visiti dai tedeschi e subito riempita di pallottole. * -k Sempre nella settimana cominciata il 14 novembre i tedeschi continuarono a uccidere qui e là nel bosco di Limmari, alla spicciolata. Si arrivò così alla domenica del 21 novembre. I tedeschi scoprirono cinque vecchi nascosti in un casolare, e li uccisero. In un casolare li vicino gli spari furono uditi, ma nessuno si mosse, lutti raggelali dal tenore, vecchi, domi, e bambini; quindici in tutto. Si tenevano snelli tra loto, e così morirono, abbracciati, quasi a proteggersi l'un l'altro dal terrore e dai proiettili. La slessa sorte toccò ai trenta di l'ietransieri che cercavano di sopravvivete in un altro easolare, sempre Ira i faggi e le querce di Limmari: di essi undici erano bambini. Prima che sparassero i mina, le vìi'mii-j erano siale accompagnate in in piccolo locale scuro, e i piti anziani aiutati a camminare fin li. Poi. di colpo, di sotto ai cappotti militari, erano apparse le armi, i volti dei soldati si erano induriti. vecaunantuglMsidiscurechche restqmlotrmraevtadvemvsuIsaldtsscptsqensipdclslsdalc Tuttavia la strage maggiore venne compilila in un quarto casolare: sessanta gli uccisi, e uno era nato da un mese, il più anziano aveva 88 anni. Ouasi tutti parenti tra loro. Undici gli appartenenti alla famiglia Maeerclli. Otto erano gli laiussi. di tre mesi Giancarlo, di undici anni An Ionia, alla morte scamparono solo una donna c una bambina. I tedeschi giunsero al casolare quasi ciondolando. Il lenente che li comandava fece capire che voleva contare i fuggiaschi e gli ordinò di metlersi a sedere intorno a una quercia, il più stretto possibile tra loro c la quercia. Poi i soldati, eon le armi spianate, cominciarono ad allontanarsi camminando all'indictro. Nei cuori dei profughi cominciò a spuntare un filo di speranza: forse, pensavano, forse era come dicevano loro, forse volevano solo coniarli. Ai piedi della quercia era stata nascosta una mina di straordinaria potenza. Non appena il vento diradò il fumo, il lenente e i soldati si avvicinarono al mucchio di carni dilaniale, e dove vedevano sussulti di vita, 11 sparavano raffiche di mitra. Fu una faccenda di pochi minuti. Il cielo continuava a mantenersi limpido. * * Due, si ò detto, scamparono alla morte. La donna, Laura Calabrese, spinta ehi sa da quale diffidenza o istinto, si era lasciata scivolare lungo un dirupo, e stava lì al momento dell'esplosione. Sempre correndo, sempre col terrore che la rendeva come pazza, arrivò a un easolare lontano, dove erano altri fuggiaschi. Però non fu credula. Con quel suo aspetto di forsennata e eon l'affanno che rendeva sconnesse le parole, il suo racconto sembrò un vaneggiamento: mai i tedeschi clic stavano da quelle parti avevano ucciso bambini, donne e vecchi. Così dicevano tulli, e a un certo momento anche Laura Calabrese cominciò a dubitare di se stessa; in fondo aveva udito l'esplosione, gli spari, ma eon i suoi occhi non aveva visto cadaveri. Prima dell'alba si mise in cammino, strisciando tra gli alberi percorse i chilometri che la separavano dalla quercia. Lì i corpi e le parti slaecate dei corpi stavano irrigiditi, contorti e scomposti. In quel carnaio la donna riconobbe il volto sfigurato della figlia Maria e lo sollevò per accarezzarlo un'ultima volta. E fu proprio allora che vide respirare la nipote di sette anni. Virginia: era svernila, forse moribonda. La donna, camminando e sostando e sempre ansimando, riuscì a portarla al casolare. La bambina sopravvisse, ma ancora oggi i suoi ricordi sono fermi al momento in cui stava in grembo alla madre, sotto la quercia, con i fratelli accanto. Per giorni i tedeschi rimasero nelle vicinanze dei morti: pensavano che i parenti sarebbero giunti sul luogo per seppellire i cadaveri, e si tenevano appostati per uccidere ancora. Poi bruscamente il cielo si coprì, e nevicò: in seguito il gelo indurì la neve e i lupi non potettero cibarsi delle carni morie. Nella settimana fra le due domeniche di novembre gli uccisi furono 128, quasi la metà dei profughi di Pietransieri: 63 le donne, 42 i bambini, e 23 gli uomini, quasi tutti vecchi. Dunque, unta gente inoffensiva, inerme e innocente. Dal punio di vista militare il territorio dove avvennero le stragi era una specie di angolo morto, ira monli impervi. Né in quella zona erano sorte formazioni partigiane. Ma allora, perché fu sparso tanto sangue'.' Perché mai tanto accanimento e ferocia? La dorrfanda rimane ancora oggi senza una risposta. Il bando di Kcsselring era slato allisso anche in altri paesi lì intorno, ma non per questo i reparti tedeschi eseguirono melodiche battute di caccia contro bambini e donne. Per quanto abbia indagato con paziente diligenza di cronista. Renato Caniglia non è riuscito a spiegare l'allucinante enigma. Egli può solo formulare un'ipotesi; ed è che i tedeschi di stanza a Pietransieri erano impregnati di nazismo lino all'ultima slilla di sangue. Chiusi nelle tenebre del loro fanatismo, uccidevano perché Hitler, dopo l'8 settembre, aveva detto che gli italiani non dovevano aspettarsi dalle armate tedesche « niente altro che morte, distruzione e odio ». Dunque gli assassini in uniforme non fecero che uccidere, distruggere, odiare: senza mai un barlume di pietà o di dubbio. Certamente molti di loro sono ancora in vita, hanno moglie e figli, forse vivono un'esistenza pacifica c agiata, l'orse si ricordano appena delle donne scannale, dei bambini c dei vegliardi uccisi in Italia o altrove. Sono affari loro: o quanto meno, noi non possiamo lare gran che. Viceversa sono affari italiani, di noi tutti indistintamente e di adesso, le scritte, gli emblemi c le ideologie di ispirazione nazista che taluni tentano di rimettere in circolazione qui in Italia. Anche costoro si mostrano ansiosi di obbedienze cieche; ch'è quanto dire di ridursi alla condizione di bruii c farsi strumenti per qualsiasi brutalità! Da individui disumanizzali come quelli lì. qualsiasi crimine singolo o collettivo può essere pensato ed eseguilo: qualsiasi. Gli assassini sono tra noi è ii titolo di un libro di Simon Wiesenlhal; e dei nuovi nazisti che vediamo organizzarsi e complottare qui in Italia, noi abbiamo Io stretto obbligo di dire esattamente la stessa cosa, ricordando quel che fecero i loro predecessori meno di trent'anni fa e lenendo sempre presente che il fanatismo ideologico è forse la peggiore Ira le aberrazioni della mente umana. Nicola Adelfi

Persone citate: Caniglia, Hitler, Kesselring, Laura Calabrese, Maria Bucci, Maria Cordisco, Renato Caniglia, Simon Wiesenlhal