Dispersi senza saperlo nel Mediterraneo di Paolo Bertoldi

Dispersi senza saperlo nel Mediterraneo Tre torinesi e due milanesi nella "Middle Sea Race,, Dispersi senza saperlo nel Mediterraneo Per cinque giorni il "Gallinaccio" risultò assente ai controlli degli aerei della Raf - Una tempesta li aveva portati fuori rotta - Affermazioni di equipaggi italiani nella competizione partita ed arrivata a Malta ■Tre torinesi, insieme con due studenti di Milano, hanno affrontato le tempeste della «Middle Sea Race», si sono trovati alle prese con le correnti tra Scilla e Cariddi e sono stati dispersi per quasi cinque giorni, senza saperlo. Ieri, da Malta hanno fatto ritorno a casa. I tre sono Giovanni Zìimugliai, skipper del «Gallinaccio» e produttore di apparecchi ortopedici, il giovane studente in fisica Franco Decker e l'istruttore Mario Poglìano, nella vita civile imprenditore. L'ultima regata velica d'altura, in Europa, è stata quest'anno particolarmente dura. Su trentaquattro barche al via, ne sono giunte al traguardo diciotto. Timonieri famosi, come lo statunitense Lesile Willams sul «Miss Two» che prese parte anche ad una America Cup, o l'equipaggio francese dell'uAndante II» hanno dovuto ritiI rarsi. Una barca maltese si è ro| vesclata c lo skipper e rimasto ferito. In certi tratti della regata, lunga 604 miglia (oltre mille chilometri), il vento soifiava a cento all'ora: il mare era forza sette. «Però — racconta Mario Fogliano — non abbiamo avuto paura. L'unico inconveniente fu che nella seconda notte di gara si ruppe tutto quello che avevamo a bordo, comprese le bottigliette di acqua minerale. Abbiamo dovuto controllare il bere per non giungere a soffrire la sete. La prima burrasca è durata tutta la notte ed è stata forse la più forte. La seconda, dodici ore dopo, ci ha regalato acquazzoni e mare rotto, fastidiosissimo. Forse, per la stanchezza, abbiamo compiuto un errore di rotta passando 30 miglia al largo di Pantelleria ed allungando i cosi il percorso di sessanta mi! glia. La terza tempesta, fra Capo Passero e Malta, ci ha tenuti sveI gli nel finale». Per la fatica, un ragazzo di venI t'anni. Massimo Lampredi, è andato letteralmente in trance. Dap\ prima eseguiva le manovre con | una lentezza da contestatore, poi ! non hu più capito nulla. Dopo un ! giorno e mezzo di sonno in cuccetta, si è risveglialo ilare c tranquillo: molto sorpreso nell'upprendere quanto gli era capitato. La «Middte Sea». per cabinati a vela d'atturi:. parte ila Malta, tocca con rotta sud-ovest Lampedusa, quindi risule a nord verso Paniviì lena, gira intorno alla Sicilia Cd, i attraverso lo stretto di Messina. ' punta nuovamente a sud, su La 1 l'alleila. Vi sono in gara momenti di incomparabile fascino, l'avvistamento dello Stromboli con due crateri In eruzione, da trenta miglia, e il puzzo di zolfo quando si passa sottocosta. Vi sono momenti difficili, soprattutto il passaggio dello Stretto di Messina. Qui correnti di quattro cinque nodi si alternano ogni sei ore nei due sensi, facilitando o bloccando i naviganti. Ricci, vincitore con il Cornei nella «Middle Sea» del 1971, ha dovuto ancorarsi per due ore e andare di bolina stretta per altre quattro prima di superare il tratto. Il ^Gallinaccio» di Zumaglini, si è presentato puntuale alle J5,otf, quando la corrente spìnge in direzione nord-sud. E' stato letteralmente risucchiato dal ma- I re. Ha attraversato velocissimo lo stretto contro vento, passando tra I due petroliere russe, con randa e ' 1 fiocco che fileggiavano. «Sembrava di essere trainati da! una forza invisibile — osserva Mario Poglìano —. Ci siamo spiegati il sorgere di tante leggende imor- I no a questo braccio di mare». «E la vicenda della vostra pie*- i sunta scomparsu, come è alida- ì tu?». ul controlli della gara dj Malta ; sono latti da aerei della Rai. ì i quali a quota altissima sorvolano i punti obbligati e fotografano 1 passaggi. Da quando abbiamo allargato troppo a sud di Lampedusa, per cinque giorni, gli organizzatori ci hanno perso. Noi arrivavamo tardi rispetto alle ore previste e gli aerei se ne erano già andati. Date le burrasche, hanno creduto fossimo finiti male. Alla fine ci ha avvistati il "Nantucket Clipper" che, via radio, ha comunicato a terra la nostra posizione. Noi avevamo solo radio-riceventi». «E' stato duro manovrare nelle tempeste'.'». «No. Siamo abituati a cambiare 11 fiocco anche quando la prua si alza di parecchi metri sull'acqua e poi si tuffa alla Klaus Di Biasi». Nella «Middle Sea Race» gli italiani hanno vinto con il «Genoeffa» del milanese Bianchi, precedendo il «Kerkyra» di Marina Spaccarellt. Al timone di questo «terza classe» si trovava Simulino. Nell'ultimo tratto l'olimpionico di Helsinki ha «recuperato» cinque ore di distacco, nei confronti dei primi. Non e stuto sufficiente. Per quaranta minuti, dopo 160 ore dì navigazione, è risultato secondo. Paolo Bertoldi