Accolte le dimissioni del ministro Tepavac
Accolte le dimissioni del ministro Tepavac La crisi politica in Jugoslavia Accolte le dimissioni del ministro Tepavac L'ex capo della diplomazia appartiene, come altri dimissionari, all'elite intellettuale serba che il presidente Tito accusa di "liberalismo" Belgrado, 1 novembre. Il governo federale jugtislavo ha deciso di « accettare le dimissioni chieste precedentemente dal ministro degli Esteri, Mirko Tepavac ». Le dimissioni di Te- I pavac sono tra le conseguenze della disputa tra il presidente Tito e i dirigenti comunisti del Paese circa la linea politica che la Jugoslavia deve seguire. Tepavac era noto come « liberale », appartenente a quel gruppo cioè che guardava con l'avore ai Paesi occidentali e ad un sistema più decentrato e autonomo all'interno. Secondo fonti informate e secondo gli osservatori più attenti, l'allontanamento del ministro degli Esteri è da collegare strettamente con la crisi che si è venuta a creare nel- a le file del partito comunista della Serbia — la più grande repubblica della Jugoslavia — divenuto bersaglio delle critiche del presidente Tito perché si è opposto agli sforzi intesi a « centralizzare » il partito. Marko Nikezic, presidente del partito serbo ed ex ministro degli Esteri, ha presentato le dimissioni la scorsa settimana. Ha detto un alto funzionario comunista: «Tepavac era un protetto di Nikezic: ambedue facevano parte dell'elite intellettuale della Serbia, favorevole al liberalismo e oppositrice di Tito». , Tepavac succedette, nella I : carica di ministro degli Este- ' ; ri, a Nikezic l'aprile del 1969, j : e giocò un ruolo importante nel processo di normalizzazio- i ne delle relazioni con l'Unione Sovietica a seguito dell'in- j ', vasione della Cecoslovacchia. I rapporti con Tito sono peggiorati quando il capo dello Stato iniziò la campagna contro il liberalismo più spin! to. Nella lettera di nove pagi1 ne che Tito spedì ai funzionari del pc, si legge: «.Voi dob1 biamo assicurare una più rii soluta eliminazione dai ran' giti della Lega dei comunisti degli individui corrotti, degli elementi borghesi, dei fautori della burocrazia indipendente, degli opportunisti e deli i carrieristi». I primi «nemici» 1 del sistema jugoslavo, che ora j si vuole più centralizzato e meno elastico, a cadere sono stati Marko Nikezic e il suo 1 vice, Latinità Perovic. Seguirono Stane Kavcic, primo ministro della Repubblica Slove-' na. Bora Pavlovic. segretario del pc di Belgrado, Slavko ' Milosavlevski, segretario del : pc della Macedonia, e Aleksander N'enadovic, direttore del Politika, il giornale più ' prestigioso della Jugoslavia. A questi si deve aggiungere il leader del partito comunista della Croazia, che ha rassegnato le dimissioni lo scorso anno, imitato da qua; si tutti i funzionari dell'amministrazione provinciale, rei : di aver favorito uno sviluppo v. eccessivamente » autonomo della Repubblica. Gli osservatori politici notano che la campagna lanciata da Tito contro l'« etnarco-liberalismo » e contro l'« arricchimento ingiustificato » presenta alcune caratteristiche di ambiguità. Uno degli interrogativi che è rimasto finora senza una risposta è questo: dove comincia l'arricchimento ingiustificato, tino a che punto è ammesso? E' un problema esaminato a Brioni nel corso dei lavori del presidimi della Lega dei comunisti jugoslavi. tAnsa - Upil j idtcdg
Persone citate: Brioni, Marko Nikezic, Mirko Tepavac, Pavlovic, Perovic
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