Il fiume Ticino verso l' agonia
Il fiume Ticino verso l' agonia Tavola rotonda a Novara Il fiume Ticino verso l' agonia Oltre 500 stabilimenti scaricano nelle acque acidi, veleni e cromo - "Sotto accusa" le fogne di alcune città che inquinano gli affluenti (Dal nostro inviato speciale) I Novara, 27 ottobre. Acque azzurre, gare di canoe, pescatori sulle rive verdissime, voli di aironi, di aquile anitraie. di cicogne: queste le immagini convenzionali del Ticino tuttora ritenuto un fiume quasi puro, spina dorsale di un ambiente intatto da conservare con amore. Ma, dal lago Maggiore alla confluenza nel Po, la situazione e ben diversa. «Un fiume in agonia» è stato detto ieri sera alla tavola rotonda organizzata dal «Lions Club» di Novara, con partecipazione svizzera, sullo stato del Ticino. Gli scarichi di oltre 500 stabilimenti «pericolosi» e di città che sommano un milione e mezzo di abitanti, affluenti carichi di veleni come il Toce, canali schiumosi e intossicati come i navigli, infinite rogge, inquinano il Ticino dalle sue origini, nel massiccio del Gottardo, alle rive del lago Maggiore, al tratto che scorre lento fra Sesto Calende e Pavia. «Collaboriamo tutti a uccidere il fiume», ha detto il relatore svizzero, De Carli. In condizioni più gravi è il Ticino sublacuale, fiume ben diverso da quello che scende dalle Alpi al Verbano; le relazioni Bossi e Fontana hanno chiarito molto bene come il ricambio delle acque del lago sia lentissimo, come il fiume sia alimentato da acque sotterranee a valle di Sesto Calende; senza l'apporto delle falde il Ticino sarebbe un torrentello, prosciugato da tanti canali che prelevano acqua per l'irrigazione. Oltre 200 concerie nei dintorni di Turbigo, prive di qualsiasi impianto di depurazione, forniscono acidi e veleni, prodotti tossici, cromo. Raffinerie, stabilimenti chimici, fabbriche di alimentari, sommano i loro scarichi alle acque nere di una nebulosa di comuni piccoli e grandi affacciati sulle rive. Vigevano versa le sue cloache a cielo aperto nel Ticino. Pavia fa altrettanto in modo meno vistoso. Novara, in attesa dei depuratori, scarica tutto in rogge, canali, torrenti, che attraverso il territorio di Cerano finiscono nel Ticino. Un carico enorme di acir:, alcali, cianuri, fenoli, idrocarburi, germi patogeni, residui di pesticidi diserbanti usati in agricoltura, con l'aggravante delle porcilaie, distruggono la leggenda del fiume pulito. Il professor Giuseppe Romagnoli, ufficiale sanitario del comune di Novara, ha riferito alla tavola rotonda sull'autodepurazione del Ticino, ha parlato della buona volontà degli industriali e sugli impianti di depurazione già realizzati da alcuni stabilimenti. I rimedi. Per ora siamo alle proposte, con poche eccezioni. C'è una visibile incertezza, dovuta alla mancanza di precise norme e di una volontà politica manifesta. Il prefetto di Novara, Villa, aveva firmato lo scorso anno una circolare che praticamente imponeva la depurazione per tutti, fissando i limiti massimi di inquinamento accettabili nelle acque pubbliche. I termini erano severi: entro sei mesi gli scarichi esistenti dovevano essere denunciati, entro due anni dovevano essere regolarizzati. Nessuno avrebbe po-. tuto aprire nuovi scarichi, industriali o domestici, senza autorizzazione del sindaco, subordinata all'impianto di un depuratore. La circolare è rimasta lettera morta. Molti comuni, Novara in testa, non l'hanno fatta propria rilenenendo che non esistessero le condizioni necessarie per attuarne i principi. Mario Fazio
Persone citate: De Carli, Giuseppe Romagnoli, Mario Fazio, Toce, Villa
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