Nixon ha chiesto l'ultimo negoziato Sospesi i bombardamenti su Hanoi

Nixon ha chiesto l'ultimo negoziato Sospesi i bombardamenti su Hanoi Febbrili consultazioni in Usa per la pace nel Vietnam Nixon ha chiesto l'ultimo negoziato Sospesi i bombardamenti su Hanoi Messaggio del Presidente Usa al "premier" nordvietnamita pcr un risolutivo incontro Kissinger-Le Due Tho - Contatti della Casa Bianca con Parigi, Mosca e Pechino - Iniziative di Rogers per una conferenza internazionale - A Londra il ministro Laird conferma il blocco delle incursioni a nord dei 20" parallelo - A Parigi il portavoce di Hanoi dice: "L'accordo è ormai concluso, gli Stati Uniti debbono firmarlo il 51 ottobre" (Da.l nostro corrispondente) New Vork, 27 ottobre. Da ventiquattro ore, la Casa Bianca è al centro di fetitirili iniziative e consultazioni internazionali per la paci; nel Vietnam. Il presidente Nixon lia inviato un messaggio al premier nordvietnamita Pham Van Dong, sollecitando un ultimo, risolutivo negoziato tra Kissinger e Le Due Tho. Nixon ha oggi ricevuto il premier laotiano Sun vainia l'Iloti ma, clic partecipa alle trattative per la normalizzazione in Indocina. Altri messaggi sono slati mandati ai governi francese, sovietico e cinese, sembra con una richiesta di mediazione. Da Saigon, il presidente Thieu s'è messo in contatto con Kissinger dopo due colloqui con l'ambasciatore americano Bunker. Il segretario di Stato Rogers ha interpellato numerose nazioni, a cominciare dalle Quatlro Grandi, per la convocazione di una conferenza internazionale clic garantisca prima l'armistizio. poi la neutralità del SudVietnam. Il Canada Ita annunciato d'essere, pronto a inviare un contingente di 5 mila uomini nella zona smilitarizzata. A Londra, il ministro della Difesa Laird ha confermato ufficialmente che sono stati sospesi tutti i bombardamenti a Nord del ventesimo parallelo, cioè molto al di sotto di Hanoi e Ilaiphong. A Washington, il Pentagono ha aggiunto che ogni incursione viene ora preventivamente autorizzata dalla Casa Bianca. Su consiglio del Capo di Stalo Maggiore dell'esercito, generale Abrams, sono state pero intensificate le torniture militari a Saigon, nella previsione di un armistizio improvviso. Il portavoce del Pentagono, Friedheint. ha sottolineato che le infiltrazioni nemiche in territorio sudvietnamita sono aumentate negli ultimi giorni « per la stessa ragione ». Pare che il Pentagono abbia proclamato lo stato d'emergenza in alcune basi negli Stati Uniti e all'esteti», in particolare quella di Guam nell'Oceano Parilico, nell'eventualità di un immediato rilascio dei prigionieri di guerra. A New York e a Washington l'atmosfera è tesa e confusa insieme, (piasi gli americani non credessero alla pace: continuano atl accavallarsi le ipotesi più contraddittorie. Sugli sviluppi delle ultime ore, la Casa Bianca mantiene assoluto riserbo. Kissinger non s'è più mostrato in pubblico, e il portavoce Ziegler ha rifiutato di fare qualsiasi commento. Nessuna risposi:! sarebbe finora giunta da Hanoi. A Parigi, il portavoce nordvietnamita Nguyen Thanh-le ha insistito che « l'accordo d'armistizio e di pace è ormai concluso, e gli Stali Uniti debbono firmarlo il 31 prossimo». Egli ha detto che « Kissinger e Le Due Tho si incontreranno certamente, ma dopo la firma del trattato ». « Kissinger sostiene che è sorto un equivoco sulle date » ha proseguito il portavoce. « Non è vero. Nixon ha proposto per iscritto il M esattamente . una settimana fa. Gli Stati Uniti accampano " questioni ancora pendenti " perché non vogliono firmare ». Queste divergenze potrebbero far ritardare l'armistizio e la pace. Lo stesso Kissinger ha ieri escluso una conclusione per il 31, lasciata incerta quella per il 7 novembre, data delle elezioni americane, e accennato a un'attesa «di settimane», il che significherebbe novembre inoltrato. - Le « .questioni ancora pendenti» di cui parlano gli americani si riducono in realtà all'ostinato rifiuto di Thieu d'accettare l'accordo. A mille tra deputati e assessori comunali che stamane a Saigon hanno organizzato una manifestazione di simpatia. Thieu ha dichiarato: « Ci sarà la pace solo quando io firmerò un trattato... Qualsiasi accordo tra gli Siali Uniti e il Nordvietnam e un loro affare... Noi non acconsentiamo a nulla, e l'unico armistizio che avrà luogo sarà quello approvato da noi ». Queste affermazioni negative sono state temperate in qualche modo da un comunicato successivo, così concepito: « La repubblica del Vietnam è disposta ad aderire all'armistizio, ma non ad un compromesso politico che viola la volontà e gli interessi di 17 milioni e mezzo di persone ». La resistenza di Thieu, tuttavia, non può essere eterna: con un implicito monito, Kissinger ha ieri proclamato che « gli Stati Uniti non saranno sviati dalla strada della pace ». Kissinger ha anche ammonito Hanoi a non tentare di « ingenerare panico » nei negoziati. Se la fine della guerra vietnamita non è dunque « sull'uscio », come scrive la Washington Post slamane, è senza dubbio « dietro l'angolo ». In un comizio elettorale a Huntington, nella Virginia, il presidente Nixon s'è mostra- 7 . e o e i . a l to ieri sera molto ottimista. « Stiamo pcr raggiungere una pace onorevole senza resa », ha detto. « Rimangono difficoltà da superare, ma credo che le supereremo... Da una situazione disperata, siamo passati a una situazione piena di speranza ». A differenza degli anni scorsi, non solo gli Stati Uniti, ma anche il Nord Vietnam manifesta buona volontà. Ha osservato il New York Times che esso ha fat-, to tre grosse concessioni a Nixon: ha rinunciato a chiedere la testa di Thieu, a formare un governo tripartito di transizione durante la fase armistiziale, e a legare la cessazione delle ostilità ad una formula politica. V'è inoltre il « mago » Kissinger, «questo storico che fa la storia», come ha commentato il Daily News. Ha la capacità di risolvere i problemi più gravi, ed egli potrebbe rimettersi in viaggio già stasera, o domani. Nella conferenza stampa di ieri, Kissinger ha affermato che questa « vicenda di pace terrà occupati gli storici per decenni ». Essa è incominciata il 19 gennaio del 1969, all'apertura dei negoziati « allargati » di Parigi, col ritiro del presidente Johnson e l'avvento di Richard Nixon. Per tre anni, s'è trascinata stancamente nelle riunioni pubbliche settimanali, e in quelle segrete tra Kissinger e Le Due Tho. Poi, lo scorso maggio, ha preso slancio. James Reston, sul New York Times, ha riassunto i retroscena. « Quattro decisioni ruppero l'impasse: Quelle di Nixon di bombarda re il Nordvietnam coi B 52. a- i le superfortezze volanti, e di istituire il blocco navale: quella ancora di Nixon di ritirare tutte le truppe dall'Indocina previo l'armistizio e previa la liberazione dei prigionieri di guerra: quella di Mosca e di- Pechino di tollerare la escalation del conflitto da parte americana, e di mediare in cambio dei " vertici ": quella di Hanoi di abbandonare la linea dei " falchi " del Politburo, dopo l'insuccesso dell'invasione in Sudvietnam ». Fino allo scorso maggio, Kissinger s'era incontrato tredici volte con Le Due Tho o con Xuan Thuy. Da allora s'è incontrato altre sette volte. Egli ha affermato, e Xuan Thuy lo ha confermato, che all'incontro decisivo, iniziatosi l'8 ottobre, furono i nordvietnamiti a proporre il «pacchetto » di pace. « Lavorammo per quattro giorni, talvolta sedici ore al giorno » ha detto Kissinger. « Andavamo così in fretta che i traduttori non riuscivano a preparare a tempo i testi ufficiali. Ci mancava il tempo di informare Saigon nei dettagli ». Ha aggiunto Xuan Thuy: « Alla fine restavano due punti controversi. Kissinger tornò a Washington, poi si fermò da me, a Parigi, di passaggio per il Sudvietnam. Decidemmo allora di accettare il punto di vista americano: limitazione nelle forniture militari dopo l'armistizio e liberazione incondizionati dei prigionieri di guerra. Il presidente Nixon mandò un messaggio personale al nostro premier Pham Van Dong, ad Hanoi, ponendo alcuni quesiti, a cui noi rispondemmo quattro giorni dopo, il 22 ottobre ». Ennio Caretto e e r r i ! a n e i i o o o , e a M a o e o 'nffOABiì{fff()L ì Saigon. Il presidente Van Thieu, a destra in primo piano, durante una manifestazione a sostegno della sua politica (Ap)