Grecia, la grande galera di Andrea Barbato

Grecia, la grande galera POCHI SONO IN CARCERE, TUTTI SORVEGLIATI SPECIALI Grecia, la grande galera Anche i colonnelli celebrano un 28 di ottobre che, paradossalmente, è una ricorrenza antifascista: rievoca infatti il no di Atene all'ultimatum di Mussolini - L'ordine nel paese regna dovunque; ma l'inflazione è impetuosa, il regime agitato da rivalità profonde, la crisi di Cipro si aggrava - E' proprio questa incertezza a rendere più aspre le persecuzioni: una rete di spie fa temere agli oppositori la tortura preventiva e la perdita del lavoro (Dal nostro inviato speciale) Alene, ottobre. Anche la Grecia ricorda un ventotto di ottobre, e come ogni anno celebra questo giorno con bandiere, sfilate, discorsi. E' una coincidenza, doppiamente paradossale: prima di tutto perché la data è divenuta in Grecia una ricorrenza antifascista (il no di Atene, all'ultimatum di Mussolini): e poi perché ciò avviene in un pucse che, malgrado tutte le differenze tecniche dal fascismo pia volle elencate dagli storici del colpo di Stato del '67 (per esempio, la mancanza di consenso e di adesione collettiva), rimane ancor oggi la nazione europea che più si avvicina al modello di regime fascista del passato, con le deportazioni, le torture, i tribunali speciali, il prepotere militare, l'intimidazione, la censura, la corruzione, la persecuzione delle idee. Anzi, con il passare degli anni la somiglianza si precisa, perché la dittai ara si nutre ora anche di complicità esterne, di tolleranze internazionali, del torpore c della rassegnazione popolare, delle lacerazioni fra gli oppositori, del discredilo della vecchia classe politica. Tanti turisti Giorgio Papadopoulos avrà buon giuoco a celebrare in Salonicco un 28 ottobre festoso e marziale: l'ordine regna dovunque, due milioni di turisti si sono conlesi quest'estate le spiagge greche, qualche aumento salariale cerca di tener dietro alla corsa dei prezzi, i giornali elogiano, la Resistenza tace. Dunque, la Grecia dorme sotto la dittatura? Ad ascoltare altre voci, con più attenzione, si scoprono altri dati. L'inflazione e impetuosa, il regime è agitalo da rivalità profonde, la crisi di Cipro s'aggrava. Dai moli del Pireo sono emigrati 350 mila operai: armatori e industriali devono reclutare lavoratori in Somalia, in Eliopia e nel Libano. Sono bastati due articoli pubblicati da Curus Sulzberger sul New York Times pochi giorni fa per far sperare ai greci che l'America sia stanca dei colonnelli, e s'^a. decidendo la fine della Giunta. Dal nuovo carcere di Atene, come davanti ai giudici in divisa verdeoliva delle corti marziali, le. testimonianze dei detenuti denunciano sevizie di ogni tipo. L'eco di qualche bomba c di qualche manifestazione scuote la calma di Alene. I giornali sfidano i ricatti economici, traducen do articoli stranieri che criticano il rcQime. I dittatori greci vivono alla giornata, malsicuri dei loro domani: ed è proprio quest'incertezza a. rendere più aspre le persecuzioni, sotto l'apparenza dell'ordine. Ufficialmente, i prigionieri sono ormai pochi. Per l'esattezza, sono 334, fra i quali ventitré donne, e trentacinque condannali all'ergastolo. Una sola pena di morte, sia pure sospesa, per il prigioniero più celebre. Alcssan dro . Panagulls. Sono cifre fornite poco tempo fa dal ministro della Giustizia Angelos Tsukalas in persona: si premurò anche di aggiungere che le condizioni dei prigionieri stavano velocemente migliorando, perché erano stati trasferiti quasi tutti nel carcere di Korydallos. al Pireo, dove un terzo piano abbastanza moderno è riservato ai « nemici del regime. », mentre il primo e il secondo sono affol lati di criminali comuni. Prigioni moderne Prigioni nuove, disse. Tsu kalas, sono in costruzione a Creta, a Salonicco e a Patrasso, andando a rimpiaz zare le sbrecciale fortezze ottomane e medioevali che ancora rinchiudono prigionieri a Corfù. nell'isola di Egina. a Calcidc ncll'Enbea. ad Alicnrnasso, a Trikkala. Quelle dichiarazioni del ministro tacevano parte d'un costante sforzo del regime per apparire più rispettabile e legalitario, cancellando i nomi più simbolici della prima repressione: trasferì ta la sede degli interrogatori dalla celebre via Bubulinas, chiuso il carcere di Averoff, spopolale le isole di contino di Yaros e di Leros. E non solo le prigioni, ma anche gli uomini più compromessi, quelli denunciati dagli organismi europei, sono stati messi al riparo in altri incarichi; e i detenuti più famosi escono dal carcere uno dopo l'altro. Il regime non vuole carcerati illustri e scomodi, e possiede ormai mezzi più efficaci e raffinali'di controllo e dì intimidazione, come vedremo. Anche se le cifre ufficiali peccheranno di qualche ottimismo, nessuno in Grecia pensa che i prigionieri politici siano davvero molli di più. Gli anni degli arresti di massa, quando nelle celle e nei campi di segregazione c'erano non meno di trentamila detenuti, sono finiti. Le documentate accuse internazionali hanno avuto un certo peso, c più ancora ne ha avuto il Umore che quelle prigioni r quei campi si tras formassero nelle centrali incontrollabili della Resistenza. Ma il motivo più importali te è un. altro: ed è che in questi anni la. Grecia intera si c trasformata in una prigione, nella quale gli antichi oppositori possono anche muoversi senza danneggiare il regime e senza la possìbi Ulà di evasione. Mikis Theodorakis. da Parigi, può perfino pensare, di ritornare: Manolis Glezos. l'uomo che strappò In sua- | slica. dal Partenone, s'e visto condonare il confino, e il regime lo diffama facendo circolare la voce d'un suo tetro pessimismo sulla possibilità di rovesciare la dittatura; Ilias llìou ha avuto il. permesso di tornare in patria dopo una lunga convalescenza in Crimea, e oggi passeggia solitario e invecchiato fra i caffé della via Venizclos; il generale Giorgio Jordanidis ha avuto la pena sospesa perché e malato; i due leaders dei partiti di oppo sizione, Panaiotis Kanellopoulos dei radicali di destra e Giorgio Mavros dell'Unione di centro, sono a casa, ri cevono visite, esercitano una modesta e cauta attività politica: l'ex ministro centrista Giovanni Zigdis, che era stato condannalo a quattro anni di carcere per aver chiesto un governo di unita nazionale, è liscilo qualcìic mese fa perché la siiti salute è preoccupante. Guerra ai martiri Per loro e per gli altri rilasciati vale l'astuto atteggiamento del regime: fuori dal carcere non si trasformeranno in martiri, si scontreranno in formazioni politiche disorganizzate e rivali, saranno circondati dallo scetticismo popolare verso gli. uomini politici che non seppero difendere la democrazia e ora non sanno organizzare l'opposizione. [.a loro libertà, del resto, è un prezzo che la Giunta può pagare senza gravi rischi. Gli uomini che escono dalle celle vanno ad aggiungersi a quell'enorme popola zione di sorvegliali speciali che formano l'intera élite intcllcttualc. operaia e studentesca della Grecia. Non li perdono di vista un momento. C"c una relè di spie e, di informatori nella sola Atene che si valuta a decine di migliaia di persone. Giornalai, portinai, bottegai, sfaccendati, ricevono un compenso fisso di mille dracme al mese per i loro servigi. Chi compra Vima oppure Nea. i giornali più tiepidi verso il regime, e segnalato alla polizia locale. Non è raro il caso di retate improvvise in un cinema, con arre sti dimostrativi. Ascoltare le radio estere in lingua greca e un rischio grave. Non c'è uomo rappresentativo che tion abbia una macchina che lo segua ovunque, e spesso un piantone alla porta. Il telefono suona a vuoto nella notte, in segno dì avvertimento e di minaccia: e du rantc il giorno le linee sono intasate dai controlli e dalle registrazioni. Perdere il permesso di lavoro è facile. I giornali più inquieti sono assediati da sanzioni economiche: e basta un articolo poco gradi to perché una telefonala ricòrdi che .lohn Home, il direttore f/c/rAlliens News, è slato condannato a sci mesi di carcere per un titolo che non piacque ai colonnelli, c che /'Ethnos è stalo chiuso nell'aprile del 1970 e il suo direttore e proprietario. Rosta Kiriazis. è uscito dal carcere dopo più di un anno ca- lieo di debili c senza lavoro. Diffondere la paura, e il discredito e il metodo oggi più efficace, ed è ramificato nei quartieri e nei palazzoni poveri della periferia. Quando la libreria « Neoi Stokoi » espone libri di Trockij e della Luxemburg, sono gli agenti in borghese a rompere a sassate le vetrine. Non. è tanto impattante che le spie e gl'informatori siano sessanta o centomila; è più importante che tutti ne siano convinti, e temano la tortura preventiva, l'arresto senza accusa, la perdita dd lavoro. Se anche i prigionieri sono davvero tanti quanti ne confessa, il ministro della Giustizia, la popolazione carceraria è mobile e mutevole, e passare nelle camere dell'Asfalia. del Kyo o della Gendarmeria non è un'esperienza rara. Se il regime governa or mai di preferenza con la paura, questo non vuol dire che abbia rinunciato ai metodi più crudeli e sbrigativi. L'imponente documentazione che ha raggiunto da tempo l'opinione pubblica europea sulle torture, non è diventata meno dolorosa solo perché i prigionieri sono diminuiti o perché il regime greco si è coresolidato. Le unghie strappate, le scariche elettriche, le false fucilazioni, la « falanga » Ile percosse sulle piante dei piedi i, i detersivi versati in nocca e negli occhi, sono pratiche passate intatte dal le prigioni ottomane ai caiceri di cemento armato. Quando Nial McDermolt, il segretario generale della commissione iniernazionalc dei giuristi, ha visitato pochi giorni fa i deportati di Thermos, un villaggio del Nord, ha raccolto dati penosi. Vi erano stati spediti sette confinati, sotto la vaga accusa d'aver dato vita a due società culturali, il «Movimento europeo greco» e la. « Società di sludi dei problemi ellenici ». I due sodalizi svolgevano un lavoro intellettuale e politico, certamente inviso al regime: un loro ospite, lo scrittore tedesco GUnter Gra-.i, aveva parlato, in una conferenza, di prigionieri atrocemente torturati. Senza dottori II professor Giovanni Pezmagoglu e altri sette dirigenti erano stati deportali senza processo, con un semplice provvedimento amministrativo, in remoti villaggi. Non potevano ricevere visite, né parlare con gli abitanti del villaggio. Alcuni di loro, malati, non potevanovedere un dottore. « Non ac-cadeva nemmeno nell'Italiadi Mussolini ». ha scrittoìoDÉ7hermols nZ 7 cerioil solo villaggio di depor-lati. La polizia interroga e sevizia, le corti marziali condannano. A contraddire la lattica della facciata rispettabile, alcuni uomini noti dogni parte politica restano in carcere. Il caso più penoso e forse quello del socialista Charalumbos Proto pap'pas, "he ha ottennio solo d'essere trasferito in. una camera senza finestre, la vecchia sala mortuaria d'un, cadente ospedale dì Stato. Nelle celle dell'Esa di via Euzones viene portalo spesso dal carcere di Korydallos, per essere interrogato, il, tenente colonnello Annstassios Minis. E' un pilota e paracadutista con molle medaglie, eroe della ballaglia di Creta e di El Alamela, ed e accusalo d'aver lanciato bombe contro auto e ambasciate. Non ha mai unito un processo, non. ha. mai vislo un avvocato. I .suo! compagni dì prigionia sanno che è stato torturato per 72 giorni consecutivi, iu (imiti- stesse celle dove si trova, ora Slalhis Pnnagulis e tursr anche Lorna Briffa. Il capo dell'Esa, fino a. qualche lampo fa. era il maggiore Theofilo lannakos, che sul Involo del suo ufficio arrivi una foto con dedica dell'onorevole De Lorenzo: ora r stato sostituito dal maggiorr Ilndzizis, il cui nome figura in una. lettera stampata tra gli atti ufficiali del Congresso americano, e in cui Alessandro Pnnagulis lo accusa d'avergli inserito un pezzo di metallo nell'uretere. Un'antica madre Cambiano i nomi dei carcerieri, ma non cambia, la condizione dei detenuti. Ufficialmente, non esistono prigionieri politici, ma solo attentatori della sicurezza, dello Sialo: r. nessuna amnistia, e possibile se non, per i reali comuni, cosi come nessun ricorso si può avanzare contro le corti marziali. L'opposizione al regime è soffocata, fra il timore e l'impotenza di. chi e libero e le sofferenze di chi è prigioniero. Forse il personaggio più commovente, fra i professori, i giornalisti e i politici che abbiamo incontralo, rimane la madre di Alessandro e Slathis Panagulls, Athena. che se ne torna quasi ogni giorno nella sua casa di alitarla, riportando la. sporici di panni p di giacche che avrebbe voluto lasciare, ai figli (uno a Boijat't. l'altro all'E sa) e che i carcerieri ìp hanno rifiutato con sarcasmo. La. cronaca, degli arresti e delle sevizie, come quella delle speranze dì resistenza, p lunga, e dovremo completarla, con tutte le sue implicazioni politiche. Quasi ogni giorno dell'anno, continua a chiudersi dietro un nuovo arrestato la porta di un carcere, dentro quel più vasto carcere che si chioma Grecia. Andrea Barbato Alene, li primo ministro e reggente Papadopoulos al ballo degli « Euzoni » durante una festività pubblica (Telefoto Ap)