Mai tacere di Giovanni Arpino

Mai tacere SCRITTORI IN PUBBLICO Mai tacere Suggerisce un aforisma di Jose Bcrgamin: « La prima cosa per fare musica e non fare rumore». Ripariamoci subito alle spalle di questa sentenza, arbusto raro nella palude di certa cultura 'l'oggi, che vive e ramifica all'insegna duna nuovissima cupidigia di presenzialismo, c cioè di solo rumore. Provi a sfogliare un quotidiano, le pagine appiccicose d'un ebdomadario, a porgere orecchio a qualche trasmissio¬ ne radiofonica: il verbosissimo dilagare di pattuglie intellettuali non li dà tregua. liceo il grinzoso romanziere che nello spazio di tre giorni e altrettanti interventi dice la sua sulla polluzione, sul «settembre nero* e sull'inizio dell'anno scolastico. Ecco il saggista che partecipa a quattro tavole rotonde, sulla disfunzione del regime carcerario, sul linguaggio dei fumetti, la civiltà dei poster; e la ricerca dei cibi genuini. Ecco aliri intellettuali che in un gioco d'andata c ritorno si intervistano con reciproco gaudio e seriosità, scambiandosi giudizi e nuove certezze umane in un'aura demiurgica. L'importante è esser presenti, comunque c ovunque ti chiamino, superando ogni diritto di scelta o pudore, O interesse autentico o curiosila personale. Ciò clic fu salotto (i circolo — pur vivo Ira dilaniami pettegolezzi — ora è magnetofono in funzione perenne, con un nastro che do vrebbe incidere e perpetuare vaniloqui e presuntuose irritabilità di giudizio, l'ino ad incarnarsi, con cipria telegenica, negli atteggiamenti d'un manichino che mostra calzoni e giacchette laglìa «59 mezzoforte» o «^2 lungo», ove il talento accetta pubblicitarie veli/ioni di bicipiti e addomi. Il ciclo presenziaiistico si chiude inneggiando alla propi ia immarccscibilita. E' difficile tacere, oggi. Ancor più diflicile dire: « Non so. Non ini riguarda ». E pressoché impossibile defilarsi rispclto alle esche che il mondo dell'informazione e delle immagini gettano avanti. Ma se non possiedi forza di rifiuto, come produrrai musica? Come scamperai al rumore altrui c tuo? Non è tamo l'ascientificità dri dialoghi che ridicolizza questa nuova forma ili impegno, quanto la prosopopea di partenza. Convinto di potere e dover sparlile a chissà quale uditorio le briciole della sua saggezza, l'intellettuale d'appoggio è sempre il cono, mai il gelalo. Accetta, accorre, discute, ma risulia «consumato» nel giro d'un paragrafo scinto n di pochi minuti-secondi radiofonici. Esausto, pacificato, egli dovrebbe tornare al suo normale lavoro — fatto di ascolli, di filtri, dubbi c private reticenze — ma non è più in grado di esercitarlo con onestà, tronfio com'è |ier I ingorgo di [«.noie iu cui si è la scialo andare. Nella giungla dei dialoghi contemporanei?ha cipresso II suo cinguettio, il suo boi boi igniti, il suo fischio, senza avvertire che il concerto grosso è lien altro. Rileggo con commosso diletto una letterina di Palazzeschi, di due anni fa. Diceva: « ... mi coglia pei donare, se ho tardalo a mandarle la mia inutile risposta, r per me con dispiacere vivissimo, ma pur troppo non sono più m condizione di prendere ah un un pegno giin che non inno più io clic mi (ornando, lavoro ani ora ma non so lo quando, e *olo a mio risi Ilio e peri colo, ma risi Ilio e pencolo con eli altri sono temerari e non ammessi. Peccato, perche fare qualche casa c on lei sarebbe stalo addirittura ambizioso per me oltre che caro. Unon lavoro r tulli i mici auguri per la 'ita bella e gentile giovinezza... ». L'avevo invitato a collaborare ad una piccola antologia di racconti per ragazzi; e da allora Palazzeschi ha scrino ancora due romanzi, molte poesie. Ma aveva ed ha il pu dorè di non esporsi, non prò mettere, non coinvolgere né lasciarsi coinvolgere. Chi altro — e senza tetràggine, binili teso — scriverebbe oggi una simile Icllrra? Il rumore dei commenti e degli interventi, sempre sba giiui. è diventato torbida smania: dietro ad un argomentino che può sembrale lepre in fusi voInfolazigrl'ucllafacocopomvedlupdepvebsupnil pdtipadatecupvnnfcssrdtmvbcldsmdgtltmttlasag fuga ed invece e solo coniglio, si lanciano mute tli cani onnivori, latranti e alTamatissiuii. In quella lèpre o coniglio affonderanno sì e no un molare: ina non importa, l'essenziale è elle risultino li, nel gruppo, inolili a testimoniare l'uno dell'altro «io c'era». E così la pagina tli poesia clic dovrebbe riempite i fogli lasciati bianchi dalla storia, si fa più rara, e quando c'è eccola accolla dispettosamente come un ingombro, un inciampo caduto per ostacolare le famose corse di comtncnto-intervento. Chi ama lacere e quindi vivere lo spazio (Elisi o luna o orlo) affidatogli c lì provare se stesso, già è consideralo eccentrico, asociale, di poca tede. Vituperose vecchiezze e gioventù comandate da una labiale ferocia corrono dunque su tutte le piste, distillando pensieri che non aggiungono nulla agli argini necessari per il mondo, anzi li sbriciolano pietra dopo pietra. Battaglie di parole sconvolgono concetti ben stabiliti, siano cinesii un preciso impegno culturale o antifascismo o propensione pedagogica o indirizzo poetico. Non so, non c'ero, e se c'ero anziché dormite non mi interessavo: ecco quanto ci piacerebbe seni ir dire, almeno una volta al mese, dai tanti papaveri d'una cultura che divora se stessa nel terrore tli non rappresentare più una li nca portante. Basta una telefonata, un incontro casuale al caffè, e tulli accettano l'ennesima proposta. Invitato a discutere di malia, di guerriglieri, di cibi sofisticati, di stupidaggini sessuali, l'intellettuale talvolta osa ribattere: «Scusi, ma c un problema clic ini trova profano ». E qui deve su birc la maggior lusinga. « Ma come, proprio un profano della sua statura, del suo spirilo, del suo nome, ci è indispensabile, (ili specialisti ti abbiamo già. Ver favore, non dica di no... d. Il sensibile uomo è già vinto, non può certo sottrarre la propria sostanza all'esame di un problema collettivo, che turba i popoli c commuove le onde hertziane. In tal modo, anziché far teatro o romanzo o critica di tc.tiro e ili romanzo, si invelila un nuovo genere. Presto avremo le antologie del presenzialismo applicato e comparalo, grazie a studiosi clic all'abilità dialettica uniscono le conoscenze dei nastri magnetici e dell'annessa forbice. Parlare per parlare, c parlare (omc forma di vita o di sopravvivenza: la spirale babelica è fumo, lo sospettano tutti, ma inebria, placa nel «Paese dei dottori ». Proprio perché ira tanti stilemi c fonemi, runica parola seria, netta, che potrebbe creare differenze ed intoppi, è stala eliminala, l.a parola « no », preludio a tutl'altra musica. Giovanni Arpino

Persone citate: Ilio, Jose Bcrgamin, Palazzeschi