È di nuovo sol levante di Michele Tito

È di nuovo sol levante COME TOKIO È GIUNTA ALLA SVOLTA ASIATICA È di nuovo sol levante I novatori chiedevano legami con la Cina per mettere in crisi il sistema: ora devono applaudire un pellegrinaggio a Pechino che viene definito "ritorno alle origini" - L'uomo più ammirato è lo scrittore Mishima, suicida in nome del passato; solo i comunisti non hanno nostalgie, ma sono appena 300 mila - "In Giappone, ogni volta che cambiamo, è per tornare al Giappone" i Dal nostro inviato speciale) . Tokio, ottobre. Chiedevano il « ritorno al la Cina » per « svergognare il sistema» r uscire rial mondo fendale. Lo chiedevano per vincere Ir « timidezze del cuore » dir lanno dei giapponesi, come dicono le sinistre, nomini r donne docili e franali nel « giardino della produzione » come una volta erano soggetti fedeli Ano alla morie all'imperatore, d'origine divina. Adesso devono applaudire a un «pellegrinaggio a Pechino » che si chiama « ritorno alle origini ». Già presentendo la sconfitta, ali uomini delle éhres innovatrici ripetono i sondaggi tra gli studenti della contestazione: cercano di capire, e sempre più chiara è la. risposta: l'uomo del Giappone moderno più ammirato è lo scrittore Mishima. Il tempo antico Non per quello che egli ha scritto, ma per quello che ha compiuto: « Voleva il suo mondo e, min avendolo, si è ucciso ». Mishima rimpiangeva il Giappone antico dei signori feudali e dei samurai, aveva nostalgia del Giappone chiuso in se stesso. « il Giappone di legno e eli lacca che non indietreggia dinanz.i al ferro e al carbone » dei suoi sentimenti inalterabili, delle sue dedizioni, assolute, della sua. capacita di non familiare mai. Un anno la lece ha rakiri. tagliandosi il ventre dinanzi a una folla silenziosa; e il giorno prima aveva dello: «Ora sono solo, poi mi ammireranno anche i miei nemici ». Un anno la erano pensieri assunti, oggi invano gli uomini delle elit.es ripetono: « Siamo nel ventesimo secolo, siate coerenti se volete che il sistema cambi ». C'è invece, nel governo di Tana* ka, il governo nato per il ritorno alla Cina, il signor Osanni Inaba, ministro del l'Educazione nazionale, che si reca alle sedute del Consiglio dei ministri indossando il costume tradizionale e dice ogni volta: « Dieci anni, dieci anni al massimo, poi tutti vestiranno come me ii. -Dapprima era solo: ora lo hanno accollo ad Okinaira, mentre gli ultimi soldati americani lasciavano la base, con gli abili, i fiori c gli inni del tempo antico. Le ragazze cantavano « L'uccellino nella gabbia », il lamento di chi vorrebbe fare qualcosa e non osa per timore degli altri: « Se fossi un uccellino coraggioso sarei andato da lui, ma temo gli altri, e sono triste». «Chi dobbiamo temere? — do mandava Osanni Inaba — Cambieremo le cose per lor- nare alle fonti, per essere noi stessi ». Il « sogno cinese » per sconfiggere il sistema porta al risveglio dei sentimenti antichi: « Dopo la guerra e la disfatta — ha detto Inaba in una conferenza a Parigi — il Giappone ha dovuto negaTe le qualità tradizionali dei giapponesi: la tenerezza e la dolcezza». « Egoisti e pessimisti » sono diventati gli uomini che parlano il uscire dal sistema, gli nomini « che vorrebbero farci vivere con l'anima degli altri ». Negli ospedali Avevano sognato il ritorno alla Cina per liberare il Giappone dalla « malattia, del commercio ». e si sentono dire dal ministro: « I giapponesi non pensano pivi che al commercio, diventa no inquietanti e odiosi per tutti. Sono egoisti e pessimisti. Bisogna cambiare tutto ciò: ora dobbiamo insistere sulla formazione morale e fisica, cercare un equi librio tra l'intellettualità e la spiritualità». Era la ver chia richiesta, l'annoso prò blcnia posto da coloro che vogliono un nuovo Giappo ne. Ma il ministro ha i suoi pumi: « Bisognerà portare i bambini rielle scuole elementari a visitare i malati negli ospedali: «osi si seuliranno felici d'essere in huona salute e saranno riconoscenti verso la famiglia e la società ». Quest'ali Imi no i bimbi delle scuole, nelle loro uniformi bianche e blu. sono in fila dinanzi agli ospedali, ai manicomi, ai cimiteri, ascoltano gl'insegnanti che narrano dei mali altrui r dicono loro: «Collie siete for luna!:, c'è chi pensa a voi ». Invano ali uomini delle elites illuminate protestano, invano affermano che que. sto è un nuovo tuorlo di applicare una famosa legge h sui pensieri pericolosi », la trave clic proibiva, nel 1925, le critiche e le opposizioni al sistema. Sono ni carcere o espulsi dalle università ria tremila a cinquemila studenti, che negli scorsi anni guidavano In contestazione e rivendicavano il ritorno alla Cina perché ci tosse nel Giappone più libertà, « più scienza e meno pratica ». e meno durezza nella selezione dei dirigenti delle aziende, che de cono venire ria una buona università, devono essere «aggressivi» e devono ave- a o , a, o re « buoni pensieri ». Ora c'è il ritorno alla Cina e Inaba dice, che nelle università viene data troppa importanza, alle ii conoscenze », cioè alla ricerca pura; e i professori, gli uomini che hanno animato l'opposizione ai governi del « sistema » e lianno teorizzato il ritorno alla Cina, perdono il privilegio dell'indipendenza e delia sicurezza: « In ogni uomo c'è un lato buono e un. lato cattivo, troppe garanzie, non sviluppano il lato buono. Un deputato deve essere rieletto periodicamente, occorre una riforma che ridarà il periodo d'insegnamento dei professori ». « Non è questione — aggiunge Inaba — di limitare la libertà di ricerca dei professori. Ma non posso ammettere ima tendenza troppo fortemente ideologica nell'università ». « E' questa — irride il partito comuni sta, filosovietico — la liberta che sognavate umiliandovi dinanzi alta Cina? »: ma il partito comunista ha una lunga storia di errori confessati e ripetuti. Non. è nato dalle tensioni del Giappone; è stato creato dall'esterno, i primi leariers formatisi a Neiv York, i nuovi dirigenti fedeli, a Mosca; e. come una forza clandestina, celebra il cinquantenario della fondazione « nelle cala combe della vergogna». «Siamo i soli senza nostalgie -— dice Bandiera rossa. ;/ giornaie del partito - siamo i soli, noi soli possiamo cambiare il Giappone ». Ma sono pochi, trecentomila, e « non suranno mai forti, non au incuteranno mai ». Soli non vogliono il ritorno alla Cina, soli resistono alla suggestione del ritorno alle origini; si vantano d'esser diventali «un problema di coscienza » per i giapponesi, gli altri dicono che sono « un problema e basta ». cAvevano capito Oro gl'innovatori, le sini strr. i professori, gl'intellettuali cercano di capire come possa accadere che la via della Cina minacci di restituire il Giappone al passato l grandi del padronato ave vano tutto capito e previsto; e mentre i professori crede vano di mettere in crisi il sistema col ritorno alla Cina, gli uomini del sistema guardavano alla Cina per orga aizzare la difesa. « Vedete cos'è accaduto: il mondo si è diviso, il Giappone ha percorso molte strade, si sforza di trovare una nuova vita. Invece l'Occidente «'un 1 suoi metodi moderni e i suoi miti dichiara fallimento: nelle u inversi!a gli economista si sono arresi: liberisti o marxi sti, tulli coloro che ragiona no di economia eli tipo orci dentale, hanno rinunciato, tutti dicono che non hanno suggerimenti da dare ». 1 professori nelle univa sita e i libri e le riviste archeggiano un unico lamento: le nostre legai non hanno valore in Giappone. Il Giappo ne correva, produceva ed esportava e. consumava, e sembrava che la scelta deiOccidente « moderno ed efficiente » fosse alla base di tutto; quando l'Occidente ha avuto mura del Giappone, anche la scelta della « via moderna » è stata messa indubbio. Ora tutti, dal primo ministro Tanaka atta balle rina Mikito Tsuiama, cui diciassette anni fa fu proibito di recarsi in Cimi pena l'esilio e che ora è divenuta un eroe nazionale, ripetono le parole di un unico rifiuto: « L'Occidente ha paura di noi. non ci accetta ». Lo Yomiuri aggiunge: « Quando si dice questo si dice una cosa precisa: è inutile cercare d'essere ciò che non si può essere ». Arte inaridita , o l'anno un bilancio, che è la condanna delle illusioni di cambiare il sistema in nome del Giappone moderno. Passano in rassegna i pittori nelle duecento gallerie di To kio e concludono: « Si dividono in due categorie: una è fatta di gente che imita all'infinito, in una nostalgia senza, sentimento, i classici antichi; un'altra conosce l'arte occidentale e la pratica, ed è brutta, senza vita e senza idee: su questa strada l'arte giapponese non produce niente ». Passano in rassegna gli scrittori: ricordano Mishima e dicono: « C'è solo lui, ma era l'ultimo riel tempo antico »; parlano della fine della letteratura, romanzo, racconto, poesia: « Il mito dell'Occidente ci ha inaridi to ». Partano del cinema e dei registi che hanno cercato di raccontare della vita d'oggi e dei problemi d'un Giappone simile agli altri Paesi occidentali: «Chiudono le case di produzione, i registi cambiano mestiere, gli attori cercano lavoro: il tempo moderno riel Giappone non è il tempo moderno dell'Occidente ». Le. folle si re crino ad assistere ai film che narrano dei samurai e dei riomiyn. e grandi signori an tichi: i protagonisti parlano del i« ghiri ». la reciproca obbligazione morale, e delia «t'elice trinità» di subordina zione. solidarietà di gruppo e rifiato dell'emulazione, le cose per cui si fanno rinunce, magari si muore Non hanno più nell'Occidente il loro modello, cadrà l'illusione di cambiare il sistema rendendolo simile alle democrazie occidentali; pensano adesso all'Asia e al suo modo di vita SuU'Asahi seri voiio: « Cosa abbiamo fallo?. Siamo stati vicini all'Europa e all'America. Ci siamo tatti odiare in Asia», e ricordano ciò che diceva Fukusawa Yukichi. lu scrittore uvdilsvrclazmaprgdlcrstdn una volta più amato dai gio vani: « Viviamo una frage dia. Il nostro Paese si trova in Asia, è molto vicino al l'Asia orientale, ma il nostro spirito è fuori dell'Asia, sta volando verso la cultura europea ». Non può più essere cosi: « Illudendoci di far volare lo spirito fuori dell'Asia, abbiamo trattato da coloniz zatori i Paesi asiatici, ci siamo creati una vita tori uosa, abbiamo avuto in Asia rapporti schiacciati » . Il presidente del Keindaren. il grande padronato che governa sul governo, parla di un'economia nuova fonda la su. una « Panca dell'Asia » come l'economia giapponese risale, tutta, finanziata quasi senza limiti attraverso istituti intermedi, alla Banca del Giappone: «i Lo faremo non per il commercio, non per l'economia; sbagliano quando dicono che siamo un i popolo materialista: non siamo come l'Occidente. Lo fa- \ remo per 1 ornare ari essere noi stessi, e noi siamo in Asia ». Ora. eoi ritorno alla Cina. I le settecento maggiori im prese del Parse rilanciano. J tutte insieme. In pratica del « consenso »: i dirigenti massimi chiedono per ogni decisione l'approvazione 'tri dirigenti minori, e i dirigenti minori chiedono l'appio razione dei dipendenti: e il vecchio sistema della « vita organizzata insieme» che già lo Shogun, ;/ Pruno Mini stro. praticava oltre un se colo tu. quando si trattava di decidere rosa fare dinanzi alle minacce delle flotte occidentali che volevano i porti aperti m Giappone. E' un processo che « din de e ad dor in e a U. » e clic le sinistre si vantavano d'aver messo ni crisi negli anni scorsi: « In Giappone, ogni volta che cambiamo qualcosa, e per tornare al Giappone ». Michele Tito Tokio. Sole, neve o pioggia, nulla può arrestare il flusso di pellegrini o turisti al tempio scintoista (Foto Grazia Neri)