Quanta manodopera in più? di Mario Salvatorelli

Quanta manodopera in più? LE DIFFICOLTÀ DELL'INDUSTRIA PICCOLA E GRANDE Quanta manodopera in più? La Camera di Commercio milanese: "In passato la disponibilità di lavoratori aveva rallentato il rinnovamento tecnologico; oggi, chi non l'ha fatto prima, deve adeguarsi, e ciò significa minore occupazione" - L'aumento del costo del lavoro - Anche l'agricoltura e il commercio denunciano flessioni degli occupati - "L'edilizia residenziale potrebbe assorbirne, ma occorre una politica per la casa" - La situazione dei vari settori (Dal nostro inviato speciale) Milano, 17 ottobre. «Per l'occupazione il momento è critico. C'è un problema che, volendo andare decisamente a monte, risale agli indirizzi della Comunità europea, che impongono il progresso tecnologico, per as sicurare la competitività mondiale. Ciò implica l'adeguamento delle strutture: agricole, industriali, anche commerciali, alle esigenze dei mercati di vendita, di sbocco dei prodotti. Quindi: animo- dernamento degli impianti, ri strutturazione delle aziende iti certi settori, capacità diri genziali». Chi parla è il pro fessor Corrado Bonato, presi dente della Camera di com mercio, industria, artigianato e agricoltura di Milano, alla quale sono iscritte 833 mila 452 aziende e che, di per se stessa, è un'azienda di dimen sioni notevoli, con entrate per 5 miliardi e mezzo. Ci ha rice vitto questa mattina e quello che doveva essere un breve incontro si è trasformato in un ampio esame della situa zione economica nella provin eia di Milano che, con oltre un milione 400 mila occupati e il più alto reddito pro-capi te in Italia, rappresenta un buon osservatorio della con giuntura-, Bonato non è pessimista «La situazione — dice — ri .spetto al primo semestre del l'anno, è sensibilmente mi gliorata. sia dal punto di vi sta politico-sociale, sia dal punto di vista economico. C'è un maggior senso di responsabilità da parte sindacale, determinato dalla situazione critica, dalla presa di coscienza dei limiti, delle possibilità che la nostra economia può offrire. Anche da parte degli imprenditori c'è più sensibilità che in passato, più decisione di superare i contrasti e la speranza che si possa progredire. Ma anche l'anno scorso, proprio di questi giorni, c'erano sintomi di ripresa, c'era il dialogo imprenditori-sindacati, la volontà del governo di rilanciare la spesa pubblica. Poi abbiamo avuto una ricaduta, una lunga stagnazione, che è durata almeno tutto il primo semestre 1972. Quindi non mi sento di fare previsioni, mi limito ai fatti». Cassa integrazione La Camera di commercio di Milano riunisce periodicamente una commissione per lo studio della congiuntura, di cui fanno parte decine di esperti di ogni settore. L'ufficio studi, diretto dal dottor Salvatore Ravalli, elabora i dati raccolti, che il segretario generale della Camera, professor Giuseppe Carone, rivede e ne autorizza la pubblicazione. L'ultima riunione si è svolta pochi giorni fa, il 10 ottobre e dai suoi risultati, ancora inediti, è emerso quel miglioramento cui si riferiva stamane Bonato, rispetto alla situazione di fine giugno. Il primo dato positivo ri- integrazione guadagni, che nel primo semestre aveva registrato una media mensile di oltre 1 milione 350 mila ore per Milano e provincia e in settembre è sceso della metà, con 606 mila ore. I licenziamenti collettivi attuati o richiesti si sono limitati a 22 casi, per un totale di 373 dipendenti. Ma il numero degli iscritti nelle liste di collocamento ha registrato ancora una tendenza all'aumento: a fine agosto erano 30 mila 683, di cui 9927 a Milano, con un aumento limitato allo 0,4 per cento per il capoluogo, pari, invece, al 6,5 per cento per tutta la provincia. «La situazione piuttosto facile — osserva il professor Bonato — per quanto riguarda la disponibilità di mano d'opera, ha fatto si che in Italia siamo rimasti un po' indietro nel processo di rinnovamento. Oggi, chi non l'ha fat¬ to prima, anche per motivi sociali, si trova costretto ad adeguarsi. Ciò significa, almeno in un primo tempo, una minore occupazione. L'agricoltura perderà ancora manodopera, meno in Lombardia, più in altre zone. Il commercio non può più assorbirne, anzi dovrà restituirla, perché, per quanto riguarda la distribuzione tradizionale, è quasi nella situazione dell'agricoltura, solo che espelle con maggiore lentezza. Un aumento dell'occupazione si può configurare soprattutto nei servizi connessi con i consumi sociali: edilizia residenziale in primo luogo, poi scuole, ospedali, organizzazione connessa all'impiego del tempo libero. Ma occorre una politica per la casa che non sia, come per tante leggi fatte dall'uomo, contro l'uomo, ma in favore dell'uomo». In questo quadro generale, sottolinea Bonato, si inserisce il problema dell'aumento crescente del costo del lavoro. Il presidente della Camera di commercio milanese osserva che se la produzione industriale è in aumento rispetto al 1971 (si prevede un 3 per cento in più), non si deve dimenticare che l'anno scorso era scesa dell'I,5 per cento. «In un biennio quindi avrà un aumento, in termini reali, dell'I.* per cento. E' un contentino, ma ci vuol ben altro per essere contenti». Settori in crisi Il panorama è assai diversificato: a settori in buona ri-, presa come a siderurgico, co me l'industria del legno (per 1 la prima volta dopo sej.setteanni ha ordinazioni per sei mesi), come l'agricoltura (che in provincia di Milano registra un ottimo andamento per gii allevamenti del bestiame, il latte e i derivati, ma ha bisogno di manodopera specializzata, perché non c'è stato il previsto riflusso I da ^MMtiJC* contri | ponROno settori in grave crisi AU'uJtima riunione della com missione camerale per la con \ giuntura il rappresentante ' dell'industria della gomma ha I denunciato una flessione del i 18 per cento nella vendita di pneumatici per i veicoli indu I striali, rispetto al 1971; i co j struttori edili affermano che \ nella provincia milanese, le costruzioni sono scese ai li ì velli minimi del 1950, cioè da j oltre vent'anni; nella mecca nica pesante l'utilizzazione \ degli impianti non raggiunge ' il 70 per cento e gli ordini so j no insufficienti anche dall'e ; stero, per l'impossibilità di ri i spettare i termini di conse , gna, a causa della permanen te conflittualità aziendale del più recente passato. E' un fenomeno molto pericoloso, perché non solo si perde un affare ma, se il concorrente estero, chiamato a concluderlo, fa bene, si perdono anche i possibili contratti futuri. ti m.' j ' * AUmentl (lei preZZl Ombre e luci, su uno sfondo comune: l'aumento dei prezzi, anche per le incognite insite nella riforma fiscale e nel rinnovo dei contratti di lavoro. C'è, anzi, il timore, che alcuni accenni di ripresa siano determinati dall'opportunità di accumulare scorte a prezzi più convenienti per esempio' nella siderurgia, dove però la previsione di rincari è più generalizzata, in linea con quanto avviene per altre materie prime sui mercati mondiali come la lana e i pellami. I produttori di tessuti hanno già annunciato che per il «riassortimento» primavera-estate, cioè per le ordina- zioni in più delle stoffe già scelte dal settore delle confezioni in serie, ci saranno aumenti del 10-15 per cento, e che non si assumono impegni per la stagione autunno-inverno 1973. Per frenare questo aumen *0 de* Prezzi — mi hanno dett0 a»a stessa Camera del commercio di Milano — si dovrebbe dare impulso alle vendite dirette da parte delle aziende ai dipendenti, quanto meno dei propri prodotti, e anche dei generi di prima necessità. «Non è una novità e costituisce una distorsiotie del commercio normale, ma dato che il sistema distributivo italiano è il più sensibile a dilatare le spinte all'aumento, si deve far ricorso a ogni mezzo possibile per frenarle, a vantaggio di tutti ». Mario Salvatorelli (k pag. 12: S'inasprisce la polemica dei sindacati Pirelli).

Persone citate: Bonato, Corrado Bonato, Giuseppe Carone, Salvatore Ravalli