Il terrorismo di frontiera di Giampaolo Pansa

Il terrorismo di frontiera LE AGGROVIGLIATE "PISTE NERE,, DEL VENETO Il terrorismo di frontiera Fra i suoi tanti misteri Trieste rinserra anche quello dei terroristi ustascia, che trovano nel campo profughi c nell'intenso flusso turistico al confine jugoslavo grandi possibilità di mimetizzazione - Più fantomatica è la presenza dei Fcdayn che avrebbero fatto saltare l'oleodotto - Ma agli uni e agli altri vanno le equivoche solidarietà politiche dei movimenti "neri", che sognano la riscossa nazionalistica c la rottura dei buoni rapporti con Belgrado (Dal nostro inviato speciale) Trieste, ottobre. « Zivjela Slobodna Hrvalska » mormorava il giovane chinandosi sulle auto jugoslave con targa croata ferme ai semafori del centro di Trieste. « Viva la Croazia libera » diceva, e poi offriva un piccolo foglio stampato: 11 Le forze rivoluzionarie croate che hanno iniziato la lotta armata contro il regime criminale serbo-comunista per la fondazione di uno Stato croato libero e sovrano, sono unità, di guerriglia decise a liberare il popolo croato... ». Il giovane appariva risoluto e cortese, e sorrideva indicando ai compatrioti sorpresi le ultime parole, del manifestino: « I membri delle Forze rivoluzionarie croate hanno un elenco esatto dei lacchè di Tito in Croazia e li liquideranno senza pietà, in nome della libertà della nazione croata... ». Un delitto atroce Erano i primi giorni di questo agosto, ricco di auto dalla targa bianca con stella rossa che (Ialiti .Iugoslavia passavano in Italia. Quel giovane e i suoi amici viaggiavano su una « Mercedes » arrivata da Monaco, e di loro non si seppe nient'altro. Due settimane dopo fra San nona e Caorle. non lontano da qui. Stjepan Sevo, un croato di '.IH anni che aveva fallo una piccola fortuna in Germania, fu ucciso con la moglie Tatjana e la bambina Rosemaric. Pistola eoa silenziatore, selle colpi alla donna, tre a lui e alla piecola. Un'esecuzione spieiata, un killer mai trovato e poi la certezza d'un dcìilto maturato nel mondo disperalo dei fascisti ustascio: Sevo, detto «Stipe», era della « Fraternità rivoluzionaria croata. » e forse sapeva troppe cose. E cosi, tra i suoi tanti misteri. Trieste rinserra anche quello del terrorismo ustascia. una storia nera che pare sempre finita c invece sempre rinasce, con figure nuove mosse da un'antica violenza. E' un mistero di cui qui si sussurra, fitto di lontani ricordi. C'è la Trieste del dopoguerra, una sorla ili povera Berlino sul mare, clic un vecchio mereiaio serbo rievoca con me nella penombra della retrobottega: i pestaggi alla « Stella polare » di piazza Sant'Antonio tra ustascia c cetniei, i vinti della lolla partigiana: omicidi misteriosi, vendette giurate sotto l'occupazione nazista: eri minali di guerra passati a lavorare per la Citi o l'Intelligence Service e coinvol li in doppi e tripli giochi, « servizi » oscuri della polizia politica jugoslava. Storie piene di ombre che prendono nome. e. volto solo quando si concludono nel sangue. Torniamo, ad escm- jiio, ad un altro agosto, l'agosto del ÌHHH. La sera del IH un'esplosione scuote via Boccaccio: nella strada brucia la carcassa di una « Opel Rekord » con targa francese, rottami dell'alilo sano volati sui letti delle case. A terra ci sono i corpi di due uomini: il primo muore subito, dilaniato e carbonizzalo, il secondo spirerà in ospedale. Tre triestini feriti, uno spettacolo orrendo: « Era un disastro — Lcstimonicrà un colonnello dei carabinieri — fiamme altissime, e poi scoppi a cui seguivano altri scoppi ». "Croazia libera" Stillilo qualcuno pensa all'incendio del serbatoio dell'auto, poi la verità si fa strada. Gli uomini dell'» Opel » stavano preparando due ordigni con un congegno a tempo da lanciure nel giardino del vicino consolato jugoslavo. Si riesce anche a dare un nome ai morti: Ante Znaor. 31 anni, e Josip Krlalie. UH anni, esuli croati e operai alla « Citroen » di St-Dcnis, a Parigi. Erano terroristi listasela, entrati di nascosto in Italia all'inizio del mese, e raggiunti a Trieste, nel giorno di Ferragosto, da un complice, sconosciuto che ha condotto l'auto attraverso il confine di Ventimigtia. Questura, Interpol, servizi di controspionaggio indagano senza venire a capo di mollo. Si riesce però a individuare un altro ('.animando ustascia: sono quattro giovani del gruppo « Slobodna Hrvatska» (Croazia libera) arrivati a Trieste in quei giorni su una vecchia « 1300 » dalle gomme lise. Uno è Vlado Damjanovic. delinqucnle comune secondo la polizia francese, terrorista per quella tedesca. Li rispediscono in Francia, mentre i due morti della «Opel» trovano una tomba nel cimile.ro triestino di Sant'Anna: qualcuno poi ci metterà una larga t«Le temps passe, le souvenir reste»;, e uno stemma metallico a forma di scacchiera con la « U » ustascio. La storia si chiude alla fine di quell'agosto lasciando senza risposta molle domande. Znaor e Krtalic erano dinamitardi « estivi ». cioè soltanto di passaggio? O i due dell'ttOpeì» e soprattutto il «calumando» di Damjanovic cercavano di costituire una base triestina per qualche operazione in Jugoslavia? Certo non era no isolali. Hanno dormito in utlaggi privati: forse hanno trovata aiuto presso qualcuno dei vecchi croati che aprono piccoli negozi nel Borgo Tcresiano, al centro di Trieste: gente anziana, della prima generazione ustascia. stabilitasi qui dopo la guerra, e oggi collaboratori volontari, ma più spesso obbligati (con la violenza, con la paura) del neoterrorismo croato. Ed ecco altri misteri. Qualche mese dopo la tragedia di via Boccaccio compaiono a Trieste due studenti originari della Croazia: uno viene dalla Germania, l'altra dal Sud America. Restano un. anno e cercano agganci con la comunità slovena: una comunità di 40 511 mila anime, pacifica, bene integrata, nella quale nessuno, tranne qualche isolato intellettuale dell'emigrazione, è disponibile per pazzesche avventure. Ma taluni ustascia sperano nei contatti con gli sloveni: per chi sogna spedizioni in Croazia dalle busi dì filagenitivi e Graz, disporre di punti d'appoggio per il transito in Slovenia sembra indispensabile. 1 due studenti cominciano a « puzzare », pare ricevano una lezione dura e un giorno scompaiono. E Unisce alla stesso modo un'altra, piti recente missione ustascia. Questa rolla Zocca ad ad. un. ex-pope serbo-ortodosso, un certa Dimitrijevic, giunta anch'cgli da Monaco: ha abiurato, si è fatto cattolico, ce ne sano molti come lui accanto ai gruppi filo-fascisti croati. Cercano di riavvicinare due nemici mortali: ustascia e cetniei. questi ultimi mantenutisi estranei al terrorismo. E' quel che l'ex prete tenta nel luglio scorso: entra in contatto con la comunità serbo-ortodossa di Trieste, che ha in via San Spiridionc una chiesa piena di tesori, ma anche lui viene respinto e riparte, questa valla per Londra. L'aiuto di Mosca Sono isolale tessere d'un 'mosaico che forse solo 1 servizi di controspionaggio co nascono a fonda. E soltanto loro potrebbero confermare le voci d'un recente viaggio a Trieste di Branko Jelic. il più autorevole dei capi usta seta in Europa, scomparso da gualche mese. Non mollo tempo prima di morire. Jelic sarebbe venuta qui da Francoforte a cercare appoggi per un suo fantastico progetto, nata tre anni fa c di venuto ria via più preciso con l'acutizzarsi della crisi interna iugoslava: la cren zione d'uno Stato croato indipendente con l'aiuto dell'Urss, che in cambio avrebbe goduto di basi navali, aeree e missilistiche a Fiume. Pota. Mostar. nell'isola di Veglia e nell'interno della « nuova » Croazia. A Trieste se n'è parlata, e anche scritto, ma in modo vaga, come d'un altro dei tanti misteri delta città. Volendo tirare In fila senza dar la caccia ai fantasmi, oggi la situazione appare questa. Trieste per ora non è una base dei terroristi croati, ma ha tutte le carte per diventarlo. Ogni giorno entrano in città almeno 5 mila jugoslavi, che salgano a 30-40 mila di sabato e dì domenica. Armi per tutti Molti esuli croati all'estero passano le loro ferie fra lesola e Giudo ir Vustascia ucciso a finn agosto presso Caorle era appunto qui in vacanza). In città esiste un campo profughi che ha visto passare migliaia di espatriati, in schiacciante maggioranza provenienti dall'Est. E' chiaro, dunque, che per un « commando » di terroristi le possibilità di mimetizzarsi sono enormi. Poi c'è la Trieste segreta, la Trieste che vive del contrabbando non soltanto di droga, ma di armi. Nel marza del "i't venne scoperta una piccala, modernissima imbarcazione panamense, la « Caravelle I ». carica di spolette esplosive ed altro materiale bellico. A chi era diretta? Possono essere arrivati con un mezzo identico gli esplosivi scoperti in febbraio nella grotta di Aurisina. inui degli arsenali comparsi nell'intricata « pista nera» veneta? Qualcuno giù ra che dovesse servire proprio a qualche gruppo ustascia, e ricarda le due pistole munite di silenziatore trovate con il plastico, della stessa tipa dell'arma usata per sterminare a Caorle la famiglia dell'ustascio. Ce lutine la Trieste politicamente nera, persa dietro assurdi sogni di rivincita nazionalista, disponìbile a ogni manovra che infranga l'unita della Jugoslavia e rompa l'armonia italo-slava. Non esistono consistenti tracce di rapporti fra i fascisti croati e quelli triestini, ma « prove » d'affinità ideologi cu. questo sì. In luglio, al momento della sfortunata spedizione del « collimando » ustascia poi dissolto in Ba snia. i neri di « Avanguardia nazionale », un gruppo piccolo però non privo di « uomini di mano ». diffusero a Trieste un volantino che esaltava « l'atto rivoluzionario degli ustascia. Tuli imo alto che segua indelebilmente la promessa eli riscossa della civiltà europea ». Un volantina, cerio, non prova nulla. Allo stessa ino do, i volantini dei fascisti di « Avanguardia » 111 appog gio agli arabi e ai Fedayn nella loro « lotta antisiont- sta» C « Ad essi va l'augurio e la solidarietà militante dei giovani nazionalrivoluzionari») non bastano per ìpotiz zara contatti con gli uomini di « Settembre nero » che il 5 agosto avrebbero fatto stillare l'oleodotto triestino. Però è indubbio che anche queste equivoche solidarietà politiche hanno un loro peso per chi guarda a Trieste carne a una possibile pista di lancio per imprese terroristiclic verso Est. 11 La città vive un momento riolicato. sta come su un filo di rasoio — dice, chi non maneggia bombe e sa bene che la tranquillità e il futuro di Trieste dipendono per grandissima parie dalla « buona salute » dei rapporti fra Italia e Jugoslavia e dalla situazione interna di ciascuna dei due paesi —. Un clima politico piti aspro, più radicalizzato, che al posto della Trieste democratica veda il prevalere rii tendenze dure e rii uomini disposti a giochi segreti, può saldare certe alleanze e far precipitare tutta una serie di elementi. Elementi che sino ad oggi si sono rivelati non decisivi, ma potrebbero pesare di più in futuro, sino a far diventare la città il luogo adatto per iniziative pericolose ». Per questo, quanti non vogliano che Trieste si degradi a base del neotcrrarismo fascista, nostrana a ustascia che sia, guardano con molla attenzione al prossimo vota di novembre. E per que sto si considera con sospetto la «marcia» progettala per la fine d'ottobre sul confine orientale da un'associazione di destra, quella degli « Amici delle forze armale »: una « marcia » che porterà da Nervcsa della Balla glia, attraversa Pordenone. Udine, Palmanova, Rrdipu glia sino a Trieste gente an cor oggi gonfia di nostalgia per un regime che il conii ne orientale seppe soltanto regalarla ai Gauleitcr del nazismo morente. Giampaolo Pansa Trieste, agosto. L'incendio

Persone citate: Ante Znaor, Branko Jelic, Damjanovic, Dimitrijevic, Jelic, Josip Krlalie, Stjepan Sevo, Vlado Damjanovic, Zocca