Le "guerre" dei pacifisti di Carlo Cavicchioli

Le "guerre" dei pacifisti L'ARGUTO LIBELLO D'UN POLEMOLOGO FRANCESE Le "guerre" dei pacifisti Sarebbero troppo aggressivi e insensibili alle eausc, apparentemente innocenti, dei conflitti (Dal nostro corrispondente) i Parigi, 12 ottobre. Ma i pacifisti sono poi dav- j vero pacifici? Ed è la loro attività, svolta in buona fede, | realmente pacificatrice nei ri-1 sditati? O non c'è invece nel pacifismo come ce l'ha offerto la storia antica e recente, e soprattutto in tempi di pace relativa, un che di aggressivo e fatuo, giovevole piuttosto che nocivo all'innescarsi dei conflitti? Uno studioso francese, Gaslon Bouthoul, esperto di polemologia, dichiarandosi pachisi a, ma d'una specie nuova, non idealista, propone queste ed altre considerazioni in una Lettera aperta ai pacifisti, lunga duecento pagine, testé pubblicata nelle edizioni Alhin Michel, in una collana già segnalatasi per un certo gusto provocatorio a destra e a manca. Il volumetto di Boulhoul e irritante, crudo nelle sue analisi e nelle sue tesi che qua e la hanno la sostanziosa .spregiudicatezza clinica in cui fu maestro il nostro Machia velli, un polemologo ante intera ni. Può esser un ottimo banco di prova per i sedicenti pacifisti: se nel corso della lettura si scateneranno in reazioni indignale e combattive, ebbene, avranno dato ragione all'autore. La polemologia, ci rammenta Gaston Bouthoul, è « lo studio scientifico delle guerre considerate come fenomeni sociali "ordinari": e delle loro forme, della loro eziologia, dei loro effetti, fattori, cause e funzioni ». E qual è l'obbiettivo dei polemologi? Essi sperano, analizzando a fondo le guerre, « di trovare gli elementi e le condizioni d'una pace duratura: una pace che, a differenza delle precedenti, non sia incinta della prossima ». la ragione riell'iuiercsse scientifico che portano alle guerre, i polemologi offro no il fianco a frequenti e reiterali assalti dei pacifisti. Si dà al dottore la colpa della malattia, commenta Bouthoul, ed aggiunge: «Successe anche a Stalin, il quale mise a morte i propri medici come responsabili della sua vecchiezza e della sua virilità perduta ». 1 casus belli non si somigliano mai mollo: pero nella genesi delle guerre si possono riscontrare clementi sociali c sociologici comuni. I futuri aggressori passano regolarmente attraverso la nozione d'una « guerra giusta ». Nel corso dei secoli ci sono stati sempre motivi bellici di moda: « Colui che sorride di commiserazione per coloro che si sventrarono a vicenda in nome d'una frase di Sant'Agostino, trova mirabile che ri si massucri per una definizione dì Marx, di Mao Tselung o di Jefferson: in altri termini, le motivazioni cambiano, ma le guerre restano, e ciò ch'è terribile è la mortifera sincerità che le accompagna». D'altro canto «i più dolci dei pacifisti, una volta raggruppali, si mettono istintivamente in cerca d'un nemico da denunciare, sognano dì trasformarsi in legioni di angeli puri e sterminatori di tutti i cattivi ». Per i polemologi come Bouthoul, nel mondo odierno il detonatore de, conflitti — che non è mai manovrato coscientemente dagli uomini — non ò nella proliferazione degli armamenti, ma nell'inflazione demografica. I paesi progrediti, l'Occidente in particolare, vivono in una pausa di calma, all'ombra d'un precario equilibrio strategico, si, ma anche senza la minaccia immediata di quella ch'è stata definita la « bomba del numero », terribile come quella atomica, seppure a scoppio ritardato. C'è pace nel mondo? C'è pace nel senso che « la guerra e altrove ». Allenila Bouthoul che tra queste guerre «d'altri luoghi » le piti tremende per numero di morti sono quelle di cui meno si parla: i « pacifisti » praticamente le ignorano. I paesi dove esse ardono, nella torma di genocidi, son paesi sottosviluppati: e per questi, i pacifisti ufficiali sembrano avere una speciale comprensione e tenerezza. E' dalla « bomba del numero » che nascono gli squilibri e le frustrazioni « belli geni ». Perché è essa il maggior ostacolo allo sviluppo. Ogni progresso della produ zione e divorato in anticipo dalla sovrappopolazione. La umanità s'avvia con gli occhi bendati a cadere nel baratro d'una scelta: « Chi deve sopravvivere'' r.. Da questa parte i pacifisti. « i quali sotto la copertura di ricerche sulla pace esprimono in realtà im pegni politici camuffati», non vogliono guardare. Bouthoul li invita a curvarsi spregiudicatamente sui fatti e a smitizzare non la guerra, ma la pace. Carlo Cavicchioli

Persone citate: Gaston Bouthoul, Mao, Marx, Stalin

Luoghi citati: Parigi