Andreotti e la sua Roma

Andreotti e la sua Roma Lo straniero in Italia Andreotti e la sua Roma Il commento più interessante che ho trovato nella stampa romana a proposito della visita che il primo ministro britannico Edward Heath ha fatto alla città, è stato che il suo arrivo ha bloccato il traffico della capitale per quattro ore. Difficilmente egli avrebbe potuto offrirci un più utile spunto di riflessione. Come tutti sappiamo, il governo italiano fa l'impossibile per offrire ai suoi ospiti un piacevole soggiorno. Quanto alle comodità personali, infatti, difficilnientc si sarebbe potuto fare di più per Heath. Ha soggiornato a Villa Madama che finalmente c stata completamente restaurata. E' slata organizzata una cena in suo onore a Castel Sant'Angelo e il ritorno da una visita a Firenze gli è stato reso più comodo mettendo a sua disposizione il treno presidenziale. I magnifici palazzi L'Italia olire a noi tutti un eccellente esempio. Le riunioni dei ministri europei non hanno più luogo negli ufTici ministeriali, ma in magnifici edifici. Le ultime due riunioni dei ministri degli Esteri europei hanno avuto luogo nel castello Odescalchi a Bracciano e nella Villa Aldobiandini a Frascati. E c'è in più una certa aria d'improvvisazione in questi incontri, che offre ai ministri l'incentivo a finire in fretta il loro lavoro invece di trascinare le discussioni lino a notte inoltrata, come accade frequentemente negl'indecorosi edifìci della Comunità europea a Bruxelles. Ma lo scenario più grandioso da presentare ai più illustri ospiti del governo è — o dovrebbe essere — Roma stessa. Però la città non è in «rado, in termini pratici, di rappresentare tale scenario. Solo un arrivo, riporta la stampa romana, è capace di bloccare i! traffico per quattro ore. Come tutti in queste ultime settimane, ho dato un'occhiata ai monumenti di Roma, solo per rendermi conto di quanto siano giuste certe accuse di negligenza. Le accuse sono ovviamente giustificate, ma è errato condannare su due piedi il governo e la municipalità per non essersi presi cura di Roma. E' un errore per due motivi. 11 primo è che una critica indiscriminata non porta ad alcun risultato. Questo vale particolarmente in Italia, dove la classe dirigente riesce a continuare a comportarsi come ha sempre l'atto mentre molti aspetti della vita italiana sono stati influenzati dall'esempio europeo, nel senso che l'appartenenza dell'Italia alla Comunità europea c stata uno dei laitori che ha portato a tanti cambiamenti sociali. Però gli uomini politici italiani vanno avanti a modo loro, cercando di evitare che la vita politica del paese diventi — per dirla con un'espressione usata dal Pontefice durante il suo incontro ufficiale con il presidente Leone — « debitrice d'imitazione». E questa capacità d'isolarsi li aiuta anche a scrollarsi di dosso le critiche. 11 secondo motivo c che Roma può invocare delle attenuanti speciali per il fatto di trovarsi nello stato in cui si trova. Roma ha la maggior parte dei problemi di tutte le metropoli, ed in più alcuni problemi suoi particolari. La .città non ha una tradizione d'autonomia, perché il Papa non le dette un'amministrazione locale lino a poco prima della fine del potere temporale: quindi il sindaco di Roma non può rifarsi a tradizioni di governo locale come invece può fare il sindaco di Londra. Roma non è capitale da secoli come Parigi che, in parte, è stata progettata come tale; non può giustificare la sua inadeguatezza come Bonn, che rappresenta la sede provvisoria del governo in attesa della riunifìeazionc del paese. Tuttavia la sua fama supera quella di unte le altre città, ed e tale che un numero enorme di persone vuole costantemente venire a visitarla: turisti, pellegrini, uomini di Stato, e tutti si aspettano una splendida accoglienza. Poi ci sono gl'immigrati dalla campagna o dal Sud, che invece si aspettano che la città òlTra loro di che vivere. E così Roma viene strapazzata in molti modi e non c'è da meravigliarsi se il Colosseo stesso mostra qualche segno di stanchezza. Noi tutti siamo al limite della sopportazione. Forse persino il presidente del Consiglio Giulio Andreotti deve pensare a tante altre cose prima che a Roma. Ora come non mai nella sua lunga carriera, egli sta diventando un personaggio nazionale e, dato il ruolo dell'Italia sulla scena internazionale, un personaggio europeo. Ma è nato a Roma, è il primo romano nella storia dell'Italia unita che sia diventato primo ministro e, politicamente, deve la sua carriera a I Roma perché la città rappresenI ta la sua circoscrizione elettorale, quella che gli ha dato il record assoluto dei voti preferenziali. (Tutti dicono che il suo potere nella città e nel Lazio sia ben solido e interessi tutte le sfere della società). Senza perdere tempo A rigor di logica, Roma dovrebbe richiedere al suo cittadino di rango più elevato di trattare con simpatia i -suoi problemi c di farlo senza perdila di tempo. Ed egli non dovrebbe temere d'essere accusato di favorire ingiustamente la sua città natale. Conquisterebbe la gratitudine della città a cui deve tutto, della nazione che ha troppo spesso danneggiato la sua capitale, e dell'Europa, la quale sente a ragione che la presenza fisica di Roma appartiene spiritualmente almeno a tutta la civiltà occidentale e che la città dovrebbe essere valutata come merita. Non si sarebbe dovuto giun. gerc al punto di vedere il Colosseo pericolante e di vivere circondali da un traffico insopportabile per intraprendere una azione decisiva. Se la visita di Heath ci l'osse servita a sottolineare questa lezione, la sua presenza avrebbe assunto una importanza molto maggiore. Peter Nichols Corrispondente da Kornu di . The I imes .

Persone citate: Edward Heath, Giulio Andreotti, Italia Andreotti, Odescalchi, Peter Nichols