Quartetti italiani all'Auditorium Rai

Quartetti italiani all'Auditorium Rai LA STAGIONE DEI CONCERTI Quartetti italiani all'Auditorium Rai Musiche rare del Sette e Ottocento Stiracchiati come l'asino di Blindano non fra due, ma fra tre concerti contempora- nei (un'enormità e uno spre-1 co per una città come Tori no), abbiamo scelto il concerto da camera offerto dalla Rai nel vecchio, ma sempre valido auditorium di via Rossini, attirati dalla presenza d'un Quartetto per oboe e archi del settecentista piemontese Giardini. E' una cosetta graziosa e un po' frivola, un breve lever de rideau, nel quale l'oboe si fa la parte del leone. Più che di un vero e proprio Quartetto, si dovrebbe parlare d'un Trio con basso continuo, che a tanto si riduce la parte del violoncello, ancora priva di ogni autonomia polifonica. Lo stile galante vi è praticato con quella dedizione totale nella quale i geni — come Mozart — sapevano sempre inserire i germi dell'eresia e del dissenso. Duole dirlo, a noi piemontesi, ma il Quartetto per archi di Sacchini è composizione più matura e, pur nei limiti dello stile galante, più sostanziosa nsll'invenzione. Il violoncello comincia a dire la sua anche in fatto di partecipazione cantabile all'esposizione dei temi. Il toscano Ferdinando Giorgetti è uno di quei compositori italiani di musica strumentale nell'Ottocento, non cosi rari come si credeva, ma rimasti lungamente in ombra, sui quali si appunta oggi l'attenzione rivendicativa di alcuni musicologi. Il suo quarto Quartetto op. 32 in mi bemolle è opera non spregevole d'un buon professore di composizione, che conosceva bene il suo Schumann e il suo Mendelssohn, e che d'altra parte non sfuggiva interamente all'inevitabile soggezione rossiniana. L'« Adagio molto sostenuto » è esemplato sopra gli aspetti più cantabili, di religiosa elevazione, del terzo stile beethoveniano. Affiatate le esecuzioni: nel Quartetto di Giardini si trattava addirittura di due coppie coniugali, l'oboista Pierluigi Del Vecchia, molto bravo a rendere la chiacchierina preminenza dello strumento a fiato in seno agli archi, e la violinista Renata Zanni Del Vecchia, insieme a Lee Robert Mosca viola, e Antonio Mosca violoncello. Nei due Quartetti ad arco l'inserzione del violinista Massimo Marin fu un elemento di sicurezza e di coesione. Molti applausi, da parte di un pubblico alquanto più scarso che nelle precedenti due serate: effetto non dubbio della dispersione di ener- gie in una proliferazione ec cessiva di manifestazioni contemporanee, m. m.

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