Latino Sì latino no di Silvio Ceccato

Latino Sì latino no Latino Sì latino no Discutere «lei lutino Si unir in Itilii i ne. I..i questione isi farà lieve» liia ed ha assunto coloi i nuovi. Prima verteva sulla maturazione che il Ialino avrebbe pori.ita in chi ne avesse Luto oggetto di snidili, r |,i maggior parte dei docenti c discenti era d'accordo. Poi l.i discussione C stata diretta sulla conservazione o no del Ialino nelle scuole, in qualche scuola, in nessuna scuola; ed allora ci si è richiamati a mot iva/ioni di altro genere, per lo piti poliiichc, cioè dello studio del latino conic differenziatore di classe sociale (« Il latino è dei signori»): oppure si c latto appello alla priorità d'una lingua moderna importante, come l'inglese ed ormai il russo o il, cinese, sulla lingua morta, il.il momento clic tulio a scuola non si può lare. Anche a me si e chiesto spesso: « Lei è per il latino o lo abolirebbe?». Rispondo che, messa in questi'termini, la domanda è troppo semplice. Anzitutto si deve tener presente clic presumibilmente l'uomo è loqtitix, cioè |i,irla, perche è sapiens, ini è sapiens perche è loqitax; sapiens e Inquax si reggono a vicenda, coiwcrtuntui: Inoltre si deve tener presente che il linguaggio resta ancora li strada più sicura c feconda per giungere al pensieri) ed ai suoi contenuti. Una linguistica clic rimanda al pensiero sturberà non solo le strutture, per quanto ne sappiamo, più o meno universali di questo, cioè le strutture correlazionali, ma anche i singoli costrutti inculali, osservati,categorie cicche formano i contenuti del pensiero, coinè correlati o come correlatori. In tal modo affioreranno nell'espressione linguistica, assieme agli aspetti più nuovi c personali del patrimonio culturale c caratterologico di un uomo, anche gli aspetti più ancestrali della specie. Prodotti della storia sono infatti non soltanto i suoni usati come parole c le convenzioni semantiche invalse per quest'uso, ma .indie le cose nominale, che risultano appunto dall'operare mentale, dai suoi meccanismi fondamentali, come l'attenzione e la memoria, con le loro molteplici funzioni. Lo siudio comparato di due lingue scru- non soliamo per sapere che all'italiano «cane* corrisponde un « iloti » od un «Illuni» in alile lingue, ma aiichc per confrontare quali siano i costrutti che distinguono la vita meni.ile d'un popolo da quella d'un altro eie. eie. E questo min unto .li fini d'una cultura linguistica o slorico-gcogrnlic.i, quanto ai lini di larsi consapevoli dei nostri contennii mentali c degli aspctti operativi ch'essi contengono, in breve per acquistare una dimensione inculale. Affinché questo avvenga, è però necessario clic la lingua non sia studiata soltanto per j la prassi linguistica, più o mene coinè l'impara un bambino alla nascita o colui che viene a trovarsi in iena straniera c assorbe nello stesso modo la nuova lingua, bensì accompagnandone l'apprendimento con questa consapevolezza, the rimanda dall'espressione linguistica appunto alle strutture del pensiero ed ai suoi contenuti, i ioè coinè specchio della vita mentale, In questo senso estati) asserito elle ogni uomo dovrebbe proporsi di studiare da .idillio almeno una lingua straniera. Io mi sento c" che questo studio alla sua maturità tome domìnio dilli peiari- mentale quanto piìi esso sarà accompagnato dall'analisi dille tose designate, ed in primo luogo, per esempio, dei rapporti cosiddetti logici che poniamo fra le cose, cioè dei correlatori (oggi in un popolo evoluto nel numero ih circi 1^0): in breve le nostre preposizioni c congiunzioni, e cosi certi valori significanti del posto assegnali) alle parole nell'ordine di successione, certi suffissi eie. Si è allora portati ,i riflettere: in un posio si può stare, iii.i anche muoversi, sempre .il mio interno, oppure entrarvi i d usi une; si può operate sia ,i causa di. sia in vista dr. le attivila possono essere Ira di loro contemporanee, precedenti e susseguenti; si può indica¬ re alnalepotaqustele rela reteesintonoprauFunpodgdzddd.idmràluradspqzqrinrluveamdtbnrcnTnscssdstamaggiungere contribuirà i . i i e è a r j o e c a an iel i, a aoa aìno e, moe, n h re e el elti ee, .il vi ia le di nca¬ li.i due, condizioiiiIli.im.irsi ad ipo re una sola situazione, uu.i alternai iva naruc una lesi possibili ma anche ini possibili. Questo poi è inevitabile se la lingua propria o quella nuova non indicano queste costruzioni mentali, oppure le indicano in modo così differente che prima ili effettuare la traduzione bisogna proprio rendersi ionio ili ciò clic s'intende dire. Addurrò un semplicissimo esempio. Tanto per indicare la in.ilcria clic per indicare l'autore (i la marea o il possesso, noi in italiano possiamo sempre esprimerei con un «di»: automobile di plastica, della Fiat, di Luigi de. Ma se ili un'altra lingua i quattro rapporti sono indicati con parole differenti, per scegliere quella giusta bisognerà prima individuare queste differenti situazioni. In tal modo comincia dunque a delincarsi un quadro del Tollerare mentale. Possiamo dire «statua ili marmo», ma .inelic «slama marmorea»: che differenza c'è? Se l'ordinassimo al marmista, la statua sarà sempre la stessa; ina noi c lui, con l.i mente, quali operazioni abbiamo compililo nei due casi? Mi si chiederà ora: che cosa ha che fare tutto questo proprio con il latino? Ad acquistare questa consapevolezza nieni,ile non basta una qualsiasi altra lingua straniera? Anzi, non basta studiare in questo modo la propria? Si, ceri.unente basta studiare in questo modo la propria lingua. Chi intenda costruire una macchina capace d'osservare e descrivere, mia speranza e tormento da orinai quindici anni, o anche più semplicemente una macchila che traduci da una lingua in un'altra, lo s.i bene, perché allora bisogna ricondurre l'espressione linguistica alle minime operazioni costitutive del pensiero c di tulli i suoi contenuti, pena il fallimento dell'impresa. Tuttavia, senza queste eccezionali finalità per ora ben pochi si sobbarcherebbero tanta Litica, anche se per alleviarla io sto cercando di trasferire i risoluti delle analisi operative del pensiero e linguaggio nei sussidiati della scuola elementare. Anche la lingua straniera è appresa per lo più con un'immersione abbondante nella sua produzione verbale c scritta: si va sul posto, ci si diletta con la letteratura, i giornali... Ma il Ialino, piii ancora che il giceo, per ora presenta qualche c- (UcpadNcztrrmrlappnrzPdisslrimrdd—lutcsdsrdsbeNe e à vantaggiosa condizione, lenco alcune. Anzitutto è abbastanza differente dall'italiano, in quanto lingua flettente e non isolante, per richiedere che prima di tradurre ci si domandi che cosa s'intendeva dire in questa ed in quella. Poi, nei testi colli rimasii è abbastanza equivoca e sullo questo aspetto di cerio una lingua mal fatta. Infine, difficilmente uno di quei tisi i rii su- ,ul interessare (perché commuove, perché si vuol sapere come \,i a finire eie.) il giovane che legge. Cosi se ne legge poco e lult.i l'.illciizioiie viene spostala sulla parie preparatoria, la Limosa analisi grammaticale e logica, sui cui risiili.ni vanno innestate le regole di traduzione. In breve: quel Ialino rappresenta la pili sottile analisi della \il.i inculale the sinora un giovane esegua nelle nostre scuole, .nulle per ehi .lU'L'niversilà si dedichi poi alla psicologia od alla logici più o meno simbolici. lo, cibernetico, sono prò ifa'i linguistici operativa che a .il pensiero analizzato più minute operazioni. ino iuta, line per lo studio d iin.i risa urli sicché sia possibile adoperarne i risultati nella costruzione delle machine linguistiche e ini auguro che unto nò finisca Ira le inaili ie scolastiche. Sinoi.l peni l.i mio.i/ione non è questa, tutt'altro, pei un urto empirismo, positivismo o addirittura fisicalismo di marci anglosassone imperante. Siche j mi spiego .ome uno studio approlondito del latino, in mancanza di meglio, costituisci | unii strumento niitcvole per acquistare consafievolezza delI operali mentale. Se deve essere ridotto iiixeic ad una assillila prassi linguistici, lo si elimini. Silvio Ceccato