E dopo nove mesi

E dopo nove mesi ancora sui cavalli di s. marco E dopo nove mesi Nel febbraio si era deciso che fossero portati nel musco c restaurati A proposito della rovina dei cavalli di S. Marco, il prof. Pasquale Rotondi, direttore dell'Istituto centrale del restauro, ha ricevuto giorni fa una lettera del prof. Enrico Polichetti, presidente dell'Associazione civica «Venezia Serenissima», in cui è detto tra l'altro. « Questa Associazione civica, rendendosi interprete dei sentimenti di moltissimi veneziani, esprime tutta la sua contrarietà alla rimozione dei cavalli di S. Marco... Se, come Lei ed altri affermano, i cavalli dureranno altre centinaia d'anni, che urgenza c'è di rimuoverli?... I cavalli ti vogliamo scalpitanti sulla Piazza, non ridotti ad oggetto da museo... Venezia ha già abbastanza malanni per perdere, in questo dclicuto momento, anche i suoi cavalli! Se proprio eventuali studi dimostrassero l'assoluta necessità di ricovero, si sostituiscano prima con copie, ma non si può lasciare la Piazza privata dei suoi cavalli... Ci pensi bene, perché gravi sciagure fanno seguito alla rimozione dei cavalli: vedi Napoleone ». 11 prof. Rotondi ha risposto: « Come un uomo colpito dalla lebbra non perisce, di morte istantanea, cosi i Cavalli di S. Marco iiossono continuare a vivere per molti c molti anni, mentre la loro superficie — già fortemente deteriorata — continuerà u coprirsi di ogni tipo dì ferite Iche diverranno insanabili. Ali- zìtutto andrà distrutta al completo la mirabile doratura, già fortemente compromessa. Nel frattempo anche il bronzo, perduta la doratura, continuerà a deteriorarsi. Per evitare questi disastrosi guai, non c'è che un rimedio: togliere il più presto possibile i Cavalli dall'uria aperta e ricoverarli. Per parte mia ho denunziato la gravità della situazione fin dal lontano 1962. Aver perduto invano dicci unni e perderne ancora, è un delitto ». A « Venezia Serenissima » ha già replicato adeguatamente il prof. Rotondi. Ma va sottolineato, con un senso di deplorazione, il perico-loso sentimentalismo, il falso amore civico, che talvolta possono indurre degnissimo persone a prendere posizioni errate nei confronti del «patrimonio d'affetti» ch'esse intendono difendere nella loro città. Proprio a simili resistenze, oltre che alla rozzezza intellettuale di tanti nostri ammmistratori. si deve se pochi avveduti volenterosi lira questi il prof. Rotondi) devono sostenere, con risultati mi nimi, lotte stremanti per sai- vare il poco ancora salvabile dei beni culturali italiani. Con «Venezia Serenissima» siamo d'accordo su un punto solo: le copie — che si possono fare perfette, e senza alcun rischio per gli origma li — dei quattro stupendi ca- rimozione della celebre qua driga dalla facciata sono d'ac valli ellenistici; copie contro le quali si sono pronunziati alcuni critici d'arte, gridando inconsult amente al « falso ». Ma il problema è un altro. Dal maggio 1970 la Procuratoria di S. Marco dispone dei 131 milioni raccolti da La Stampa. Non diciamo che sia rimasta inerte. Ha preso i necessari contatti con le autorità tutorie del nostro patrimonio artistico, ha approntato nel Museo Marciano la sala per ricoverare i Cavalli, per procedere ai delicati esami, in ambiente tranquillo e climatizzato, che preludono al restauro. Tutto e dunque predisposto a dovere. Sulla cordo la Procuratoria e la Soprintendenza di Venezia, la Dilezione generale eri il Consiglio superiore Belle Arti, il ministero della Pubblica Istruzione. E' un'operazione che si può compiere in tuia settimana. Bene. Dandoci notizia che lilialmente ogni ostacolo era superato, il prof. Rotondi il l! febbraio H)7'2 ci scriveva: « Se non interverranno degli \imprevisti, in primavera i " Cavalli " dovrebbero esser trasportali nella sala ». Altri nove mesi; e i Cavalli sono sempre sulla facciata. E poi ci si meraviglia che il Colosseo crolli. ma,., ber.

Persone citate: Enrico Polichetti, Pasquale Rotondi

Luoghi citati: Venezia