Chimica: "crisi insolubile,, senza l'intervento pubblico di Giulio Mazzocchi

Chimica: "crisi insolubile,, senza l'intervento pubblico Le tesi di Girotti alla Commissione d'indagine Chimica: "crisi insolubile,, senza l'intervento pubblico Il presidente dell'Eni ha spiegato le ragioni dell'acquisto di azioni Montedison da parte dell'Ente - "Le autorizzazioni date a suo tempo escludevano che la partecipazione potesse essere puramente finanziaria" - I "conti" del settore per i prossimi 5 anni (Nostro servizio particolare) Roma, 3 ottobre. «Riferirò serenamente» ha detto ai membri della commissione della Camera che indaga sulla chimica l'ing. Rairacle Girotti, presidente dell'Ente nazionale idrocarburi (Eni), iniziando alle 5 del pomeriggio la sua esposizione. Le difficoltà del settore chimico italiano « sono serie, ma non insolubili ». Tuttavia «l'uscita dell'industria chimica dalla crisi attuale dipende principalmente dall'azione pubblica ». Il presidente del comitato d'indagine, on. Mole (de), al termine dell'udienza ha dichiarato che era stato ascoltato « il pensiero dell'Eni sui rapporti con la Montedison, acquisendo importanti eieineriti di valutazione ». Ormai i parlamentari si sentono in grado di « mettere a punto al più presto un documento politico su questa vicenda che richiede rapide ma documentate decisioni da parte dei competenti organi di Stato ». In effetti l'ing. Girotti ha spiegato le ragioni dell'acquisto di azioni Montedison da parte dell'Eni. « 11 legislatore ha comandato all'Eni di operare nella chimica attraverso le sue partecipazioni». Perciò «l'Eni da un lato ha svolto la sua azione attraverso l'Anic » (Azienda nazionale industrie chimiche) e «dall'altro, servendosi di altri strumenti », « ha aumentato la quota che le partecipazioni statali detenevano nella Montedison ». « Le autorizzazioni a suo tempo conferite escludevano esplicitamente che la partecipazione Eni in Montedison potesse essere puramente finanziaria ». L'Eni doveva invece « risolvere i gravi problemi della Montedison e del settore ». « E' stato possibile impostare una politica nazionale e aziendale volta a superare le difficoltà ». Ma « anche l'elaborazione d'un piano chimico non è sufficiente di per sé per determinare effettivamente gli sviluppi voluti». «Perché le indicazioni pubbliche si realizzino, è necessario che le imprese adottino comportamenti coerenti con il programma ». Però « è ben diffìcile ottenere tale impegno agendo sulle imprese dall'esterno ». E' invece necessario disporre « d'uno strumento che agisca sia dall'interno delle imprese sia direttamente sul mercato ». Infine « sul piano degli strumenti dell'azione pubblica la partecipazione nella Montedison è indispensabile perché l'Eni possa integrare con successo l'opera che già svolge attraverso l'Anic ». Il presidente della Montedison, Cefis, aveva detto dieci giorni fa alla Commissione: « Decida il potere pubblico sul ruolo della Montedison e degli altri operatori die utilizzano il denaro pubblico ». Girotti ha detto stasera che, in effetti, la decisione è già stata assunta da tempo: « La legge istitutiva dell'Eni prevede in modo esplicito che l'ente operi esclusivamente attraverso partecipazioni », e l'Eni, per l'appunto, possiede ora la partecipazione di maggioranza relativa della Montedison. Come intende l'Eni usare le sue azioni Montedison? « Non è immaginabile — ha detto Girotti — che l'Eni tenga un atteggiamento volto a frenare una delle sue partecipazioni per favorirne un'altra ». L'Eni cerca invece « il comune beneficio ». Un esempio? Ha proposto « la creazione di società paritetiche, con responsabilità imprenditoriali per i settori delle fibre e della farmaceu¬ tcttpdSpshfsR tica ». Per le fibre è già stato creato « con l'adesione di altri operatori e principalmente della Montedison» (51 per cento all'Eni) il «piano della Valle del Tirso», in Sardegna. Resta valida la proposta per i farmaci anche se la programmazione non ha ancora ben definito la sua formula della « farmaceutica sociale ». Per i problemi generali ( « la chimica deve avere un avvenire»), Girotti ha presentato i « conti » per tutto il settore chimico nazionale per i prossimi cinque anni, ai quali l'Anic contribuirà con 1020 miliardi d'investimento e 10 mila nuovi posti di lavoro. Gli investimenti di tutta la chimica italiana (in lire attuali) passeranno da 4960 a 9520 miliardi. Il fatturato da 3904 a 8020. Il « valore aggiunto » da 1389 a 3120. In quest'ultima cifra il « margine per i servizi del capitale» (cioè ammortamenti, utili e tasse) sale da 208 a 1240. Le « disponibilità per il costo del lavoro » da 1121 a 1880 miliardi. Le previsioni dell'ing. Girotti costituiscono il primo esempio in Italia di « compatibilità » aziendali pubblicamente esposte nei dettagli. Il margine per i lavoratori (cioè per la contrattazione sindacale) è questo: -t- 6,4 per cento l'anno in lire a valore corrente, calcolate in base a un tasso di crescita annua dei prezzi del 4,5 per cento. I prodotti chimici dovrebbero rincarare nella stessa misura. In termini reali, la disponibilità per i lavoratori (a meno di rodere il capitale con deficit consecutivi di bilancio) è dell'I,8 per cento l'anno. Il presidente dell'Eni ha affermato che il margine da utilizzare per i lavoratori potrebbe risultare superiore se, coi nuovi investimenti, si evitassero assunzioni. Ma — «decida il potere politico» — gli pare che la via migliore da seguire per l'aumento di questo margine sia d'indirizzare gli investimenti chimici, in modo coordinato (« come accaduto negli altri paesi europei»), verso i settori «più ricchi della chimica. Per farlo occorre soprattutto aumentare la ricerca scientifica per « inventare » prodotti italiani e « stabilire con cura » le dimensioni dell'azione pubblica. E' quanto il presidente Andreotti aveva chiesto di fare e stanno facendo gli uffici del programma. Giulio Mazzocchi f

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