Centrali elettriche e smog

Centrali elettriche e smog Le recenti polemiche sul "potere inquinante Centrali elettriche e smog L'uso degli oli e del carbone che alimentano le centrali e la polluzione atmosferica - Le percentuali di anidride carbonica sono tollerabili - La legge consente combustibili con concentrazione di zolfo superiore a quelli usati dai paesi esteri In materia di inquinamento dell'ambiente naturale si è detto molto e molto si continua a dire; spesso però i problemi sono trattati in forma qualitativa o — il che è certamente peggio — quantizzandone solo alcuni aspetti. Tipico è il caso delle recenti polemiche sul « potere inquinante » delle centrali che l'ente elettrico nazionale deve realizzare per far fronte alla domanda rapidamente ereI scente. Come è noto, l'Enel si è visto negare dalle autorità competenti l'autorizzazione alla costruzione dì una considerevole frazione degli impiantì, per cui attualmente i programmi sono in grave ritardo, basta poco, ad esempio un inverno particolarmente rigido, e le conseguenze si faranno sentire pesantemente. La ragione principale di questo stato di cose è legata all'inquinamento atmosferico da parte di un gas, la anidri- de solforosa (SO:), sempre presente nei prodotti di combustione degli oli e del carbone utilizzati per l'alimentazione delle centrali termoelettriche. La preoccupazione è senz'altro giustificata in quanto meno di una parte per milione di SO.- nell'aria è già sufficiente a provocare effetti sanitariamente sfavorevoli. Quello che viceversa non è giustificato è che a questa preoccupazione non segua un esame tecnico obbiettivo dei termini del problema: se così fosse, non potrebbero esserci dubbi sul fatto che la SO: prodotta dalle centrali elettriche rappresenta un contributo minimo della concentrazione di SO: al suolo. Le centrali italiane sono infatti responsabili di circa 1/6 della SO: totale artificialmente immessa nell'atmosfera e — cosa di gran lunga più importante — questo gas è scaricato attraverso alti camini e quindi trascinato dalle correnti per molte centinaia di chilometri. Né vale il discorso che questa tecnica di scarico altro non faccia che spostare la SO: da una zona all'altra, in quanto vari processi chimici, nonché gli effetti dilavanti delle piogge e l'assorbimento nei terreni contribuiscono a neutralizzare gli effetti dannosi del gas, inserendolo anzi nel ciclo vitale dello zolfo. Scarico a quota uomo Non così avviene invece per la maggioranza della SO: originata da altre fonti (in particolare dal riscaldamento domestico), la quale, essendo scaricata a « quota d'uomo » è in pratica responsabile dei livelli di pericolosità esistenti in varie aree italiane. Tipico esempio è il caso di Milano, in cui si brucia tanto olio combustibile quanto nella centrale termoelettrica di Ostiglia. con il risultato di avere una concentrazione di SO: al suolo 50-100 volte superiore Va notato a questo proposito che l'Italia, tra le nazioni europee, è quella che utilizza oli combustibili a più alta concentrazione di zolfo: la legge consente tenori del 3"'» o del 4"'a (a seconda delle zone e del tipo di utilizzo) mentre in altri Paesi le per- caa - centuali ammesse scendono anche sotto ì'1%. E' evidente che l'uso di oli a basso tenore di zolfo (BTZ) è il mezzo più diretto per ridurre le dosi di SO: nell'aria; comunque, secondo quanto detto prima, sarebbe logico riservare i combustibili Btz agli usi più « inquinanti » e non quindi alle centrali elettriche: a meno naturalmente di casi particolari, che in effetti l'Enel già prevede, come il perdurare in determinate zone di periodi meteorologicamente sfavorevoli. Altri prodotti Il discorso fin qui fatto sarebbe parziale se non si parlasse anche degli altri prodotti di combustione presenti negli scarichi delle centrali termoelettriche: si tritta in particolare degli ossidi di azoto, delle polveri incombuste e dell'anidride carbonica (CO:). Tra i primi conta soprattutto INO:, per il quale valgono molti dei discorsi già fatti per la SO.-, però con un grado di pericolosità notevolmente inferiore. Più serio invece il discorso sulle polveri, responsabili di attenuare le radiazioni solari anche del 15''b nei grandi centri urbani; da questa accusa però le centrali termoelettriche sono in pratica indenni, essendo il loro contributo alle immissioni di polveri sull'atmosfera pari a circa l'I'A di quanto prodotto da altre fonti. Per quanto riguarda la CO:, generata in effetti dalle centrali termoelettriche in grosse quantità, si teme che essa sia causa di un continuo aumento della temperatura della terra, per il cosiddetto « effetto serra »; secondo però i rilievi degli ultimi 30 anni, la temperatura media del nostro pianeta è in leggero declino per cui il fenomeno è di entità così modesta da essere mascherato da altri effetti più vistosi. In conclusione sì può dire che ver le centrali elettriche, sulle quali si è spesso sconsideratamente sparato a zero, non si può parlare di un contributo importante all'inquinamento del nostro ambiente naturale: ignorare questa verità non ci porterà a respirare aria pulita, ma ci porterà senz'altro a stare al buio. Andrea Scaroni 1 del ClM di Milana

Persone citate: Andrea Scaroni, Milana

Luoghi citati: Italia, Milano, Ostiglia