Oggi Nardi sarà messo a coaf roato eoa gli otto che videro l'assassino di Giampaolo Pansa

Oggi Nardi sarà messo a coaf roato eoa gli otto che videro l'assassino positivo, non è mai decisivo. Non si può basare un'accusa solo su una ricognizione personale. Un conto è l'avviso di reato, esso viene sempre fatto per mettere il cittadino inquisito nelle condizioni di difendersi. Ma da questo a proporre il Nardz come assassino di Calabresi, anche se con tanto di punti interrogativi... ». «Stiamo molto attenti — continua Riccardelli, con il suo solito tono pacato — i giornali stanno linciando questo tizio, e io sono molto seccato. Anche per questo da qualche giorno non mi sono fatto vedere da voi. Si è anda to molto, molto più avanti di quello che giustificano gli aiti processuali!». Passi di piombo, dunque, ed un'enorme cautela: « Fosse sempre avvenuto così... », si osservava stamane nel Importante passo nelle indagini sull'uccisione di Calabresi Oggi Nardi sarà messo a coaf roato eoa gli otto che videro l'assassino L'indiziato per l'omicidio del commissario verrà mostrato ad otto persone - Il questore e il magistrato sono cauti: "Il risultato d'un confronto non è mai decisivo" - Il nome del Nardi Ggura nell'elenco dei 21 presunti aderenti alle Squadre d'azione Mussolini, scoperto in casa d'un estremista di destra - Gli uccisori di Calabresi seguivano le mosse del commissario intercettando la radio della polizia (Nostro servizio particolare) Milano, 25 settembre. Chiedo al questore di Milano: in questi ultimi cinque giorni, da quando Gianni Nardi è stato preso alla frontiera con i suoi amici, sono stati fatti dei passi avanti verso la scoperta dell'assassino di Calabresi? Allitto riflette qualche istante, poi risponde: « Non credo che si possa dire che sono stati fatti dei passi avanti, a meno che io sia all'oscuro di avvenimenti che conosce solo il magistrato a cui e affidata l'indagine: il che è anche possibile, io non posso sapere tutto ». Chiedo ancora: domani mattina Nardi sarà mostrato ad un gruppo di testimoni, può essere la giornata decisiva di tutta questa storia? « Se domani faranno la ricognizione in carcere, credo che la giornata abbia la sua importanza... ». Dico al questore: lei mi sembra scettico. Allitto si allarma: «Perché scettico? Chi dice scettico?». Allora diciamo che il questore di Milano è molto cauto, e più che mai attento a non scoprirsi, a non fare previsioni. Anche più cauto è Riccardelli, il giovane sostituto procuratore, che da mesi avanza a tentoni in quel mare di nebbia che è il «caso calabresi». Il magistrato con¬ ferma che domani mattina, alle 10,30 nel carcere di San Vittore, Nardi, confuso in un gruppetto di giovani che gli somigliano, verrà mostrato ad otto testimoni, che, in un modo o nell'altro, la mattina del 17 maggio, si trovarono di fronte al killer, che abbatteva il commissario. Ma detto questo, Riccardelli mette le mani avanti: «Stiamo attenti, però...». Parliamo al telefono, e io sento la sua voce molto lontana, con curiosi rumori di fondo. Gli domando se per caso non ha l'apparecchio control lato. Lui risponde, forse sorri-dendo: «Da alcuni giorni ilmicrofono mio non funziona\ molto bene... ma non credoì sta un controllo». Riccardellconsiglia cautela: «Il risultato \ d'un riconoscimento è sempredifficile da valutare. Il ricol noscimento, anche quando è gruppo dei cronisti che attendevano il questore. Una cautela a cui il cittadino Nardi ha, come tutti, diritto, anche se la sua figura già poco limpida (la mania delle armi, la sua perizia di « pistolero », gli esplosivi nascosti nella Mercedes e «conditi» con foto di Hitler ed epigrafi mussoliniane) diviene via via sempre più inquietante. Oggi, infatti, è venuto fuori un tassello di notevole rilievo per chi tenta di ricostruire la figura del giovanotto: U suo nome figura nell'elenco dei ventuno presunti appartenenti alle «Sam» scoperto in febbraio nella casa di un altro « duro » di estrema destra. Inutile rievocare qui la storia delle «squadre d'azione Mussolini»: quattordici attentati a Milano fra il 16 aprile 1971 e il 20 febbraio di quest'anno, molte azioni intimidatorie, forse altri colpi non «firmati». Bombe rozze, ma pericolose, innescate da manovali del nostalgismo che si autodefinivano «soldati» impegnati ad esprimere «in termini di attività militare un preciso disegno politico ed ideale fascista». Alcuni di loro sono finiti in carcere: come Angelo Angeli, detto «golosone», o Dario Panzironi, che aveva scelto come nome di battaglia «Himmler»; o Giancarlo Esposti, maniaco di esplosivi. Proprio in casa dell'Esposti i fu trovato quell'elenco con i nomi dei 21 «soldati» neri. ! C'era anche quello del Nardi? \ "Sl- sembra che ci fosse assie ' me ad altri- 1ra cui due volaa I r' delinquenti», ha risposto ' stamane H questore. E sem Pre in oasa dell'Esposti stava 111 cifrario che è servito in Questi giorni per leggere i due ! documenti scritti in un sem Pbeiotto linguaggio conven : zionale, e scovati alla frontie ra nella «Mercedes» di Nardi e Stefano. Ho chiesto al que- eIi store se erano documenti politici o, diciamo così, operativi. «Operativi», ha risposto Allitto. E pare che in quelle carte fossero descritte azioni diversive da compiere all'è i sterno del carcere di San Vit 1 tHre e in altre zone di Milano, Per facili; are l'evasione di Esposti e di Roberto Rapetti, : l'assassino del benzinaio di : piazzale Lotto. Saputo tutto questo, e ricordando che dal 3 marzo al 5 maggio 1972 Nardi aveva i vissuto nei carcere di Ascoli 1 Piceno per detenzione di armi ! per un attentato, era logico j che stamane qualcuno di noi I chiedesse se il giovanotto al I volante dell'auto imbottita i d'esplosivo fosse stato inquii sito per le bombe delle 1 «Sam», se qualcuno avesse in1 dagato a fondo sulla sua figui ra, se dopo l'assassinio di Can- labresi l'occhio della giustiziaa si fosse posato anche sui «pi e stoleros» di destra. Il questoe re ha risposto che per le bonia he «Sani» era stato fatto tuta- to il possibile («voi sapete coa me e scrupoloso Allegra, il ca .pò della politica»), ma chee- evidentemente, se Nardi non n era stato rinviato a giudizio e per gli aft-ntati, è perché » magistrati non avevano trovae to prove sufficienti. i Quanto alla direzione delle indagini per Calabresi, Allittoi- : ha esclamato: «L7to' dettoi- Vito ripetuto e lo ripeto ch»- l'inchiesta è stata indirizzatan in tutti i sensi Voi mi doveti credere vivaddio! Certe espea rienae noi cerchiamo di non a rifarle più» Adesso in questi indagine N'ardi c'è affondatuò sino al collo. Vedremo comine uscirà: se da semplice terun rórista nero oppure da «kila ler» del p-u misterioso delittsi- politico del dopoguerra. Sull[sua . cazi ne terroristica g elementi ormai sono molti e concreti. A cominciare da quel suo incredibile passaggio di frontiera con pistola calibro 38 ed esplosivo. Quanto alla parte che potrebbe avere avuto nella morte di Calabre, si, mi pare invece onesto dire che, a meno di sorprese nelle ultime ore, le domande che aspettano risposta sono ancora molte. «Le indagini si/l terrorismo nero — mi aveva spiegato qualche mese fa un magistrato che si occupava proprio delle Sam — sono sempre difficili. Nel sottobosco dell'estrema destra le azioni di violenza possono avere radici diversissime: vendetta personale, lotta di clan, provocazione, lavori su commissione...». Calabresi può essere stato ucciso per provocazione o per «conto terzi»? L'ambiente a cui sembra appartenere Nardi era in grado di concepire ed attuare un delitto perfetto ed atroce come quello di via Cherubini? Oggi si è addirittura detto che là radio trovata sulla «125» blu, rubata e utilizzata per l'assassinio, era stata «adattata» per intercettare i messaggi della polizia e cogliere così il momento in cui il commissario fosse stato privo di scorta. Altre fonti, invece, sostengono che la radio, una «Tobisonic» giapponese, era già in grado di per sé, come tanti altri apparecchi, di «sentire» la centrale della Questura. Una radio «innocente», dunque, come del tutto innocente e casuale è il fatto che il dirigente di azienda proprietario dell'auto rubata sia primo cugino di un noto personaggio di estrema sinistra oggi defunto. Delle parentele nessuno ha colpa, e, com'è prematuro parlare per il caso Calabresi di «pista nera», una parentela non basta per far diventare quella pista da «nera» a «ros- saB' Giampaolo Pansa

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