Adesso in Usa rifiutano la laurea di Mimmo Candito

Adesso in Usa rifiutano la laurea PER I GIOVANI È L'ANNO DELLA "DISERZIONE STUDENTESCA Adesso in Usa rifiutano la laurea Molli i posti liberi nelle Università: le alte tasse, le difficoltà d'impiego, il richiamo ancestrale della "strada" allontanano dagli studi , (Nostro servizio particolare) Boston, settembre. Quest'anno, nelle università americane resteranno posti liberi. Non era mai successo. « E' il pili drammatico collasso nella storia della scuola », ha detto un professore della i New York University. E Henry Lachancc, decano ilei Pier ce College, New Hampshire: « Solo ora ci stiamo accorgendo clic il boom universitario degli Anni Sessanta era costruito sulla sabbia ». A luglio, su otto milioni e mezzo di posti disponibili, più di cinquecentomila erano ancora open, liberi. A settembre, ce ne sono ancora più di centomila. Il solo New Hampshire, lo Stato più colto, ne offre quasi 10 mila. Dice il rettore di Harvard: a I giovani oggi hanno un modo affatto nuovo di considerare il valore della laurea ». Una vigne! ta che ha divertito molto i bostoniani mostra un professore che, in tocco e toga, cerca invano di richiamare l'uttdizione di due giovani: gli sbandiera sotto il naso un diploma di laurea; i due, in ■jeans e barbona, passano guardando con occhi che ammiccano. Le università stanno rivedendo frettolosamente gli ambiziosi programmi degli Anni 711. 11 rapporto della Carnegie Commission sull'istruzione superiore ammonisce che ne va di mezzo la soprav; vivenza stessa delle universi¬ tà: in questi dieci anni le spese debbono essere drasticamente ridotte di 111 miliardi di dollari. Lo sgocciolamento si era iniziato già negli ultimi anni. Adesso é giunta la crisi. La situazione economica del Paese e la nuova legge sull'arruolamento le hanno dato un contributo decisivo. «Il mio numero non sarà più chiamato, lo Zio Sani ormai mi ha fuori dai piedi: c allora, perché dovrei andare all'università se. non mi serve più per evitare il Vietnam?» ha dichiaralo un ragazzo al Sunday Herald. Nel campus silenzioso della Chicago University, un piccolo Cummings ha affisso un cartello: c'è la faccia dello ic Studente », e una sola parola, Wanted. Ricercalo. f reclutatoti Un terzo delle grandi società che inviano loro osservatori nei cumpuscs a intervistare laureandi, ha semplicemente cancellato gli appuntamenti. Un'università prestigiosa come quella di Stanford ha visto il numero dei « reclutatori » ridursi da 450 a poco più di 150. Un'altra causa della riduzione degli immatricolati è il livello semine più alto del le tasse universitarie. Dico no molti giovani americani: « Perché spendere i'O mila dollari al college e poi, alla fine, correre il rìschio di re¬ stare disoccupato? E' meglio iscrivermi a un sindacato e trovare subito un lavoro: i 20 mila dollari, così, li guadagno, non li spendo ». Il governo federale sta intervenendo decisamente: un nuovo programma di borse di studio di 1400 dollari l'anno si accompagna ad un piano di assistenza ai vari Stati, per l'incremento delle forme di aiuto agli studenti. L'intervento federale riguarda anche, per la prima volta, le università. La crisi non è solo degli studenti, ma anche dei collcges. La New York University, per esempio, lo scorso anno ha avuto im deficit di 10 milioni di dollari; quest'anno potrebbe superare anche i 15 milioni. Il 72 per cento dei rettori intervistati dall'autorevole Christian Science Monitor ha di chiarato che la maggiore preoccupazione è « la situazione finanziaria ». Le tasse studentesche, infatti, coprono solo in misura minima le spese delle università: circa il 20 per cento. Al resto, provvedono donazioni di privati, enti e società interessate ad ave re un mercato di laureati, j La crisi economica in corso ha ridotto pesantemente que| sii contributi. Il sistema universitario ame ricano si basa su un migliaio di collcges riconosciuti e qualificati (altrettanti, poi, so-no quelli privi di ogni se- lieta): di essi, la maggioran- I za è costituita da università private. E sono queste soprattutto che subiscono gli effetti della congiuntura negativa. Incapaci di sopportare la concorrenza delle meno costose università pubbliche, perdono a loro vantaggio migliaia di iscritti. Negli ultimi anni, 120 piccole università private j sono state costrette a chiudere; altre 251 potrebbero farlo entro il 11180, se le cose non cambiano. Dunque, un netto taglio delle spese. Che vuol dire anche contrazione dei programmi e riduzione nel numero dei docenti. Ma l'insegnamento « personalizzato », basato su un rapporto reale tra il docente e lo studente, e sempre stalo il simbolo delle università private americane, con un organico di professori molto più ampio delle uni- sanqmversità pubbliche. Alcuni col-1 leges hanno sempre vantato j con orgoglio le loro classi costituite da otto o dieci studenti per ciascun docente. L'Anderson College, Indiana, sposta ora questo rapporto a un professore ogni 20 allievi: i( I colleges che restano al di qua di questa linea non han- ; no un lungo futuro», ha di-j chiarato con amarezza Robert H. Reardon, rettore. Charfie De Rocher, 19 anni, gran ciuffo biondo, è un ragazzo incontrato sulle strade della California. Quest'an¬ no ha terminato la high 1 school. ha preso la maturità, I j mentt si direbbe in Italia. Potrebbe andare all'università. Dice di no. E' stufo di avere fatto quindici anni ininterrottamente sui banchi di scuola, ora vuol guardarsi intorno: «Voglio vedere come è il mondo, voglio vivere con la gente, voglio sapere quale è verala mia vocazione». Mobilità sociale A noi europei appare sorprendente questo spirito di ricerca condotto al di fuori delle strutture scolastiche. On the road, sulla strada, ci sono invece migliaia e migliaia di ragazzi come Charlie. Senza seriosità, con convinzione. E' uno degli aspciti più affascinanti della realtà americana. Trova una sua lontana origine nella mobilità sociale che lo sconfina tu panorama geografico degli 1 States sollecita e mitizza; ri j Ceve forza dall'effetto molti- ; j n plieatore della controcultura. la nuova ideologia giovanile che, pur assorbita dal sistema, spinge alla ricerca di un nuovo modo di essere nel hi società. « E' giusto che sia così — l dice Van Halsey. che dirige l'ufficio matricole allo Hamp shirc College, Massachusetts! — i ragazzi debbono farsi una loro esperienza, al di | fuori del mondo accademico. A! loro ritorno, sono più consapevoli. Ed è un'autentica ventata di aria fresca per ti campus ». Nel palazzo dj l ! | della Student Union, alla Boston University, centinaia di piccoli annunci offrono lavoro a volontari, negli ospedali, nelle fattorie, nella lotta agli alcolizzali. Queslo bisogno di esperienze è dunque avvertito non solo dai giovanissimi, ma anche da coloro che si trovano già all'università. Alla Yale University, non più della metà dei nuovi iscritti finirà gli studi in corso: si sa già che tutti gli altri interromperanno, prima o poi, lo studio per dedicarsi « a fare esperienze»; poi torneranno. Una ricerca congiunta di tre tra le più prestigiose unij versila — Harvard, Yale e Princeton — incoraggia i giovani a cercare « la strada ». « Molli — dice Robert Jay (iinn ir., direttore di un istituto ad Harvard — vengono all'università senza sapere ancoru cosa vogliono esattamente. Lo scorso anno, su litui studenti laureati, soltanto IT hanno scelto un impiego nell'industria o 'nel mondo degli affari. Gli altri hanno detto che si sarebbero guardati intorno, poi avrebbero deciso ». Passeggiando nello Harvard Yard, un vecchio professore ci diceva: « Ilo pia studenti che ninno in India di quanti vanno a cercarsi un lavoro ». bl non sembrava molto dispiaciuto. Mimmo Candito

Persone citate: Carnegie, Cummings, Henry Lachancc, Robert H. Reardon, Robert Jay, Rocher, Stanford, Van Halsey