Dal loquace Sant' Agostino a un matematico dimezzato di Ugo Buzzolan

Dal loquace Sant' Agostino a un matematico dimezzato LE ANTEPRIME PER IL PREMIO ITALIA Dal loquace Sant' Agostino a un matematico dimezzato "Agostino d'Ippona" di Rossellini e "Non ho tempo" di Ansano Giannarelli La breve rassegna dei film | netelevisivi italiani inediti, che \ essi tiene all'Auditorium della Rai in occasione del Premio Italia, si è aperta con Agostino di Ippona di Roberto Rossellini ed è proseguita con Non ho tempo di Ansano Giannarelli. Cominciamo con Agostino. il schmglsachchstUn discorso, purtroppo, non \ mfacile e non piacevole. Do-1 copo quelle di Socrate e di Pa- j d'scal, Rossellini ha voluto af-1 svfrontare la figura di Sant'Ago- \ sestino, mostrandoci in una pel- icìilicola che dura due ore al- i racuni anni drammatici della \ ratum tifn r. ^ ,- j ,, i stmila n'r?P rt-da,"a n0'\demina a vescovo di Ippona, tìeM*jnS .Settentrtonale- nel i moi)5. Abbiamo detto anni I vodrammatici: la Chiesa è di-' laniata da eresie e lotte intestine violente, dilagano corruzione e disordine, l'autorità centrale è impotente, l'impero scricchiola sotto le inalzate dei barbari che mettono a sacco Roma. A questo si aggiunga la crisi economica, I la miseria, la fame, la delin- j quenza per le strade. \ Eppure, curiosamente, il \ film non è drammatico. Tutti questi avvenimenti giungono allo spettatore — come dire? — attutiti e sbiaditi attraverso un fiume ininterrotto di parole. L'azione, in prefica, non esiste (i fatti «avventurosi » di Agostino — Il periodo cartaginese di amori e di crapula, il manicheismo, il viaggio in Italia, l'incontro a Milano con il vescovo Ambrogio, la conversione, la morte della madre, il ritorno in Africa con ardenti propositi di apostolato — sono già accaduti, sono già alle spalle, lontani): esiste quasi soltanto il dialogo cui è affidato il compito anticinematografico di rievocare i trascorsi e di mandare avanti I quello che impropriamente chiameremo racconto. Parole, parole, ponderose, \ sagge, ispirate, ma parole. Una predica dietro l'altra, dal principio alla fine, per due ore. Agostino sentenzia di continuo, termina in crescendo, ma, spento lo schermo, non resta di lui, ci sembra, che il ricordo di un brav'uomo, bonario e zelante, parlatore infaticabile e incontenibile, affaccendato nelle beghe con i Donatisti, nemico del mondo classico pagano (ivi compreso il sublime Lucrezio con il « De rerum natura ») e non il grande Agostino, il pensatore intransigente (per cui la salvezza dell'uomo è dovuta alla scelta divina ossia ad un atto di predestinazione per cui ci sono uomini eletti e uomini condannati), lo scrittore delle « Confessioni » e di quell'opera monumentale che è « De civitate Dei ». un pilastro, comunque lo si voglia considerare, della cristianità. Si potrà obbiettare che Rossellini ha inteso ritrarre umilmente Agostino attraverso la piccola esistenza quotidiana. Ma nemmeno questa c'è. Ripetiamo, sono le prediche e le discussioni che dominano. L'immagine ricorrente è quella di alcune persone che ascoltano un'altra persona che parla. E in questo immobile mare magno di parole naufragano, a nostro avviso, le ambizioni di affresco storico e soprattutto gli sforzi per un apocalittico aggancio di attualità (corruzione, sbandamento morale, carenza dell'autorità, affievolì mento del sentimento religio- so ecc. ecc.). Basti dire che non riusciamo inquadratura a citare una cie ci abbia ' colpito Forse una viuzza co- Sciata da un muro; forse una strada di campagna che allunga tra ruderi erbosi ' 1 ' - fi che dà un profondo senso di desolazione. Ma è poco, troppo poco. Il ritmo e lentissimo, la recitazione c appena volonterosa, il faccione del capelluto protagonista non cambia mai. Ogni rispetto e ogni reverenza a Rossellini, cui va riconosciuto il merito di essersi dedicato con giovanile entusiasmo e fede assoluta al cinema tv didattico, dove ha dato un'opera straordinaria La presa di potere di Luigi XIV, e sequenze eccellenti negli Atti degli Apostoli e ne L'età del ferro. Ma atti veramente non ci siamo. Un film chiuso, greve e noioso come questo Agostino, dove tutto — personaggi e principii -eviene enunciato quasi si fosse ad una coni, renza o a una tavola rotonda in tv- non pu0 cost*mre in nessun modo un efficace veicolo di informazione e divulgazione. Chi già ne saleva qualcosa, se ne va fra stornato e perplesso; cu non ne sapeva nulla, seguita, più r7meno nella sua ignoranza leTctè nonostante torrenti di loquela, si sorvolano o si tacciono aspetti fonda meni a della figura e dell'opera m Aaostino. Dobbiamo vedi fo come un film edificante 1 rrìo rivolto essenzialmente olla parrocchia? Ma anche in onesto caso avremmo fior, Tubo?: davanti ad un serrno- ne che sema guizzi e senza estri si protrae cos'i a lungo, il piU devoto dei fedeli rischia di addormentarsi. Sempre cinema didattico, ma di ben altro tono e piglio Non ho tempo di Ansano Giannarelli. un regista che si è messo in luce qualche anno fa con Sierra Maestra, un film politicamente molto impegnato, presentato con buon successo nei locali d'essai. Non ho tempo, pur svolgendosi nella Parigi del secolo scorso, segue la linea cìi Sierra Maestra: è un'ope. ra didattico-polìtica che nar rat la folgorante e tragica csi stenza di Evansto Galois, uno dei precursori e fondatori tìeUe bclsi dcUa matematica moderna, repubblicano e ri- I voluzionario, acerrimo n'emi- co della restaurata monarchia e dei suoi sistemi antipopolari e repressivi, morto in duello nel maggio del 1832, poco più che ventenne. Giannarelli ha colto al volo il passaggio tumultuoso dell'incredibile meteora e lo ha collocato in un preciso contesto culturale e storico, realizzando — da quel che abbiamo potuto vedere e sentire — un film estremamente aperto, in cui è incessante l'alternanza senza fratture di realtà e di finzione e dove la carica polemica è forte e perentoria (la sceneggiatura porta significativamente la firma di Edoardo Sanguineti e la consulenza scientifica è di Lucio Lom bardo Radice). Ma il pubblico convenuto tore e per tutti. Recensiremo ti//'Auditorium ha trovato due sgradite sorprese: primo, la pellicola era, non si sa perché, in un'edizione per tre quarti doppiata in inglese; secondo, essendo la durata del film di tre ore, la Rai ha giudicato con paternalistica autorità che lo spettacolo fosse troppo lungo e ha offerto soltanto mezza pellicola: procedura insolita per una rassegna, imbarazzante e diremmo offensiva per l'au- Non ho tempo quando comparirà completo sul video. Se mai comparirà. Domani riferiremo di Indagine su una rapina di GianPietro Calasso, terzo film in repertorio, proiettato ieri sera. Ugo Buzzolan

Luoghi citati: Africa, Indagine, Italia, Milano, Parigi, Premio Italia, Roma, Sant' Agostino