Ora in sciopero persino gli impiegati della dc

Ora in sciopero persino gli impiegati della dc Le sedi senza commessi e autisti Ora in sciopero persino gli impiegati della dc Protestano perché non ricevono aumenti - L'agitazione interessa direttamente il segretario amministrativo - Intanto Forlani sembra orientato a convocare il congresso de per febbraio - I democristiani sono favorevoli al "referendum" , - - n i a ¬ lai nostro corrispondente) Roma, 20 settembre. Il segretario della de, Forlani, tornando a Roma si è trovato di fronte allo sciopero del personale addetto alle sedi del partito, al referendum, alla decisione per la data del congresso nazionale. Lo sciopero degli impiegati, degli autisti, dei commessi della democrazia cristiana interessa direttamente il segretario amministrativo Micheli (i dipendenti protestano perché da troppo tempo non hanno aumenti, Micheli ribatte che non sa dove trovare i sol- I di) ma assume un aspetto politico perché ripropone il problema del finanziamento dei partiti. Per quanto riguarda il referendum è possibile che si 1 facciano tentativi per evitar- j lo, ma senza convinzione. Andreotti ha fatto sapere che il governo è fuori, ma ha ri-1 cordato che l'accordo del novembre scorso sulla proposta di legge di un divorzio-bis che poi venne chiamata « Carettoni » dalla senatrice proponente, fu giudicata da numerosi costituzionalisti insufficiente per annullare la I consultazione popolare. Una nuova legge che modificasse, | quanto si voglia, il divorzio, ma non lo abolisse, continuerebbe a rimanere oggetto di referendum. A parte questa considerazione, che trova i suoi oppositori come tutti i problemi giuridico costituzionali, ce n'è una seconda che ha un peso politico rilevante. Una qualsiasi proposta sul divorzio troverebbe contrari in Parlamento i missini; la democrazia cristiana come si comporterebbe? Se votasse con i missini sarebbe accusata di j accettare i loro favori con ripercussione sul governo, se si astenesse (non diciamo se votasse a favore di una legge prò divorzio, anche se migliore dell'attuale) come sarebbe giudicata dalle masse cattoliche più intransigenti? Nell'un caso e nell'altro finirebbe per uscirne male. Per questo i democristiani sono favorevoli al referendum. Anche i repubblicani sono convinti sia « inevitabile nella situazione politica presente ». e che porrà di nuovo di fronte laici e cattolici «in una ennesima battaglia per le libertà civili». Il referendum, era stato detto, potrebbe spostare ìa data del congresso democristiano, invece la segreteria pare decisa a convocarlo a fine febbraio. Strettamente legato al congresso de è il problema del governo: le sinistre del partito non vorrebbero andarvi con il governo di centro, nel timore che Andreotti ne esca rafforzato. Ma ci sono, oggi, alternative ad un governo I con i liberali? I socialisti dicono di si, ma sono divisi su] come: mentre i demarti- i niani affermano che, se An-1 dreotti cadesse, sarebbe as-1 sunogogo«pacmmFonasitubovepacocara surdo che il psi dicesse di non poter andare subito al governo, i manciniani sostengono che è necessario un «ponte» et sono disposti ad accettare anche un tripartito, mentre prima erano per un monocolore. Il manciniano Fossa oggi invita Moro, Donat-Cattin, Saragat « che desiderano porre rimedio all'attuale stato di cose » a « imboccare la strada di un governo senza i liberali che prepari le condizioni per un franco e costruttivo discorso tra cattolici e socialisti ». Andreotti sembra non curarsi delle polemiche: oggi ha ricevuto i ministri Gonella, Coppo, Matteotti, Scalfaro. Con Gonella ha discusso della riforma dei codici, invitandolo a serrare i tempi (la riforma è più che mai urgente, basta il « caso Valpreda » a dimostrarlo). Con Coppo si è occupato in particolare degli zuccherifici: c'è una situazione allarmante nelle campagne per la consegna delle barbabietole, i contadini sono esasperati e il governo vuole risolvere al più presto questa vertenza, che si aggiunge minacciosa alle troppe rimaste aperte. g. tr.

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