Elettrotecnica "sicura" di Vittorio Re

Elettrotecnica "sicura" Affidabilità degli impianti e progressi nelle costruzioni Elettrotecnica "sicura" Rischio di folgorazione, spese ingiustificate, circuiti irrazionali - In Italia esistono 30 mila negozi di elettrodomestici, 7 mila ditte si occupano di installazioni industriali e civili - Quanti sono qualificati dal punto di vista della sicurezza - Necessità di controlli che impongano una più precisa osservanza delle norme Cei Come sono realizzati gli impianti elettrici in Italia? « Il più delle volte male », dice ring. Pasquale Castellazzi, presidente dell'Albiqual .lombardo (Istituto dell'Albo delle ditte installatoci qualificate). Nel nostro paese ci sono oltre trentamila negozi di elettrodomestici, altrettanti potenziali elettricisti, in quan. to l'acquirente di un elettrodomestico « bianco » ne esige quasi sempre l'installazione. Solo nelle case di recente costruzione gli impianti elettrici e idraulici sono predisposti per accogliere i vari tipi di elettrodomestici, negli altri casi si ricorre spesso ad adattamenti di dubbia razionalità. Le ditte grandi e piccole che si occupano di impianti elettrici, industriali e civili, sono circa settemila. Di queste, meno di cinquecento sono iscritte agli albi degli installatori qualificati (poco più di duecento in Piemonte ed altrettante in Lombardia, una sessantina in Liguria). L'adesione all'albo impone la osservanza delle norme Cei (Comitato Elettrotecnico Italiano) e delle disposizioni legislative (in particolare il d. p. r. 547 e la legge 186 del 23-3-1968); ne consegue che tali aziende non possono competere con i prezzi praticati dagli installatori poco scrupolosi nei riguardi della normativa vigente. Dei tre albi dianzi citati quello più attivo è l'Irpaies (Istituto per la Formazione e la Tenuta dell'Albo degli Installatori Elettricisti Specializzati) che riunisce le ditte piemontesi. Esso pubblica un giornale di informazione e diversi manuali pratici, estremamente utili per gli installatori. L'Albo nazionale Lo scorso anno fu predisposto un progetto di legge per l'istituzione dell'Albo nazionale delle imprese artigiane ed industriali che esercitano l'attività di installazione di impianti elettrici (di ali e bassa tensione), teleio ki, di sollevamento, idrici, sanitari e similari. L'iniziativa non ebbe seguito per lo scioglimento delle Camere. Oggi siamo quindi ancora in alto mare anche perché in pratica nessun ente controlla gli impianti elettrici. Dovrèbbe farlo l'Enel? Non rientra nei suoi fini statutari. Inoltre, con l'entrata in vigore della legge 186 sarebbe costretto ad assumersi responsabilità civili e penali a non finire. Infatti, ai commercianti ed agli installatori veri e propri, si deve aggiungere un numero imprecisato di «clandestini», operai che prestano regolarmente la loro opera presso aziende o enti, e che a tempo perso arrotondano lo stipendio assumendo lavori in proprio. Sfuggendo a qualsiasi onere fiscale possono praticare prezzi che sarebbero fallimentari per le aziende. Sul fattore «competenza» è meglio sorvolare. In questa situazione tutt'altro che rosea si è svolto recentemente a Milano il «Convegno Ticino per una elettrotecnica moderna». Tema di base è stata la sicurezza negli impianti elettrici e l'avanzata tecnologia raggiunta nelle apparecchiature elettriche. Vi hanno partecipato numerosi ingegneri ed architetti, installatori e grossisti di materiale elettrico, dando vita ad un dibattito sui principali problemi che ruotano attorno al settore. Per quanto concerne le apparecchiature è stato confermato il concetto di modularità che consente di realizzare diverse combinazioni di apparecchiature su un'unica piastra (interruttori, pulsanti, fusibili, prese) pur contenendo gli ingombri in minimi spazi. I traguardi raggiunti nell'affidabilità e nella sicurezza consentono di valutare positivamente la produzione dei principali costruttori (del resto è confermato dal flusso delle esportazioni). I "clandestini" L' azione svolta dall' IMQ (Istituto del Marchio di Qualità) ha contribuito notevolmente a regolare il mercato fino a poco tempo addietro inflazionato da materiale di infima qualità. Non è detto che sia completamente sparito dalla circolazione, ma si nota una maggiore sensibilità da parte degli acquirenti verso prodotti di un certo livello. Lo si è visto nel caso specifico delle prese e delle spine, dove quelle denominate di sicurezza hanno ottenuto una buona affermazione. Purtroppo esse hanno portato a taluni inconvenienti agli effetti della unificazione. Se si acquista un elettrodomestico con una spina « normale » questa dovrà essere sostituita con un'altra che si «-adatti» alla presa esistente. Ciò può dar luogo a parecchi guai qualora l'operazione sia effettuata da persone non esperte (scambio del filo di fase con quello di ttqcsdEccftzvcrscc terra). Ricorrere ad «adattatori » annulla lo scopo per il quale sono state previste. L'inconveniente è maggiormente sentito negli alberghi (presa destinata al rasoio elettrico). Esistono comunque soluzioni che conciliano la sicurezza con l'intercambiabilità. Ottimi progressi sono stati fatti nel campo degli interruttori automatici per la protezione degli impianti dai sovraccarichi e dai cortocircuiti. Lo stesso dicasi per 1 relè differenziali. Il principio sul quale si basano è semplice: premesso che la corrente che percorre il conduttore di « andata » è eguale a quella del filo di « ritorno », è ovvio che se tocchiamo inavvertitamente uno di essi, o una qualsiasi parte metallica alla quale uno dei due fili è allacciato (prese, portalampade o virola della lampada), una parte della corrente si scaricherà attraverso il corpo dando luogo ad uno squilibrio tra i due valori, tale da far intervenire tempestivamente i dispositivi predisposti alla disinserzione dell'interruttore generale, evitando così folgorazioni. L'impiego di tali relè non esime l'installatore dalla realizzazione di una efficace rete di messa a terra delle carcasse metalliche degli elettrodomestici, normalmente non in tensione, ma che possono esserlo per difetti di isolamento o per altri guasti. 1 marchi "MQ" Realizzare un impianto elettrico non è comunque un'impresa trascendentale, soprattutto oggi con il materiale di cui si può disporre. Più difficile realizzare un impianto a « regola d'arte » se non si conoscono le norme Cei. E qui il discorso ritorna inevitabilmente al grado di preparazio¬ ne degli installatori, regolar; o « clandestini ». Sarebbe comunque ingiusto riversare esclusivamente su di essi la responsabilità di tanti impianti eseguiti in dispregio delle più elementari norme di sicurezza. Non si può infatti dimenticare la « vocazione » che è in molti di noi di apportare varianti agli , impianti esistenti, spesso con mezzi di fortuna od all'insegna del risparmio. Il più delle volte non succede nulla, ma è sempre un grosso rischio perché con l'elettricità non si scherza. Vittorio Re

Persone citate: Castellazzi

Luoghi citati: Italia, Liguria, Lombardia, Milano, Piemonte