Il nostro agente a Treviso di Giampaolo Pansa

Il nostro agente a Treviso Viaggio nel Veneto ''bianco,, dalle macchie "nere,, Il nostro agente a Treviso Giovanni Ventura (accusato con Franco Freda della strage di Milano) dice d'essere stato l'agente di una centrale legata anche alla Cina e che mira a sottrarre l'Europa al bipolarismo Usa-Unione Sovietica - In una banca sono stati scoperti un elenco di nomi e i rapporti del servizio d'informazioni pcr il quale Ventura avrebbe lavorato - Il ruolo d'un misterioso personaggio - Come avvenne il contatto con Freda (Cai nostro inviato speciale) Treviso, settembre. « Lei adesso riderà, ma Ventura, nella sua cassetta di sicurezza a Montebelluna, aveva anche l'elenco completo degli agenti del servizio segreto americano, si, della Cia, che lavorano in Italia, con qualche nome di informatori del Kgb russo... ». In questa vecchia casa trevigiana, la notizia non dà più emozioni. Un amico di Ventura sospira: « Del resto, prima di finire dentro, il povero Giovanni doveva stampare una storia della Cia, di un certo Ferrieri ». E com'è questo elenco? L'amico ci pensa, poi risponde: « Corto non sarà. Ci sono nomi e cognomi, aggiornati al 11)68 ». Possibile? Lei lo ha visto? « Io no. Però l'avvocato X di Milano lo ha visto ». ( « Storie — mi dirà l'avvocato X —, mai visto niente »). Dov'è oggi l'elenco? « Dovrebbe avercelo il giudice D'Ambrosio, assieme a tutti i rapporti riservati che Ventura riceveva dal servizio d'informazioni per il quale lavorava. Per ora, non sono stati depositati nella cancelleria del tribunale. Quando ciò avverrà, e una volta cessato il segreto istruttorio, tutto sarà pubblico: lista e nomi ». E se non vengono depositati? « Dovranno essere dissequestrati e restituiti a Ventura. E lui potrebbe pubblicarli, mettere fuori tutto ». Ma non passerà dei guai a farlo? « Più guai di oggi... Che cosa può importargliene, ormai? ». Treviso dorme sotto una pioggia che la infradicia e la precipita in un autunno fatto di grigi silenzi. Per questa città, per questo Veneto bianco dalle troppe macchie nere, la vicenda dell'editore rimasto impaniato {n una delle piste di piazza Fontana puzza ormai di vecchio. Eppure, a molti sembra una storia non ancora conclusa, una- storia piena di sorprese a cominciare da quel protagonista irrisolto, indecifrabile, dalle mutazioni continue: prima cattolico tradizionale, poi fascista « duro », quindi uomo di sinistra, infine agente segreto in contatto con l'Est comunista. « Sì, il nostro agente a Treviso — mormora un amico, in un soprassalto di empietà —; prima o poi, ci scapperà il film ». Se quel film lo faranno, dovremo vedercelo tutti, perché sarà un? storia esemplare di questa : aa ormai fitta di troppi .isteri, un Paese in cui la gente comune non si ritrova più e capisce sempre di meno. Io, ad esempio, ho capito poco di quel servizio segreto per cui Giovanni Ventura dice di aver lavorato. Chi lo assiste nei suoi guai con la giustizia parla di « una centrale d'informazioni politiche a livello mondiale ». Chiedo altri lumi e suscito moti di impazienza: « Di una sinistra non legata all'Urss, ma con forze anche di altro tipo, francesi golliste, tanto per fare un nome. Comprende? Lavorano per un'Europa sottratta al bipolarismo Usa-Urss, hanno anche legami con la Cina: Malraux, Ceausescu, Mao, i dissidenti sovietici... ». itnnduepyy Un "barbanera Da tale nebulosa alleanza antiblocchi, un giorno del 1968 emerge il « padre confes- \ sore » di Ventura. « C'è sempre un padre di questo tipo I in tutti i noviziati dì spionaggio » dice John Le Carré, già uomo dell'Intelligence Servi- j ce, quello della spia venuta dal freddo. Chi sia costui, l'editore non lo rivela. Racconta soltanto che ha o aveva « un ruolo di carattere di- \ plomatico nell'Ambasciata di Romania ». « Faccia il nome » gli chiede il giudice. « Non mi sento di farlo, per quei rapporti di lealtà che sono sempre intercorsi fra me e lui ». Ventura non aggiunge di più: né l'occasione per il primo «contatto» (a Parigi?), né perché il « padre confessore » abbia scelto proprio lui come novizio a Treviso. Il giovane Ventura diventa, dunque, un agente. « Duvo informazioni in cambio di altre informazioni da utilizzare per il mio lavoro editoriale — dice al magistrato — in più, c'era un mio interesse personale ad un aggiornamento immediato sull'evolversi della situazione politica ad ogni livello ». E' un aggiornamento che avviene grazie ai rapporti confidenziali che il diplomatico romeno gli passa di tanto in tanto. Nella banca di Montebelluna, conservati con la cura che un tempo si riservava ai Buoni del Tesoro, ne sono stati ritrovati per 76 fogli, distribuiti fra il 1969 e l'agosto del 1970. Chi li ha letti ne parla come di una sorta di infallibile « Barbanera » della politica mondiale. Invasione russa a Praga, scissione socialista, beghe de, crolli di governi, «strategia della tensione» e relativi attentati, scandali e casi di corruzione: tutto o quasi tutto v'era previsto, e con un anticipo vistoso. « Se si pubblicasse il rapporto n. 0282 del 16 maggio 1069, il governo italiano non potrebbe reggere molto » giurano a Treviso. Poi raccontano che questa estate il giudice D'Ambrosio incontra uno dei difensori di Ventura e gli dice: « Si è avverata la previsione contenuta nell'ultimo rapporto sequestrato al suo cliente, quello del 18 agosto 1970 ». « Quale? », domanda il legale. « La cacciata dei russi dall'Egitto ». Come Ventura utilizzasse queste primizie per il suo lavoro editoriale, è, almeno per me, un altro dei misteri trevigiani. Quel che è certo, è che anch'egli mette piede nella palude insidiosa dello a spionaggio » politico. E' un agente non degli ultimi, con il compito di verificare e filtrare quel che raccoglie da sub-agenti. In un rapporto se ne citano due: « M.T. » e « V. Z. ». « Chi sta dietro queste sigle? », azzarda il giudice. « Dopo tanto tempo non lo ricordo più », replica lui. « Chissà — dicono a Treviso — forse erano persone inserite nell'apparato statale ». Di prima mano, cioè come frutto di indagini sue, Ventura affida al « padre confessore » rapporti politici un po' su tutti, bianchi, neri, rossi. Al giudice racconta: « Fra gli altri, credo di aver ricevuto anche l'incarico di fornire notizie sid gruppo di Freda ». E' il solo nome che affiora dalla sua memoria. Perché? Forse perché è l'unico modo per spiegare i suoi mai interrotti rapporti con l'awocatino neo-nazista, che trafficava in « timers » per bombe? E che cosa ha raccontato ai romeni di Freda? Ventura era un informatore serio, o bluffava come il signor Wormold, « il nostro agente all'Avana » creato da Greene? L'altra pelle Con queste domande dovrà vedersela il giudice. Oggi gli amici dell'editore dicono che è stato il rapporto con Freda a «bruciarlo». Avviene nel 1970. « Per sondare sino in fondo l'avversario, per sapere che cosa prepara, devi sempre concedergli qualcosa. E allora il contatto diventa vischioso, la compromissione ti si appiccica addosso come una seconda pelle, e spesso finisce col mutarti, col darti un'altra identità. Ventura è come il poliziotto che, indagando su un reato, finisce con l'apparire complice del colpevole... ». Questo sostengono gli amici dell'editore. E la spiegazione non è soltanto suggestiva, ma altresì classica, la si ritrova in tutte le vicende di spionaggio. « Si arriva così a dover ammettere — scrivono Page, Leitch e Knightley ne Il «caso Philby» — che l'unica protezione per una spia è, in ultima analisi, la fiducia dei suoi amici e dei suoi superiori ». che sono obbligati a proteggerlo sino in fondo e a venire in suo aiuto, testimoniando della sua lealtà. Ma per l'agente di Treviso nessuna s'è fatto vivo. Mi obiettano: « Chi le dice che non lo stiano facendo adesso? Vedrà che cosa accadrà... ». Che cosa? « La rivalutazione di Ventura ». Regge tutta questa storia? Per i legali dell'editore sì, tanto che ne hanno fatto uno dei cardini della difesa. Secondo loro, quei 76 fogli sono la chiave per decifrare il personaggio Ventura, e una delle prove dei suoi collegamenti seri « con uomini del¬ la sinistra, a fini editoriali e politici ». Il giudice D'Ambrosio ha esitato a lungo, dicono che quei fogli gli abbiano dato molto da pensare, poi ha scelto il mandato di cattura, sia pure avvertendo: «Chiarire la posizione di Ventura, vuol dire chiarire tutta la vicenda ». E' impossibile dire quando il chiarimento ci sarà. Per ora, il « loro » agente a Treviso resta una figura ricca di enigmi e di ambiguità, come è ambiguo il rapporto fra i due eroi della « pista nera ». Da una parte Ventura, questo ragazzone corrucciato, un collegiale sottratto all'ultimo film di Bellocchio e precipi- I tato in un gioco pericoloso, tanto più grosso di lui: un j padre onesto ma autoritario, il convitto dei preti a Borea di Cadore, esercizi spirituali d'estate complicati da qualche collasso mistico, poi la ; politica, prima n3ra, quindi presunta rossa, e, infine, la | paura: ricordo una mattina piena di neve a Treviso, il suo panico, le mani che gli tremavano... Dall'altra, l'inquietante Freda, con nuove storie di spionaggio e con quel capitano Mohamed Selim Hamid del servizio segreto algerino alla ricerca di « timers » per fabbricare « caramelle per barn-1 bini ebrei ». Anche Freda, in : quelle mattinate di neve, do-1 veva aver paura. Volpe e gatto Ma poco trapelava dai sor- i risi, mentre si muoveva ra- j pido fra i cronisti, il lungo pastrano di pelle vagamente nazista, la cortesia un po' le- ! gnosa da « Junker » patavino, i suoi lampi pieni di disprez- j zo per noi omuncoli con il taccuino in mano che lo interrogavamo in quel suo uffìeletto trasudante affari scarsi. Che parti assegnare a questi due personaggi, volpe Fre- j da e gatto Ventura, sempre legati, sempre assieme, uno a fianco dall'altro sin dal primo incontro con noi in quelle fredde giornate trevigiane ancora tanto vicine allo sgomento di piazza Fontana? « Chi può rispondere? — dicono a Treviso — l'umanità è fatta a strati, come la polenta. C'è chi sta sotto e sa tutto, c'è chi sta sopra e non sa niente ». Riuscirà il coltello di un giudice onesto a tagliare sino in fondo? Giampaolo Pansa Milano. Il libraio-editore Giovanni Ventura (Grazia Neri)