Premio Italia: più interessante se fossero aboliti tutti i premi di Ugo Buzzolan

Premio Italia: più interessante se fossero aboliti tutti i premi La rassegna dopo 18 ore e mezzo di proiezioni Premio Italia: più interessante se fossero aboliti tutti i premi Il concorso per le opere drammatiche vinto da un telefilm giapponese su un pittore Dopo aver visionato programmi per diciotto ore e venti minuti, la giuria per l'assegnazione del Premio Italia, settore produzioni drammatiche, ha emesso ieri mattina il suo atteso verdetto. Dietro un tavolo erano schierati, attorno al presidente Snuory della BBC. j dicci giurali, tutti dipendenti, come direttori o condirettori, delle Tv dell'Australia, delia Germania (ARDI, del Belgio, del Canada, della Danimarca, degli Stati Uniti (PBS-NET), della Finlandia, del Giappone (NHK), degl'Olanda, della Romania. Il Premio Italia (valore oltre un milione e mezzo) risultava — dalle dichiarazioni lette dal signor Savory — es¬ sere slato assegnato a Mio padre Hokusai di Seiji Hoshikawa, realizzazione di Hiroyasu Segi, presentato daiìa televisione giapponese NAB. mentre Io speciale premio della Rai (un milione) era toccato a Una settimana della vita di Martin Cluxton di B. Mac Lochlainn e O'Marcaigh, realizzazione di B. Mac Lochlainn e S. Hethcrington, un telefilm prodotto dalla Tv irlandese. Per informazione del lettore, diremo che entrambe le opere hanno un accentuato carattere documentaristico: la prima descrive la vita del pittore Hokusai e i suoi rapporti con la figlia e con uno scrittore suo amico: la seconda prospetta il ritorno nella società di un ragazzo che è stato in carcere per furto. Su Mio padre Hokusai la giuria ha anche latto conoscere il giudizio della maggioranza che ha dato voto favorevole. Tale maggioranza, precisa il comunicato, « ha pensato che si trattasse di un programma originale, che la storia raccontata fosse interessante, informativa e drammatica, che il livello della produzione fosse molto alto: un uso discreto ma intelligente e vitale della telecame ra, un'opera piena di umanità e di verità presentata con semplicità disarmante e con una buona dose di humour ». A questo giudizio (improntato, ci sembra, ad un entusia| smo eccessivo: ma avremo modo di riparlarne), la giuria, in sostanza, non ha aggiunto altro: né motivando il premio Rai al telefilm irlandese, né segnalando il titolo di gualche opera meritevole di particolare attenzione. Si. è seguito un dibattito. Ma come abbiamo già avuto occasione di dire, è un dibattito per tre quarti accademico. Tutto è già stato fatto, la sentenza inappellabile è già caduta dall'alto, i giurati dis senzienti non si possono ascoltare perché c'è un obbligo di segreto che gli tappa I la bocca. Va bene, vi potete ! alzare e dire che non siete 1 d'accordo sulle valutazioni, j che in lizza, secondo voi, | c'erano cose migliori, più po i lemiche, più incisive ecc. ecc. II presidente vi risponde che le valutazioni sono soggettive, I che la maggioranza della giu i ria ha deciso così e il discor so è chiuso. E' un dibattito \ che non modifica nulla e che sotto un certo aspetto è pri j vo di senso. Comunque, anche le mìnu scote «aperture» possono servire per mettere sul tap. j pet0 QUestioni che unu volta j nell'austero, compassato e bu rocratico ambiente del Pro - aIdevnbcbPti o e r e a e a ii i otl unui el mio sarebbero apparse scandalose. Ieri per esempio, nel corso della discussione, è venuta fuori una proposta alla quale personalmente ci associamo senza riserve: abolire i premi. A parte le difficoltà che incontra una giuria come quella di ieri la quale è chiamala a scegliere fra opere diversissime per struttura (si va dal racconto sceneggialo al « quasi film », dalla ripresa di spettacoli teatrali al «quasi documentario»), sarebbe, ci pare, una gran bella cosa se il Premio Italia si trasformasse in una russegnu internazionale di produzioni televisive te radiofoniche) dove i valori non venissero stabiliti da una ristretta commissione di funzionari, ma dal più vasto giudizio del pubblico e della critica. Naturalmente senza distribuzione di milioncini. senza premi principali e premi di consolazione. Allora sì che i dibattiti eventuali avrebbero \ senso e importanza. Di fronte ad una proposta del genere il presidente della giuria «drammatica» ha scantonato con britannica diplomazia. E ovviamente non poleva fare altro. Ma la Rai dovrebbe pensarci sin d'ora. Le « aperture » concesse a fatica sono irrisorie: perché perda la sua dimensione di /Z i rito in famìglia, di gioco di i cortesie e di riverenze tra gli addetti ai lavori, il Premio Italia va modificato profondamente. Per cominciare — ed è il minimo — le opere vincenti di quest'anno dovranno essere trasmesse al pub blico la sera stessa della proclamazione. Altrimenti il pubblico si sente estraneo e del Premio Italia non gli importa assolutamente nulla. Ugo Buzzolan

Persone citate: Hiroyasu, Hokusai, Martin Cluxton, Seiji Hoshikawa