"Nevica,, sempre sulla poesia di Giotti

"Nevica,, sempre sulla poesia di Giotti "Nevica,, sempre sulla poesia di Giotti Tutto il canzoniere del poeta triestino: un candore senza sogni, un dialetto che è fine "écriture artiste" . Virgilio Gioiti: « Colori»,Ed. Longanesi, pag. 252, lire 2500. Nelle ultime pagine di un romanzo di E. A. Poe. Gordon Pym. il gelo della morte è magistralmente rappresentao dal grande uccello polare. un emblematico animale bianchissimo, un « usci bianco » come quello col quale Virgilio Giotti raffigura El pensier de morir: « El vien, el me fa un giro atomo, I el svola via. I Usel co' le ale grande, bele bianche... ». Questo bianco mortuario imprigiona tutti i colori del- la tavolozza del poeta triestino (il denso volume, che contiene l'opera poetica completa di Giotti, prende il titolo Colori da un gruppo di poesie scritte fra il '28 e il '36) come una sottile nevicata che lasci però pulsanti e vivaci le sa- gome che ha racchiuso. La candida tovaglia della stanza dcubcscroclea do Pici P:edl da pranzo, le iwreti della cucina, i muri esterni delle case, un giacinto, i fiori del sambuco, il grande letto, sono le chiarissime tessere di un mosaico d'estrema pace che accettano, fra loro, per rompere il silenzio, poche cose: gli oggetti consueti degli interni casalinghi. ì volli famigliari, le mani dei bambini, i gesti aggraziati delle ragazzine dalle guance rosse, il giovane soldato, qualche punta celeste di primavera. E' un canzoniere limpido, pacato, di toni sommersi in una pace profonda: e il dialetto è fine « écriture artiste », come giustamente osservò il Pancrazi (la raccolta che presentiamo è corredata di un glossario che compilò lo stesso Giotti con dotta eleganza), ed è il dialetto di una città nordica: che contrappone alla vaporosa sensualità, ai languori spesso stravolli del vernacolo napoletano di un Di Giacomo, una ruccolta di lineamenti fermi, di soavi protervie sentimentali. Il paesaggio gli riesce di un nitore mosso da scalpiceli e chiacchiericci: incorniciato dalla memoria, perché resista nei limiti dì modestia gentile in cui lo vuole il poeta: « ... la casa rosa in fondo, ! ghe xe inaai qua. an dai là I ... ». ! Giotti nacque nel 1885 (moì ri 7iel '57) e, tra il 19117 e il1 1920. visse lontano dulia sua ' Trieste, abitò in Toscana e| collaborò a Solaria; le poesie \ j i i più belle del suo arco poetico, che va dal 1909 al 1955, sono, forse, proprio quelle del « Piccolo canzoniere in dialetto » composto negli anni toscani; il suo crepuscolarismo — probabilmente per il lungo soggiorno tra i fervori letterari più vivi del primo Novecento — ha qualcosa dì amabilmente sfacciato: nella commozione, nella malinconia, c'è sempre il gusto di ripassare su un particolare, dandogli un piglio più vigoroso: « Per strade e par stradette I caminavimo a fianco /. " Sta man xe mia " pensavo, I " xe mio 'sto corpo bianco " ». Se qualche tenero animale, qualche pomposa e vezzosa giovinetta ci ricordano tanto Saba, se la Trieste assorta di Svevo sorge da ogni verso, c'è un candore senza sogni che dà a queste poesie una luce che è solo di Giotti. Mentre Biagio Maria, il poeta di Grado (geograficamente, dunque, molto vicino a Giotti e nato appena sei anni dopo di lui) affida spesso le sue poesie in vernacolo a qualche ingenuo filtro magico, Giotti non ha magìe. Sotto il segno della sua realtà quotidiana, la fase più drammatica della vita, cioè l'atto conclusivo, è significata da oggetti modesti, tra i più i vecchi e appassiti: una pipa consunta, una sedia fuori dell'uscio e una calza di lana a righe rosse e blu. Rossana Ombres

Persone citate: Biagio Maria, Di Giacomo, Gordon Pym, Longanesi, Pancrazi, Rossana Ombres, Usel

Luoghi citati: Solaria, Toscana, Trieste