Un ultimo saluto di Giovanni Arpino

Un ultimo saluto Un ultimo saluto E ora diciamo addio a quei giorni, a quei volti, alla mascella che trema nel saltatore de!l'« alto w, ui polpaccio che formicola ne! centomet rista, al lottatore che piangeva perché sperava, attraverso una medaglia, di ottenere solo uno scatto sul posto di lavoro. Diciamo addio alle filiformi bambine della ginnastica, ai magnifici cavalli che parevano dipinti, alla serietà di Borzov e alla buibanza inutile d'un Collett, ai galoppi di Viren e di Keino. Diciamo addio al minuscolo cuoco napoletano del Villaggio che aveva sempre qua! che maccherone da parte. Diciamo addio allo studente d'ingegneria di Biella che avrà stappato milioni di bottiglie e trasportato decine d; migliaia di vassoi: volontario alia mensa per godersi un po' di Olimpia e architet¬ tare cento modi diversi pur 1 di entrare allo studio. Diciamo addio anche all'immagine che abbiamo avuto dai migliori di noi, i generosi che sapevano spartire una notizia e — perché no? — gli imbecilli che si lamentavano di chissà quale noia e intanto riempivano pagine di invenzioni bugiarde. Quando Olimpia si spegne, e sempre uno strazio. Stavolta è dolore vero, profondo. A meno che tutti — ma proprio tutti, e insieme — non si lavori per riedificarla per ripulirla, per renderla rispettabile e amata. Una nuova fiamma, quando e se verrà accesa, dovrà riscattare l'incendio di Monaco. O sarà mutile lanciarsi su scarpette chiodate. E torniamo al vecchio, melenso, contestato e contestatario, malatissimo lootball. i Sperando che da domani sap¬ pia svolge.'»- il suo ruolo, cosciente che non solo la palla è rotonda, ma anche il mon-" do che ruzzola, anche la sfera di ogni negromante, ormai incapace di leggere il futuro. Giovanni Arpino

Persone citate: Borzov, Collett, Keino, Viren

Luoghi citati: Biella, Monaco