Nuove ricerche sul rumore (lo "sporco,, che non si vede)

Nuove ricerche sul rumore (lo "sporco,, che non si vede) PER UNA PROTEZIONE "GLOBALE,, DELL'AMBIENTE Nuove ricerche sul rumore (lo "sporco,, che non si vede) Il problema più grave: la difesa sistematica dai suoni eccessivi nei luoghi abituali di lavoro, officine ecc. - Una reazione naturale, fisiologica: la sordità - Tre punti fondamentali nella battaglia contro il frastuono: l'uomo, la macchina, l'ambiente « La musica è un molesto rumore »; così ebbe a esprimersi un grand'uomo, suppergiù contemporaneo di Beethoven. Noi siamo propensi a concordare nella definizione, per una parte almeno della musica del nostro tempo. Il rumore è difatti ogni suono non desiderato, benché di solito non musicale: può essere il fracasso di un aviogetto, il gocciolare di un rubinetto, il ronzio d'un aspirapolvere, il miaulare di un gatto che disturba la conversazione. Ricordiamo che molti anni fa, davanti a noi, allievi al Politecnico di Torino, il professore di disegno di macchine faceva stridere il gessetto sulla lavagna, al che noi rispondevamo con gemiti di vera o fìnta insofferenza: e lui, ch'era uno stizzoso vecchietto, ci diceva: « Non siate tanto sofìstici per questo poco strofinio. Sentirete poi, in officina, ben altri fracassi ». E' quel che oggi si vuole evitare, proprio nelle officine. Le misure In uno studio sui rumori della Atlas Copco (« Alcune considerazioni sul rumore »: cos'è e come si misura, come possiamo proteggere il nostro udito, quel che pos siamo fare per silenziare le macchine più rumorose) è data una scala delle sorgenti del suono (o del rumore), dalle più leggere alle più forti: da ciascuna alla successiva, l'energia sonora viene moltiplicata per dieci (o adoperando l'unità logaritmica del decibel, abitualmente usata in acustica, viene accresciuta di dieci unità). Partendo dunque dallo zero che sarebbe quella di un rumore alla soglia dell'udibilità, cioè qualcosa di tanto tenue che si sente appena, seguono per crescenti intensità lo stormire di foglie, la quiete della campagna (che ha una sua indistinta musica), il sussurro di una persona a un metro di distanza; e poi una musica in sordina; una conversazione a bassa voce; un'altra con voce normale; il rumore di un'autovettura, quello di una strada cittadina; a qualche metro di distanza, il passar di un autocarro pesante; il fracasso di un'officina meccanica; quello di una perforatrice; il rombar d'un aereo ad elica (e qui si è vicini alla soglia del dolore: cioè il fastidio per gli orecchi comincia a non essere più facilmente tollerabile); un ribaditore; il motore di un aviogetto. Ne risulta che quest'ultimo fracasso è centomila miliardi di volte maggiore — quanto ad energia — di un suono appena percepibile. Tre fattori ftpltTotvcrlcqclContro il fastidio del rumore, l'avanzare degli anni ci protegge con un crescendo di sordità; ma il processo naturale può essere affrettato dalla esposizione frequente o durevole a rumori troppo intensi. Essi possono indurre una sordità temporanea; e, alla lunga, una sordità permanente. E', questo, uno dei rischi di chi deve lavorare tra macchine rumorose: e cresce con tre fattori: l'intensità del suono (quella appunto che misurata in decibel se si assume come zero la soglia dell'udibilità, dà come 60 la conversazione normale alla distanza di un metro, come 120 un aereo a elica a 50 metri); cresce altresì con l'altezza del suono (cioè la sua acutezza, e cioè il suono a parità di intensità è più dannoso nelle note più alte); infine cresce con la permanenza, in ore, nell'ambiente rumoroso. Di officine — perché di queste vogliamo parlare — ve ne sono di silenziose, altre stanno cosi così, altre sono terribilmente fracassone. Un reparto di aggiustaggio può produrre un rumore complessivo sopportabile; uno in cui si montano le parti di meccanica fine, anche; dove sono in azione contemporaneamente compressori, trance, macchine per stampare, forni, soffierie, lì il frastuono è enorme; e se una persona deve dire qualcosa a un'altra deve gridargli in faccia, sperando che l'altro capisca dai movimenti della bocca. Non dgsfn fa bisogno di notare che un tale ambiente è logorante per i nervi e distruttivo per l'udito. Ci se ne difende con artifizi, soggettivi e oggettivi. Tra i primi sono i tappi di ovatta o di plastica da introdurre nell'orecchio. Li vendono anche nelle farmacie e proteggono contro i rumori non troppo alti, quelli che non superano il fracasso di una perforatrice. Alquanto più efficaci sono le cuffie auricolari, simili nell'aspetto a quelle dei telefo¬ nisti, che bisogna tenere bene aderenti ai padiglioni degli orecchi. Da un po' di tempo si pone attenzione a silenziare (quanto si può) le macchine. Antirombo Quando ci si trova di fronte a una macchina rumorosa non è facile dire da quale parte di essa ci venga il rumore. Fino a un trentennio fa il rumore delle macchine non era preso gran che in considerazione da costruttori e progettisti. Oggi vi si bada, e come: si mettono cuffie acustiche non soltanto agli operai, ma anche a quelle parti delle macchine — per esempio pneumatiche — da cui esce la maggior quantità di rumore. Perforatrici, ribaditori, compressori, assemblatori automatici, sono tra le macchine più rumorose. Si cerca di analizzare, per ogni dispositivo, le sorgenti, di solito molteplici del rumore, tentando di ridurlo con modifiche costruttive. Ma anche si pone mente al fracasso complessivo che ci assale, nell'entrare in officina. Si è notato che il livello sonoro corrispondente dipende anche dall'ubicazione delle macchine, dalle strutture dell'edifìcio, dai materiali usati per la costruzione (quelli « duri » riflettono di più le onde acustiche creando effetti d'eco che riempiono tutto l'ambiente). Dipende altresì dal fatto che le macchine siano in qualche modo isolate dalle loro fondamenta. Oggi, se le fonti di rumore non sono troppe, si tende a trasferirle in locali acusticamente isolati; a volte si innalzano pareti di separazione" attorno a ogni posto di lavoro (sempre che non ne scapiti la produzione); si adottano pannelli fonoassorbenti che attutiscono gli effetti d'eco. Si ottengono risultati apprezzabili con «vernici antirombo » applicate alle macchine, come si fa per le scocche di autovetture. Uomo, macchina, ambiente sono i tre elementi su cui si opera per diminuire il fracasso nelle fabbriche e il conseguente danno, nervoso e acustico, che ne risente chi vi lavora. Didimo Londra. Demolitore dell'Atlas Copco (Tex SOS): oltre ad essere silenziato, possiede anche sospensioni molleggiate in grado di ridurre la trasmissione delle vibrazioni

Persone citate: Atlas, Beethoven

Luoghi citati: Londra, Torino