Bisogna fare il nuovo mercato all'ingrosso

Bisogna fare il nuovo mercato all'ingrosso URGONO MISURE RADICALI Bisogna fare il nuovo mercato all'ingrosso Gli impianti sono del '33, quando Torino aveva 600 mila abitanti - Ora vi sono 6 mila operatori, i prezzi si triplicano a causa della disorganizzazione sngpscacmoDietro il caro prezzi mercati all'ingrosso. E' stato calcolato ehe i prodotti messi in vendita ai mercati generali torinesi subiscono aumenti del 10 per cento a causa delle perdite di tempo per l'affollamento caotico e le lunghe code, del 20 per cento a causa della presenza di sensali, rappresentanti, intermediari fasulli, del 25-30 per cento a causa della vetustà degli impianti e delle difficoltà di conservazione. Non c'è da meravigliarsi poi se le derrate portate dai contadini triplicano o quadruplicano il prezzo nel giro di poche ore. Facciamo un esempio. Un chi- j lo di pomodori viene venduto I dal contadino a 80 lire e nel negozio, magari non molto lontano, lo si ritrova a 220 lire: ecco che almeno 50 di queste 140 lire di rincaro sono dovute soltanto e semplicemente alla disorganizza- J zione e all'inefficienza della di- i stribuzione all'ingrosso. E chi paga? Le massaie. Nelle polemiche attorno al carovita e ai provvedimenti da prendere per combatterlo, non bisogna dimenticale il peso di questa situazione di fatto, che si trascina da anni. Con i suoi 4 milioni e 300 mila quintali di prodotti all'anno, il | mercato di Torino è il terzo d'Italia, dopo quelli di Milano e di Bologna. Ma dal punto di vista dell'organizzazione e delle attrezzature è decisamente molto più indietro. D'altra pane, i pa- I diglioni situati fra via Giordano Bruno e piazza Galimberti furono costruiti nel 1933 quando la popolazione di Torino non su- ' perava i 600 mila abitanti, mentre oggi è di 1 milione e 200 mi- I la, senza contare il carico di la- ! voro e di operazioni commerciali proveniente con sempre maggiore freq'.^nza da tutta la provincia. In queste condizioni, lo spazio è divorato giorno per giorno dalla ressa dei venditori, mediatori, compratori. L'area disponibile è di 77 mila metri quadrati. Non sono molti, se si calcola che l'organizzazione de: grossisti nel suo insieme, cioè fra gente che trasporta, scarica, contratta, vende, è costituita da quasi 6 mi- ; la persone, e tra esse si mesco- j lano, oltre 4 mila acquirenti, fra I dettaglianti, ambulanti, personale amministrativo di alberghi, ristoranti, comunità (caserme. ospedali, collegi, conventi). f, ,, , 7 ,- i. . Nella confusione ce buon gio- co per le speculazioni. I produt- tori a causa della scarsità di po- ! steggi, fanno a gara per vendere | per primi, incappando spesso In intermedtari (la tangente dei qua- : li, come detto, non e Inferiore al 20 per cento). I posteggi so- no privi di attrezzature appena decenti, pochissimi i frigoriferi. impossibile conservare a lungo, le merci: quanto non si vende slacgnflva buttato via, e anche questo incide sul prezzo. Non sono cose nuove, le denunce si sono accatastate una sull'altra a mucchi, ma con risultati deludenti. Non più di due anni fa. fu promossa un'inchiesta sui iruc- ; chi in uso al mercato all'ingros- ; so. Ci fu anche l'intervento del- ; ut magistratura. A livello poli- tico. diversi enti hanno chiesto, il trasferimento dei mercati ge- 1 nerah In una sede più adeguata. | La Finanziaria Piemontese, in un j proprio studio, ha affermato che ; il miglioramento delle strutture1 della distribuzione all'ingrosso consentirebbe un immediato con tenimento dei costi, specialmente per gli ortofrutticoli. Alle medesime conclusioni e giunta un'indagine per conto dell'Amimi. Anche il presidente del!'Asso- ciazione grossisti ortofrutticoli Francone ha puntato l'indice sul la « disorganizzazione e le caren ze di una struttura rimasta quel- Ila di tanti anni fa. Non c'è deposito frigorifero degno di tal nome, non ci sono magazzini, né spazio per i posteggi. Tutto rischia di andare a catafascio ». L'assessore all'Annona on. Costamagna allarga le braccia: ti La condizione in cui si trovano i mercati generali torinesi è fonte di gravissime preoccupazioni per la città. Bisogna trovare una soluzione. Il problema è ormai indilazionabile ». Ci vuole un nuovo mercato all'ingrosso. Né il piano regolatore, né altri studi olirono indicazioni sufficientemente valide sull'area in cui costruirlo. Questo vuoto costituisce oggi una pesante omissione. Sotto la pressione della battaglia per il carovita, non è possibile avviare una indagine conoscitiva? Il problema non appare oggi in tutta la sua gravità? Qualcosa si è iniziato a fare già da tempo: una commissione municipale, con l'appoggio di esperti (economisti, coni mercianti, sindacalisti, urbanisti) sta lavorando per individui! re le aree su cui insediare il nuovo mercato e un centro an nonario. I risultati di questa indagine dovrebbero essere noti fra non molto. L'assessore Costamagna è to grado di anticipare qualche elemento? .( Posso solo dire che iJ mercato all'ingrosso ortoirulti- colo dorrc trasferirsi a Sud di Torino, per rendere più agevoli i trasporti e 1 collegamenti ferroviari. Ma nun potrà più resta- re all'interno dell'area urbana: la sede ideale di queste strutture nuche per la nuova funzióne regionale, è nelle fasce periferiche». C'è da demandarsi se guardando le cose In lunga prospettiva, non mi secchi, ì girl viziosi, le doppie contrattazioni, la trama delle speculazioni, dando più spazio ai coltivatori diretti e più ascolto alle loro richieste. Il cambio di marcia richiede contraccolpi in altri settori. I mercati rionali cosi come sono ora non hanno più alcun senso, si debba pensare a due centri per la distribuzione all'ingrosso: uno a Sud, l'altro a Nord. Ma non basta progettare la ri- costruzione in dimensioni più grandi dei mercati generali tori- nesl: bisogna modificare la loro funzione e l'articolazione della loro attività. Cioè eliminare i ra- perché la loro funzione calmie- ratrice si è fatta debole. Le licenze ambulanti sono eccessive, non di rado vengono concesse secondo criteri clientelar!, creando un infittirsi della concorrenza sui mercatini, non a beneficio ma a danno dei consumatori, perché se gli introiti si riducono bisogna rifarsi sul sovrapprezzo. I terreni dei mercati sono demaniali: la pubblica amministrazione ha 11 diritto di sfruttarli per imporre una propria politica economica, Il Comune di Torino in sostan- za deve riprendere in pugno lo scottante settore dei mercati. E' una politica di risanamento, quella da iniziarsi. Affinché non accada che, come nel caso dei trasporti o degli alloggi, le carenze della città finiscano per ricadere sulla cittadinanza, anche economicamente.

Persone citate: Costamagna

Luoghi citati: Bologna, Comune Di Torino, Italia, Milano, Torino