Più diffìcile an compromesso nella "guerra"i del petrolio di Paolo Lingua

Più diffìcile an compromesso nella "guerra"i del petrolio Il sindaco di Genova affronta il problema Più diffìcile an compromesso nella "guerra"i del petrolio Rimangono le due tendenze, una favorevole l'altra contraria •al potenziamento del settore petrolifero - Ora però vi sono divisioni anche negli schieramenti di gruppi politici ed economici (Dal nostro corrispondente) Genova, ti settembre. Domani rientrerà a Genova, dopo una breve vacanza in Svizzera, il sindaco Giancarlo Piombino. Troverà ad attenderlo il problema del petrolio in città e nel porto. Nei giorni scorsi, dopo la notizia del differimento della data di consegna della piattaforma d'attracco per le superpetroliere a causa di un guasto, si è riaccesa in città una sorda lotta tra le forzeeconomiche e politiche chesi contrastano intorno a que-sto argomento. meno"TnterIocùtoria". *LaPiombino cercherà, come già ha tentato di fare alla fine di giugno quando la questione era stata portata in consiglio comunale, una soluzione di compromesso o per lo « via di mezzo » però questa volta sembra difficile perché non esiste una divisione di schieramenti o di gruppi politici ed economici sull'argomento ma all'interno di ogni gruppo, partito, associazione0 sindacato, esistono profonde spaccature nonché diversità di interessi. In pratica ci sono tre posizioni che corrispondono nei fatti ad altrettanti stati d'animo dei genovesi. In primoluogo ci sono i tenaci op-positori dello sviluppo petro-lifero di Genova. Il portaban-diera di questo gruppo e 1 as-sessore ai Lavori pubbliciBruno Orsini, della sinistrademocristiana: con lui ci sono1 comunisti, il vicesmdacoFulvio Cerofolini. socialistauna parte dei socialdemocra-tici, l'Associazione « ItaliaNostra », nonché l'Ilres (Istituto Ligure di Ricerche economiche e sociali). Gli intransigenti, sia pure a malincuore, prendono atto del decollo presto o tardi della piattaforma di Multedo ma intendono limitarne quelli che essi ritengono i danni economici ed ecologici. Sono perciò contrari all'installazione di nuovi depositi petroliferi e chiedono che quelli attualmente esistenti sulla costa siano trasferiti al di là del crinale dei ,colli che chiudono Genova nel cosiddetto territorio comunale « gerbido », cioè abbandonato e deserto. In questa linea non si oppongono alla costruzione di nuovi oleodotti (dovranno agganciarsi la Snam e la Shell) collegati all'isola di Multedo. In antitesi assoluta a questa posizione ci sono i fautori dello sviluppo del traffico de Sii idrocarburi nello scalo ge novese. Il petrolio è l'unico settore economico che segni un reale incremento nel porto e nell'economia cittadina, viene affermato da più parti, sarebbe dunque una follia rifiutar10^ rifiutare tutti i vantaggi indiretti che ne deriverebbe ro. Questo è sostenuto dagli ambienti responsabili del consorzio del porto (dai quali è partita l'iniziativa dell'isola), da una larga parte dell'Associazione industriali, dalla Camera di Commercio, dalla destra democristiana, dai liberali, dai missini e da una buona parte dei socialisti. Infine c'è la posizione intermedia sostenuta dal sindaco Piombino e dalla maggioranza dei democristiani, dal l'assessore ili'urbanisTica Ivo Lapi, socialdemocratico, dal la maggioranza dei repubbli cani e -da alcum- settori sin. dacali. In pratica il sindaco e Lapi accetterebbero di au mentare, sia pur gradualmen- te, u numero dei depositi con dizionandone però la realiz zazione alla collocazione nel ]a zona « gerbida ». Secondo questa terza tesi sarebbe pos sibile anche un graduale al lontanamente delle raffinerie che attualmente sorgono in Valpolcevera, in mezzo all'abitato. L'allontanamento delle raffinerie per il recupero di aree industriali è inoltre previsto dagli studi preliminari del piano regolatore. E qui saltano fuori le con¬ traddizioni più vistose. Da due anni a questa parte si parla del piano regolatore della città. I lavori e i rilievi vanno però piuttosto a rilento. Dai primi dati comunque finora resi noti viene prospettata nell'avvenire — tra 20 o 30 anni — una città protesa a recuperare i valori naturali e geografici. Genova, secondo gli urbanisti della commissione del piano, dovrebbe diventare una città di servizi, sede di centri direzionali e di istituti universitari e di ricerca. L'industria dovrebbe orientarsi verso strutture medio-piccole, con una produzione caratterizzata dai generi di consumo. Aziende comunque « pulite » e non inr ii nanti per non compromettere le possibilità di sviluppo turistico e commerciale. Il porto con l'incremento degli scali « containers », dovrebbe recuperare la caratteristica specializzazione in « merci varie » che nel corso della storia ne ha fatte il massimo emporio del Mediterraneo. Il petrolio significa l'opposto di tutte queste cose: non che il fatto in sé sia del tutto negativo ma impone agli amministratori e agli operatori del mondo economico un ripensamento completo e in sostanza un dietro-front. C'è infine il problema dell'inquinamento: uno studio compiuto tempo addietro oall'Eni e dall'Unione delle Società petrolifere private ha consentito di appurare che la parte del Mediterraneo più inquinata da idrocarburi è il tratto di costa che va da Imperia a Livorno: a causa delle rotte dei venti é delle correnti è stato calcolato che una macchia di nafta può raggiungere la costa in poco più di 5 ore. n , w Paolo Lingua

Persone citate: Cerofolini, Giancarlo Piombino, Ivo Lapi, Lapi, Multedo, Orsini

Luoghi citati: Genova, Imperia, Livorno, Svizzera, Unione Delle Società