I mostri nell'isola verde di Mario Ciriello
I mostri nell'isola verde L'ACCESO DIBATTITO CHE AGITA L'INGHILTERRA I mostri nell'isola verde I mastodontici autocarri europei rombano, inquinano e turbano una pace millenaria (Dal nostro corrispondente) Londra, settembre. E' un grido di protesta e di collera quello che si leva, in questi giorni, dalle pagine dei giornali. Con un vistoso titolo, il Daily Mail avverte: ii I mostri invadono e minacciano il patrimonio nazionale britannico ». Il signor Langridge scrive furente al Times: « Non dobbiamo permettere a questi colossi di domiiwre le nostre città e i nostri villaggi ». Sembra di assistere alle prime sequenze di un film di fantascienza, con la verde e tranquilla Inghilterra aggredita da orde di titanici robots: ma è poi questa l'impressione che hanno, e sconvolge migliaia di inglesi. Basta cambiare il nome del nemico, e al posto di robots leggere « superautocarri continentali ». La causa prima del conflitto è semplice. Con l'accrescersi degli scambi fra quest'isola e il resto d'Europa e con l'approssimarsi (primo gennaio) dell'ingresso di Londra nel Mec, un numero sempre più alto di autocarri pesanti francesi, tedeschi, italiani e di altri Paesi varca la Manica e percorre la Gran Bretagna. Ma in Inghilterra la legge prescrive che questi veicoli non debbano pesare, coi carico, più di 32 tonnellate, mentre sul continente si autorizzano, o si tollerano, pesi assai maggiori. A prima vista, sembra una uggiosa disputa tecnica, come quelle che di tanto in tanto turbano la Comunità europea, nella sua opera di « armonizzazione » di prodotti e procedimenti: ma non è così, la controversia sulle tonnellate, sui metri e sugli assali è soltanto la scintilla di questo infocato dibattito nazionale, in cui le considerazioni economiche cozzano contro sentimenti nobili e profondi. Dai porti sulla Manica, i « mastodonti continentali » dilagano verso Nord e irrompono su una rete stradale che, tranne in alcune regioni, non è in grado di accoglierli. Rombano per carrozzabili troppo strette e dal fondo troppo debole, scuotono e assordano i villaggi, fanno tremare antiche cattedrali, lacerano una pace | millenaria. Se ciò accadesse nelle zone industriali del Centro o del Nord, avvezze da quasi due secoli a patire le aggressioni delle nuove tecnologie, pazienza. Ma la vittima principale è adesso il Sud-Est britannico fino a ieri dolce e arcadico, un gioiello di grazia e civiltà. Un esempio. Dieci miglia a nord di Dover, gli autotreni incontrano, nel Kent, il villaggio di Bridge. « Fra un anno Bridge sarà un ricordo — dice il signor Rose —. Un veicolo ha già investito una casa, demolendola: molte altre abitazioni stanno per croi, lare. I camion sfiorano adesso il mio cottage. Quando lo comprai, pagai settemila sterline, oggi me ne offrono cinquecento. I gas hanno ucciso il mio roseto ». Si chiederà: perché le autorità non fermano a Dover, Folkestone e negli altri punti di sbarco questi mezzi che violano le leggi locali? Perché non ce la fanno, perché i pochi ispettori sono come una sparuta pattuglia che tenti di arrestare una divisione corazzata. Non vi sono nei porti sufficienti pesatrici a ponte, non vi è neppure lo spazio per il parcheggio degli autocarri colpevoli. A Bruxelles, i Paesi della futura « Europa a dieci » cominceranno fra breve le trattative per stabilire norme comuni in questo settore. Ma il negoziato si presenta difficile: i Sei del Mec propongono un limite massimo di 40 tonnellate, otto in più dell'Inghilterra. Il governo è tra due fuochi. Da una parte, gli autotrasportatori lo esortano ad accettare il progetto della Cee, anzi ad innalzare il peso j a 45 tonnellate. Dall'altra, una sempre più furibonda opinione pubblica. Coloro che hanno sempre visto con diffidenza l'unione con l'Europa gridano: « L'avevamo detto. Non siamo ancora nel Mec e già i continentali calpestano la nostra way of life». I difensori dell'ambiente domandano: « Vogliamo forse seguire l'esempio dell'Italia, che sta sacrificando le sue bellezze all'aliare di un falso modernismo ed efficientismo? ». Certo, si possono fare — e si faranno — nuove strade, ma il costo è alto e passeranno degli anni. Certo, l'Inghilterra potrebbe serbare il suo limite di 32 tonnellate, ma gli autotrasportatori stranieri eviteranno allora le sue sponde. Prima o poi, l'Inghil-1 terra dovrà forse piegarsi all'inevitabile: ma — come si legge in ima lettera a un giornale — « sarà un momento malinconico, perché questa nostra terra non sarà più quella di prima, perché il fragore squarcerà il silenzio, perché i nostri Paesi non saranno più oasi di pace». Mario Ciriello
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