Un borghese di nome Edipo

Un borghese di nome Edipo FREUD INVECCHIA? Un borghese di nome Edipo « La psicoanalisi c come la rivoluzione russa, non si sa aitando ha comincialo ad andare in acido. Bisogna sempre risalire più indietro. Con gli Americani? con la prima Internazionale? col Comitato segreto? con le prime rotture che segnano la rinunzia di Freud a servirsi dei tradimenti di coloro che avevano rotto con lui? con Freud stesso, alla " scoperta " di Edipo? Edipo c la svolta idealista... ». E' una citazione da L'AlitiOedipe di Gilles Deleuze e Felix Guattari (Les éditions de Minuit), il libro clic, dopo il successo degli Écrits di Jacques Lacan qualche anno addietro, sta accendendo in Francia il grande interesse dei lettori intorno ai nuovi orientamenti della psicoanalisi. Solo clic Deleuze c Guattari, al contrario di Lacan, non vogliono presentarsi come i custodi o i sacerdoti di una supposta ortodossia freudiana. Vogliono procedere oltre, liberare la dottrina e la terapia dell'inconscio dai vizi che avrebbero contratto nascendo nel tempo in cui nacquero: vogliono sbarazzarsi di vecchie questioni, spalancare porte e finestre, cambiare l'aria, liquidare quel tono da conventicola segreta che, a giudizio loro, impregna l'attività delle diverse Società psicoanalitiche. Via, via: tutto do capo, a cominciare dal linguaggio. Bisogna dire clic ne L'AntiOedipe si entra con gran divertimento. E' stato detto malignamente che Lacan scrive come una portiera parigina clic abbia letto libri difficili senza capirci niente, e voglia mostrarlo a tutti. Benissimo. Deleuze e Guattari, oltre a uno stile nervoso, tramato di dissi troppo spericolate, tutto un dispetto, un bacchettare le dita altrui di qua e di là, inventano parole e formule incredibili a ogni pie sospinto, all'insegna di una visione macchinistica (non direi meccanicistica) del mondo psicoanimale. Leggendo, non saprete mai sc siete nel mezzo di una versione lampeggiante di modernità di un poema cosmologico scritto da un paranoico, mal farcito di settecentesco enciclopedismo; o se i due scrittori son riusciti, a modo loro, a divinare una genealogia hominimi in chiave pop. Ci manca poco che i periodi vengano scanditi sul ritmo di uno di quei complessi post-Bcatles, che hanno preoccupazioni « seriamente » mistiche, « seriamente » filosofiche. Vi trovate assediati in un universo policentrico: ogni direzione è buona, ma quale sarà poi la direzione? Si parla di voi come di un insieme di machines désirantes, quando poi il cosmo si configura ben compatto come un roseo tubero in viaggio per l'etere, un dirigibile vecchio stile, così lieve e disinvolto nei suoi movimenti che par ci manciù poco a bucarlo con uno spillo e farlo precipitare giù. E' come se Yhomme machine di La Mettrie fosse lievitato per un innesto diabolico c si fosse trasformato in un sistema planetario e psicologico irreprensibilmente organizzato ma comicamente inutile. ir * I due autori hanno fatto metter dietro il frontespizio del volume la riproduzione in bianco e nero del Boy with machine (1954) di Richard Lindcr: un bambinone con un sorriso da subnormale, polpacci enormi, scarpone divaricate, che con due manine e due braccini corti corti manovra un complicato apparecchio alle sue spalle, fatto di leve, rondelle, stantuffi, un apparecchio di una irresistibile vacuità. Ebbene, L'Anti-Oedipe, pure se spiritoso e divertente, c tutto inutile? In questo libro, indubbiamente, c'è una presunzione di modernità che alla lunga, dopo aver divertito, può anche risultare fastidiosa. Ma al di là di quelle immagini macchinistiche e macchinose, Deleuze e Guattari arrivano a dirci qualcosa su cui vale la pena riflettere. Nel mezzo della crisi che sta attraversando la psicoanalisi, i due autori ci dicono che tutti i suoi guai cominciano con l'« Edipo ». Nel momento in cui Freud ha radicato attorno al complesso materno (o polatcpvntctgpsmmcgbclzqld o o n d n e n e . c , , . i e e o o o paterno) l'origine nevrotica di ogni turba, non solo individuale ma anche sociale, la psicoanalisi si c trovata condannata a una sclerosi progressiva c irreversibile. Il triangolo papà-mamma-bambino è un'invenzione della borghesia viennese fin de siede, ha le stigmate di quell'età, stanzette piccole, tendaggi pesanti, spessi tappeti. E' riduttivo in sommo grado pensare che tutta la complessità psichica dell'uomo possa venir compressa nello schema della famiglia piccolo o medio borghese. La psicologia tradizionale, come anche il Ireudismo, « tagliano a fette » quell'inestricabile intreccio di meccanismi che è appunto l'uomo. Bisogna liberarsi di questa segmentazione forzosamente convenzionale e miope, aderire più che si può a quella ricchezza, a quella inestricabilità. Insomma, bisogna « schizolrcnizzarc » la psicoanalisi, scatenare il linguaggio analogico, non fissarsi su quello riflessivo, legato alla logica tradizionale dcll'a uguale ad a. * * Per smantellare Freud, Deleuze e Guattari chiamano a raccolta Marx e lo Zarathustra nicciano. Sotto sotto si allineano col grido che nel maggio del '68 gli studenti parigini lanciarono dal Tbéatrc de l'Odeon, l'imagination ait pouvoir. Cosicché il loro libro va ad affiancarsi benissimo sul fronte di quella « rivoluzione culturale » che molti intellettuali francesi, ila Althusser a Edgar Morin, al gruppo che si raccoglie intorno alla rivista Tel Quel, in modi differenti, perseguono. Ma, a parte questo, il lato di interesse del volume sta nel ribadire l'insufficienza della nozione di persona e di individualità, una insufficienza che chiunque si sia avventurato sulla strada del superamento della psicoanalisi ha sottolineato. Quell'io che Freud ci aveva additato come il punto di equilibrio, o di conflitto, di un insieme di « falsi scopi » (chi cerca la tranquillità, in segreto non adora che il disagio; chi proclama il suo odio per qualcuno, in effetti non protesta altro che un amore inconfessabile), è una nozione, pur nella sua carica tuttora eversiva e difficilmente accettabile sul piano comune, che non tiene più. E' essa stessa un «falso scopo», paiono dire Deleuze e Guattari c non soltanto loro. A che dilendere il concetto di persona, come asse portante di un intero quadro scientifico, in un mondo nel quale il genocidio è praticato senza alcuna esitazione, in un mondo nel quale la « soluzione finale » che Hitler volle applicare alla questione ebraica è, in concreto, applicata a livelli diversi e simultanei che coprono insieme l'uomo e la natura? Meglio, [perciò, condurre una frantumazione di quella convenzionale unità, passare dalla psico-analisi alla schizo-analisi (il vantaggio di quest'ultima sulla prima consisterebbe nel fatto che essa presuppone un inconscio « non figurativo e non simbolico*, ma « astratto, puro e figurale al modo in cui potrebbe concepirlo hi pitturi! astratta »). E la schizo-analisi servirà pure a mettere sotto accusa e a guarirci dai mali della società capitalista (il titolo del volume, L'Anti-Oedipe, porta come occhiello Capitalisme et Schizophrénie). E' facile, a questo punto, constatare che, sul terreno dell'analogismo, i due autori sono scivolati con tale inerzia da aver travolto alcune essenziali paratie culturali. Per quanto facciano ricorso a Wilhelm Reich, essi non dimostrano d'avere la tensione intellettuale i lui a separare e congiungere dialetticamente psicologia ed economia. Nonostante questo il loro libro trasuda imprevedibilmente di una indignazione, di una amarezza che colpiscono il segno. Come dissentire dal rilievo che fanno, per cui la società dove viviamo « si definisce attraverso una crudeltà clic non ha metro di misura connine col sistema primitivo della crudeltà, e attraverso un terrore che non ha metro di misura comune col regime dispotico del terrore » ? Enzo Siciliano srinpr

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