Due giorni di riposo per i cestisti poi la sfida "impossibile,, agli Usa
Due giorni di riposo per i cestisti poi la sfida "impossibile,, agli Usa Respinto il reclamo degli slavi, azzurri in finale Due giorni di riposo per i cestisti poi la sfida "impossibile,, agli Usa (Dal nostro Inviato speciale) Monaco, 4 settembre. Per qualche pastiglia contro il mal di gola la nazionale di basket ha rischiato di restar fuori dalle finali, di veder cancellato il suo pieno diritto alla qualificazione conquistato sul campo a forza di sudore e canestri. Le pastiglie, sia chiaro, non le ha ingerite nessuno degli azzurri, ma un giocatore di Portorico, il numero quattro Miguel Coli. Un po' di efedrina presente in quel prodotto medicinale, comunemente in commercio, è bastato a far scattare il verdetto di «positività» all'esame anti-doping effettuato al termine della partita Portorico-Jugoslavia. Era, quella, una gara decisiva, il cui esito l'inattesa vittoria dei portoricani, ha praticamente escluso dalle finali gli slavi e rimesso in corsa gli italiani. Naturalmente la Jugoslavia ha colto al volo l'occasione ojferta da questo caso di doping, ha inoltrato reclami e richieste di provvedimenti con l'intenzione di far lo sgambetto agli azzurri. Tutta questa intricata vicenda è nata, si è estesa e poi conclusa in poche ore, ricche di tensione, nella tarda serata di ieri. Alle 2 di notte la giuria d'appello dei "Giochi ha reso noto in una conferenza-stampa, agitata malgrado la stanchezza di tutti, la sua «senten za»: respinte le richieste della Ju¬ goslavia, confermati i risultati del girone eliminatorio e la relativa classifica, sospensione di Colt sino al termine del torneo olimpico e diffida alla federazione portoricana che dovrà stabilire se punire ulteriormente il giocatore e comunque rischia una esclusione definitiva dalle manifestazioni cestistiche internazionali qualora in futuro un suo atleta venisse trovato « positivo » ad un controllo. E' finita bene per noi, dunque, questa giornata degli imbrogli e degli affanni. Anche se per qualche ora si è sentito odor di efedrina dentro i canestri di Olimpia, la «bomba» non è esplosa, la miccia che i jugoslavi avevano acceso con decisione st è spenta nelle loro mani grazie al decìso intervento di mister Jones, poliglotta segretario (con pieni poteri) della Fiba, la federazione internazionale. Jones, per tradizione, cerca sempre di salvare i risultatt acquisiti sul campo: Coccia, l'avvocato romano che presiede la Federcanestro, ha saputo sostenere bene la nostra causa, ha trovato massima comprensione in Jones, dimostrando che adesso l'Italia del basket sa vincere le battaglie diplomatiche oltre che quelle ago nistlche. La Jugoslavia, tramite il suo presidente federale Saper, aveva richiesto alla giuria d'appello uno di questi tre provvedimenti: 1) vittoria a tavolino per 2 a 0 nella partita «incriminata» con Portorico. 2) ripetizione di quella partita nella giornata di oggi. ^ 3) squalifica di Portorico e conseguente spareggio Italia-Jugoslavia da giocarsi oggi alle 18 per stabilire la seconda squadra da ammettere alla finale nel nostro girone, vinto dall'Urss. Le tesi slave sono state respinte in blocco, con decisione e pure con una interpretazione un po' elastica del regolamento antidoping per i Giochi. La norma infatti dice che in casi del genere anche la squadra «può» («May be» nel testo inglese) essere squalificata, mentre i jugoslavi insistevano per il «deve». Inoltre Jones ha precisato che la decisione andava presa in accordo con la commissione medica del Ciò (che ha effettuato analisi e controanalisi del «caso» nel laboratorio di Monaco), entrando nel merito dell'episodio specifico. Tra l'altro gli italiani hanno fatto notare che il medico di Portorico non ha potuto comunicare, come prescrive il regolamento, che il giocatore Coli era tn cura con prodotti «sospettabili» di doping perché le norme consegnate alle squadre sono scritte solo in tedesco e inglese e non è ammessa la presenza di un interprete alle operazioni. In sostanza si è voluta salvare la buona fede di Portorico e soprattutto preservare i diritti dell'Italia che rischiava di pagare un salatissimo prezzo per una vicenda alla quale era del tutto estranea. I jugoslavi hanno antipaticamente soffiato sul fuoco, ma hanno perso in pieno la battaglia. Ora, finalmente, gli azzurri possono stare tranquilli per due giorni, torneranno in campo solo mercoledì sera contro gli Stati Uniti. «E' una partita che si può anche vincere», ha detto Giancarlo Primo, che sta preparando un non impossibile «bis» di Lubiana dove per la prima volta nella storta del canestro l'Italia riuscì a battere gli inventori del basket. a. tav.
Persone citate: Coccia, Giancarlo Primo, Jones
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