Una poesia dell'usuale di Giovanni Giudici

Una poesia dell'usuale Una poesia dell'usuale Bartolo Cattali: «L'aria secca del fuoco», Ed. Mondadori, pag. 224, lire 3000. Giovanni Giudici: «O beatrice», Ed. Mondadori, pag. 124, lire 2.300. In una stagione scarsa, come la presente, non già di «libri» di narrativa ma di «opere» che rispondano non a mode del momento o a «richieste di mercato» ma impegnino lo scrittore anzitutto di fronte a se stesso, il meglio o il più interessante della nostra produzione letteraria va sovente cercalo nel campo della poesia. Campo molto più fertile di innovazioni perche, diversamente da quello del romanzo, lavorato a fondo dalle esperienze liriche della prima metà del Novecento. E' un dato di fatto, su cui da tempo veniamo insistendo, e del quale comincia ad accorgersi anche il pubblico: come provano il largo successo toccato a Satura di Montale e la crescente attenzione delle nuove generazioni per le cose della cultura, e in particolare per certi poeli contemporanei, sentiti quasi come coetanei, per quel tanto che riflettono dei problemi e delle istanze d'oggi. Quest'anno si sono avute parecchie opere poetiche rilevanti. Da Att.imatcria di Piero Bigongiari, frutto della piena maturità di una ricerca svoltasi per trent'anni nell'ambito dell'ermetismo, a Sinf ometta di Angelo Maria Ripellino, recante nella rappresentazione immaginosa del proprio travaglio fisico e morale gli echi, divenuti voce propria, di poeti di altre letterature, specie slave. Da Viola di Morte di Tommaso Landolfi, unico suo libro, sinora, di poesie, che si colloca a livello dei suoi diari più felici, tra lirici e mistifìcatorii. alle nuove raccolte di un Cattali e di un Giudici, poeti di una generazione più giovane: di quella che, per così dire, fa ponte fra postermetismo e sperimentalismo, con qualche escursione nella neo-avanguardia, senza peraltro cedere all'assurda pretesa, ormai del resto rientrata, come testimonia l'ultimo libro del Sanguinei!, di contestare, attraverso la contestazione della lingua, la società che la parla. Una generazione, da non intendere tuttavia in termini anagrafici, che sotto l'urgenza di nuovi contenuti, ha mirato e mira ad articolare in «discorso» l'essenzialità espressiva dell'ermetismo, traguardo estremo di una estetica identificante, toiit-court, la poesia con il genere lirico. Discorso aperto ai modi del parlato nonché -alla terminologia tecnico-scientifica e, formalmente, a quelli della poesia narrativa, dialogica, gnomica, fino al limite del diario, dello zibaldone: un discorso nella sua libertà, criticamente consapevole e condoliate una poesia la cui poetica si può riassumere in questi versi di Nelo Risi: «Se occorre arte perdio siano vere I le parole rare I forse più ne occorre I per essere stilisti dell'usuale ». Poesia dell'usuale, dunque, con frequenti punte satiriche, sarcastiche o polemiche, volta qual è a cogliere le contraddizioni, le assurdità, le falsificazioni della nostra condizione esistenziale, ma non a rigore realistica, propensa come è a emblemizzare i risultati dei suoi accertamenti; e, nonostante il dichiarato antilirismo, non priva di quelle intime vibrazioni, di quelle accensioni, appunto, liriche, che sono condizione di ogni fare poetico. Ora la nuova raccolta di Bartolo Cattali, L'aria secca dei fuoco, mostra come si sia accentuala in lui, nell'intervallo dalle due precedenti, più che la tendenza all'accordo o alla fusione di codesti estremi, quella della loro coesistenza o giustapposizione. Realistica di fondo, di un realismo sensualmente denso, rilevato, la sua poesia è sempre stata incline a sconfinare nella metafisica, a trarre dagli accesi ricordi della nativa Sicilia, come di viaggi fatti, di avventurosi racconti o di accadimenti storici, significati che vadano oltre la mera fisicità, allusivi — ma senza misticismi — a un quid tucano, di là dalle apparenze. 1. per contro, è stata sempre sollecita a dar corpo a quesle, e ti sensazioni, impressioni, siali d'animo, in una sorta di antropomorfismo, accompagnalo a volte da un humour sempre più sull'ureo sebbene rimanga | bela malearamorarioto precalacca sGitridirCanetrararge turil madi ta saelelàla la di l'imricciUnupemprtascnoGclI imela la pagina; a volte da un abbandono lirico di una misu- ,. ra insolita per questi poeti. Una poesia, quindi, dall anda- • ■: - fi.j. o. iterativo pei le continue riprese degli stessi te-ini, in un discorso che, prolun-gandosi da componimento a componimento, finisce con l'as-sumere la forma di un dialogo o piuttosto di uno zibaldone di immagini c pensieri poetici. Tagliali un poco sul gusto dell'e- pigramma, ce ne qui di assai belli, specie nella parte relativa a momenti o episodi dell'ultima guerra, all'occupazione alleata dell'isola, o in quella veramente di una « trasparenza oracolare », che raccoglie misteriosi messaggi e presagi. Peccato che Cattali trascuri l'aureo precetto che l'arte sta più nel calare che nel mettere: tanto accumulo di testi può riuscire a scapito dell'intensità. Circa alla poesia di Giovanni Giudici, che con questa O beatrice e al suo terzo libro, si può dire che per quanto quella di Cattafì è ricca di istintività, e nel suo continuo fluire si sottrae a precisi riferimenti letterari, per altrettanto essa si regge su una trama letteraria, culturale, avendovi il fatto, anzi il gioco linguistico, un ruolo primario nel tenerla in posizione di ambiguità tra un'ironia spinta talora fino a una musicalità saltellante di canzonetta, e un elegismo dalle cadenze, qua e là, crepuscolari (il ricordo della madre, il pensiero del futuro, la visione dei propri funerali...). Fra un realismo anche crudo di certi spunti o notazioni, e l'insistenza dei richiami emblematici: ambiguità in gran parte riconducibile, nel ligure Giudici, ad ascendenze montaliane. Una poesia che corre il continuo rischio del manierismo: qui per altro più spesso evitato o meglio dissimulato che i libri precedenti, grazie ad una acuita capacità di tradurre, quasi scenicamente, in dialogo il monologo del poeta. Arnaldo Bocelli

Persone citate: Arnaldo Bocelli, Bartolo Cattali, Giovanni Giudici, Maria Ripellino, Montale, Nelo Risi, Piero Bigongiari, Tommaso Landolfi

Luoghi citati: Att, Sicilia