Cominciano le giornate del controfestival italiano

Cominciano le giornate del controfestival italiano IN POLEMICA CON LA MOSTRA UFFICIALE DEL LIDO Cominciano le giornate del controfestival italiano Stasera l'inaugurazione con "La cagna" - Nanni Loy spiega le ragioni del "dissidio" - Il regista di 007 cattura le più belle "amazzoni" per il suo prossimo film dal nostro inviato Venezia, lunedì mattina. Nanni Loy spiega le ragioni che hanno indotto registi e attori ad indire in Venezia le Giornate del Cinema italiano proprio nello stesso periodo della Mostra ufficiale al Lido. Freddo, concentratissimo, cerca le parole con una cautela che non si aspetterebbe chi di lui avesse magari soltanto la gaia immagine televisiva dello Specchio segreto. Al limite, sostiene, non gl'interessa la Mostra. « La nostra manifestazione — dice — non è nata per dare fastìdio a qualcuno. Non sarebbe neppure giusto che costituisse il modo di toglierci di torno qualche regista divo o di favorire l'incontro tra gli autori e un più vasto pubblico. In questo caso rappresenterebbe solo un giocfietto. Noi intendiamo approfittare di questa settimana per aprire un discorso di fondo sul cinema italiano nei suoi riflessi culturali, sindacali e politici ». Una pausa. Loy risale ad un recente passato. « Nel novembre scorso il nostro comitato — con l'Aaci e l'Anac (associazioni degli autori), la società attori italiani e i tre sindacati dello spettacolo — aveva promosso una serie di agitazioni culminate con una giornata di sciopero. Ponemmo sul tappeto tre problemi: la difesa delle strutture del cinema italiano; il ritiro da parte del consiglio d'amministrazione dell'Ente gestione cinema del no ai film di Bellocchio e Ferreri, che sarebbero stati privi dei minimi requisiti tecnici: la riforma dello statuto della Biennale del Festival di Venezia ». Ancora una pausa. Gli occhi di Loy incontrano, senza vederle, una frotta di belle ragazze che si avvicendano nel servizio stampa della « Contromostra » in Campo San Barnaba, un angolo della vecchia Venezia silente. « Ebbene questi tre punti sono ancora oggi di attualità. De Laurentiis ha venduto i suoi studi a Cinecittà a destinazione incerta; La Cagna di Ferreri e In nome del Padre di Bellocchio, tuttora inedito, hanno avuto vita grama; infine per Venezia nulla è stato cambiato. Non è giunto nemmeno un segno di volontà politica. Ci saremmo accontentati di ricalcare la legge sul cinema numero 1213 dove si citano testualmente le associazioni professionali più rappresentative. Nulla ». Un'ultima delusione il mese scorso dopo un colloquio con il commissario straordinario della Biennale, Longo. «Ci è stato detto che avevamo ragione ma che ormai era troppo tardi, con la Mostra alle porte. Allora abbiamo reagito ed è nata l'idea di queste Giornate ». L'apertura è fissata per stasera, con una duplice proiezione della Cagna, alle 21 al Santa Margherita e alle 22 al Moderno. Nella settimana le pellicole annunciate verranno proposte al pubblico per sei volte al giorno nei due citati locali. Motivo d'interesse sono pure i cinque seminari indicati in manifesto. A questo fitto lavorìo la Mostra del Lido risponde con il moltiplicarsi delle iniziative. Ai bordi della piscina dell'Excelsior ieri mattina abbiamo fatto conoscenza con venti splendide ragazze, bianche, nere, gialle, corteggiatissime. Sono le « amazzoni » della prossima fatica di Terence Young, il regista di « 007 ». Sembrava di essere al mercato. Fotografi e curiosi si assiepavano per ammirare e riprendere la roba esposta. Qualcuno ha anche toccato. Ma il film non dovrebbe essere semplicemente una operazione commerciale. Ne fa fede il nome del soggettista, autore di « Claudia », abituato a rivisitare malignamente l'antichità: Robert Graves. Con Young ha tracciato i lineamenti del mito classico delle amazzoni senza trascurare l'ardimentoso Teseo e l'infelice Ippolita. Al centro della storia è la ricostruzione della guerriera repubblica di sole donne, che voleva essere forse un'affermazione femminile e finì col ripetere i sanguinosi difetti degli uomini. Young dice che comincerà le riprese in Sardegna il mese prossimo e le concluderà nel Nord Africa in primavera. « Gireremo anche nel Marocco, una repubblica guerriera che cresce male come le mie amazzoni ». Un'altra proposta femminista, o quanto meno in chiave polemica, viene dall'opera prima di Elda Tattoli « Il pianeta Venere », ih prò gramma oggi per le sezioni « Venezia giovani » e « Cinema italiano e stampa estera », interpretato da Bedy Moratti e Mario Pi' -e. « E' un film — racconta — che mi porto dentro dalla nascita perché vuole essere uno studio sulla donna. Sarebbe l'analisi di una condizione umana ma, riferendosi alla donna nella nostra società, risulterà l'analisi di una condizione disumana » Piero Perona

Luoghi citati: Marocco, Nord Africa, Sardegna, Venezia