Hanno visto le mogli affondare nel panfilo divorato dal fuoco
Hanno visto le mogli affondare nel panfilo divorato dal fuoco La tragica vacanza di due famiglie milanesi nelle acque jugoslave Hanno visto le mogli affondare nel panfilo divorato dal fuoco Le due giovani donne erano sottocoperta quando è scoppiato l'incendio - I mariti, due amici e due marinai non hanno potuto fare nulla per salvarle - La sciagura provocata dall'esplosione di una bombola di metano nostro servizio Dubrovnik, lunedi sera. Le due donne erano in cucina. Gli uomini in coperta, sul panfilo che faceva rotta verso l'isola di Meleda. a nord di Dubrovnik. Una bombola di metano è scoppiata, e in pochi secondi lo yacht è stato trasformato in una torcia. I sei uomini hanno cercato di soccorrere le due donne rimaste prigioniere delle fiamme. Ma quasi subito hanno dovuto desistere, respinti da una cortina di fumo e fuoco, e gettarsi in mare. Se fossero rimasti un minuto di più sul panfilo, anch'essi sarebbero arsi vivi. La piccola imbarcazione si è inabissata sotto i loro occhi. Sono stati soccorsi. Una motovedetta è subito partita da Dubrovnik ed ha iniziato le ricerche delle due vittime, Clara Pialorsi e Laura Migliori, entrambe milanesi, di 29 anni. Le autorità jugoslave non hanno ancora fornito particolari sulla sciagura di sabato pomeriggio. Ma ormai pare certo che l'incendio sia stato provocato dallo scoppio della bombola del gas. In un primo momento si era pensato che le fiamme fossero divampate dai serbatoi esplosi: i due contenitori di carburante sono invece stati ripescati in mare, intattti. Il panfilo «Astrole» era partito sabato poco dopo le 14 dal porto di Dubrovnik, sulla costa dalmata. A bordo c'erano Silvio Pialorsi e Giorgio Migliori, entrambi di 30 anni, mariti delle vittime, due loro amici, Luigi Annoni, 29 anni, e Mario Romani, 48 anni, e due marinai jugoslavi. Nino Stazicic e Ivo Srsen. Lo yacht puntava verso l'isola di Meleda. Dopo la prima ora di navigazione, gli uomini sono rimasti soli in coperta. Clara Pialorsi e Laura Migliori sono scese nella piccola cucina. A due miglia dall'isoletta di Lorud. l'incidente. Racconta uno dei marinai: « Ho sentito- uno scoppio tremendo. Il ponte è saltato in aria. Stavo cercando di capire cosa fosse successo, quando ho visto le fiamme alzarsi dalle cabine. In pochi secondi l'incendio si è esteso a tutto lo scafo. Ho subito pensato alle due signore rimaste prigioniere in cucina. Con gli altri cinque abbiamo cercato di fare qualcosa per salvarle. Abbiamo lottato contro il fuoco, il •fumo, il calore insopportabile per raggiungerle. Io ho anche tenta¬ to di rompere l'oblò con l'ancora, ma non ci sono riuscito ». Il panfilo è stato quasi completamente distrutto dalle fiamme in pochi minuti ed ha incominciato ad inabissarsi. Silvio Pialorsi e Giorgio Migliori hanno capito che per le loro mogli non c'era più nulla da fare e che dovevano mettersi in salvo al più presto, per non fare anche loro la stessa fine. Dopo un ultimo, vano tentativo di aprire un varco tra le fiamme, hanno abbandonato il panfilo che è andato sul fondo sotto i loro occhi. Numerose imbarcazioni so- no accorse per aiutare i naufraghi e li hanno riportati a riva. Come abbiamo detto, è partita da Dubrovnik una motovedetta jugoslava che ha cercato di recuperare le due salme, intrappolate sottocoperta, ma senza riuscirvi. Oggi è arrivata una squadra di sommozzatori che si occuperà del recupero. Intanto è stata ordinata un'inchiesta. La motovedetta ha ritrovato i serbatoi di carburante intatti. Unica spiegazione rimane quindi quella dell'esplosione di una bombola di gas. n. s. nfr A pagina 5: Un torinese e l'amica ustionati a Viareggio nello scoppio del motoscafo
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