Il piano Montedison (20 miliardi) per il rilancio del Vallesusa in crisi

Il piano Montedison (20 miliardi) per il rilancio del Vallesusa in crisi Intervista con l'amministratore delegato del settore Fibre Il piano Montedison (20 miliardi) per il rilancio del Vallesusa in crisi E' la prima volta che l'azienda parla del programma - Il dirigente Montedison afferma : gli investimenti nel complesso sono previsti entro 3 anni - Nelle fabbriche di Collegno,- Lanzo, Strambino e Susa resterà la filatura ; diventeranno industrie moderne e competitive - Per lo stesso settore sorgerà una nuova unità "nel crogiolo della Valle di Susa" - Ci sarà un secondo stabilimento per la fabbricazione dei prodotti casalinghi e d'arredamento - "Il Vallesusa ha il cancro, fare in fretta altrimenti la malattia si mangia tutto" (Dal nostro inviato speciale) Milano, 30 agosto. Ho incontrato l'uomo che da alcune settimane si trova nella poco invidiabile posizione di dirigente «più contestato» della Valle di Susa: l'amministratore delegato della Montedison Fibre, Carlo Massimiliano Gritti. Per protestare contro la sua decisione di chiudere gli stabilimenti di Borgone e di Sant'Antonino e il reparto torcitura di RivaroIo (con un totale di 578 licenziamenti su 3600 lavoratori del Montedison-Vallesusa) parecchi parroci della zona hanno fatto suonare le campane a martello. Carlo Massimiliano Gritti è un «manager» di 45 anni, nato a Padova e laureato in legge all'Università di Roma, che ha condotto dure battaglie a fianco di Mattei nell'Eni e che anche Cefis ha voluto tra i collaboratori più vicini. Da quattro mesi è a capo della Montedison-Fibre, un settore strategico del Gruppo, con 18 stabilimenti, circa 30 mila lavoratori e una capacità di produzione pari al 42 per cento del totale italiano. Perché — gli chiedo — avete annunciato la chiusura degli stabilimenti quando la gente era in ferie e con una comunicazione affissa ai cancelli delle fabbriche? Se volevate apparire antipatici ed alienarvi l'opinione pubblica ci siete riusciti. «Nei tempi di funzionamento dei servizi postali — mi risponde — tutti i dipendenti hanno ricevuto la comunicazione personale a casa. Il Vallesusa ha il cancro, è una lotta contro il tempo. Bisogna fare in fretta altrimenti la malattia si mangia tutto il complesso. Noi speriamo che si tratti di un cancro localizzato in punti asportabili, eliminati i quali si potrà procedere al risanamento. Dal crudo linguaggio del i , o è a , e a l mchirurgo passa a quello dell'ingegnere e prosegue: «Il Vallesusa è un'idrovora che aspira i miliardi con una velocità spaventosa: il deficit del 1969 è stato di 2 miliardi 600 milioni; altrettanti nell'esercizio 1970; nel 1971 la perdita è stata di 6 miliardi e mezzo e salirà a 7 miliardi e mezzo nell'anno in corso. Il Vallesu-, sa, così, com'è, non è assolutamente uno strumento competitivo». Sotto l'aspetto economico — osservo — sarà un discorso corretto; ma è difficile farlo ai 578 operai che rimarranno senza lavoro in una vallata che da un decennio diventa di anno in anno più povera a causa di crisi e chiusure di fabbriche. Le conseguenze sociali di questi licenziamenti spingeranno i sindacati ad una lotta dura. « Non sono provvedimenti dettati dal capriccio degli uomini. Non capire e creare difficoltà aggiuntive, oltre a quelle gravissime che già esistono, significherebbe buttare il Vailesusa con la bocca a terra e farlo morire». Sono frasi taglienti che qualunque sindacalista definirebbe «ricattatorie». L'amministratore delegato della Montedison-Fibre raccoglie l'osservazione e aggiunge: «Ho lavorato molto all'estero: cinque anni in Congo, cinque in altri Paesi africani, negli Stati Uniti e altrove. In tanti anni mi sono convinto che gli italiani sanno lavorare con capacità, intelligenza e fantasia superiori a quelle di tanti altri popoli. Però dobbiamo anche metterci bene in testa che è necessario essere competitivi ». Ma è soltanto colpa degli operai se gli stabilimenti non sono competitivi? Quando parlate di impianti obsoleti, non c'è all'origine dell'invecchiamento delle macchine una carenza di investimenti («lo sciopero degli investimenti», come dicono i sindacalisti) ?». « Abbiamo per il Vallesusa — replica Gritti — un piano di investimenti per 20 miliardi ». Ma è stato definito dai sindacati e dai lavoratori «un piano fantasma». Delle vostre intenzioni, al momento, si conosce ben poco. «Adesso glielo illustro». Cosi, per la prima volta da quando è in atto la vertenza, l'amministratore delegato della Montedison-Fibre ha «alzato il velo» sull'avvenire del Vallesusa. «In questi quattro mesi ho analizzato a fondo la situazione del Vallesusa con lo spietato realismo che l'imprenditore deve avere quando è responsabile della sorte di altri uomini. Ecco il nostro programma per far rivivere l'azienda. Negli stabilimenti di Collegno, Lanzo, Strambino e Susa resterà la filatura e diverranno complessi modernissii..i con rese di filato di grande avanguardia. La capacità di filatura sarà portata da 12 a 16 milioni di chili all'anno. Per il settore filatura è prevista anche la creazione di una nuova unità a parte con tecniche rivoluzionarie frutto di ricerche della Montedison in collaborazione con aziende internazionali». Dove sorgerà questa nuova unità? «Mi consenta di non indicare l'ubicazione per motivi comprensibili. Sarà, comun qua, nel crogiolo della Valle di Susa». Gritti prosegue nell'esposizione del piano: «Lo sviluppo della tessitura che oggi è in parte a Collegno, a Rivarolo ed a Mathi sarà globale e radicale. Verrà aumentata la capacità di tessitura di Rivarolo etldvtcu e raddoppiata quella di Mathi. Il piano prevede inoltre la realizzazione di una seconda unità completamente nuova che si occuperà della sola tessitura di prodotti per la casa e per l'arredamento ad un altissimo standard euro¬ peo, tale da competere con i giapponesi, utilizzando prodotti della Montedison-Fibre. Amplieremo anche il finissaggio. Una terza imita nuova, infine, riguarderà la stamperia». Che tempi sono previsti per la realizzazione del piano? «Da subito, in tre anni». E' un impegno? «Certamente, sono tempi sui quali ci impegniamo». Questo rilancio consentirà il riassorbimento di manodopera? «E' una domanda alla quale oggi non so rispondere, perché dipenderà anche dal successo che i nostri nuovi prodotti incontreranno sul mercato. E' chiaro che se produrremo più di quanto programmeremo, avremo bisogno di altra gente. Una cosa è sicura: in eventuali assunzioni daremo sempre la priorità agli uomini usciti dal sistema». E' molto tardi. Nel palazzo di via Fola gli impiegati sono già usciti da diverse ore. L'amministratore delegato della Montedison-Fibre mi accompagna all'ascensore attraverso corridoi deserti. Gli rivolgo un'ultima domanda: le chiusure di Borgone, Sant'Antonino e del reparto torcitura di Rivarolo sono irrevocabili? «E' un provvedimento che consideriamo definitivo». Posso scriverlo? «Lo scriva». Sergio Devecchi (A pag 5: In Canavese e Val di Susa scioperi per la chiusura degli stabilimenti tessili). S. Antonino di Susa. Discussioni in piazza sulla chiusura delle fabbriche Montedison (Foto Moisio)

Persone citate: Carlo Massimiliano Gritti, Cefis, Gritti, Mattei, Sergio Devecchi, Susa