Tante polemiche e 2 morti al primo giorno di caccia

Tante polemiche e 2 morti al primo giorno di caccia Il calendario venatorie) "graduato,, Tante polemiche e 2 morti al primo giorno di caccia Non s'è sparato in tutte le regioni: in Piemonte, Valle d'Aosta e nella fascia interna della Liguria la caccia si inizierà in settembre - La selvaggina è stata decimata e gli incidenti sono centinaia, come i feriti (Nostro servizio particolare) Roma, 28 agosto. Un milione e seicentomila cacciatori hanno sparato ieri nella prima giornata della stagione venatoria. Carnieri discreti, sembra, e due morti: un impiegato di 23 anni, Franco Filannini, ucciso dal suo principale ad Ostia; e un operaio, Giovanni Santanni, 60 anni, fulminato da un colpo partito dal suo fucile nel Bolognese. Centinaia i feriti, molti hanno dovuto ricorrere alle cure dei medici d'ospedale, altri hanno preferito recarsi dal dottore di famiglia (in Emilia, una trentina; in Toscana, una ventina). La caccia si è aperta domenica soltanto in alcune regioni: Lombardia, Emilia, Ro magna, Toscana, Marche, Abruzzo e Molise, Lazio Campania, Umbria, Puglia, Calabria, Sicilia. Nel FriuliVenezia Giulia era già cominciata il 13 agosto; in Liguria s'è sparato soltanto nella « fascia'litoranea »,-come"stabilito dalla Regione; nella «fascia interna» (il ferri to rio è stato diviso in due parti per salvaguardare la sei vaggina) i cacciatori entre ranno in azione il 17 settem bre. Dal 1" settembre si po tra invece sparare in Trenti no-Alto Adige, dal 10 dello stesso mese in Piemonte e in Valle d'Aosta, dal 17 in Sardegna. Un dato sicuro: la selvaggina è poca e dove ancora esiste sta scomparendo. L'apertura graduata della stagione venatoria, se da un lato re stringe il periodo di « massacro » (per tutti si chiude il 27 gennaio), dall'altro ha favorito la concentrazione dei cacciatori nei territori dove si è cominciato a sparare dall'ultima domenica d'agosto, in anticipo sulle province « ritardatane ». I cacciatori locali sostengono che la selvaggina in questo modo sparisce nel giro di due, tre giorni e la presenza di migliaia di persone in uno spazio ristretto favorisce gli incidenti. Ogni provincia applica poi particolari restrizioni su determinate specie di selvaggina: già l'anno scorso vi fu in tutto il Paese una certa confusione, in quanto coloro che volevano recarsi in altre zone che non fossero quelle di loro residenza dovevano conoscere i calendari venatori provinciali. I comitati della caccia applicarono nei loro territori forme di caccia « controllata » con limitazioni di tempo, spazio e carniere: molti che ignoravano queste norme si videro confiscare il fucile. La polemica maggiore riguarda però il patrimonio faunistico, che va scomparendo sotto le raffiche dei fucili automatici, e l'autorizzazione concessa ai cacciatori di entrare nelle proprietà private per inseguire le prede. Due milioni di cacciatori (compresi abusivi e bracconieri) hanno a disposizione un patrimonio che appartiene a 55 milioni di italiani: una massa di cittadini quattro volte superiore al numero di questi sportivi della «doppietta» chiede che il privilegio sia abolito. Sono stati posti limiti alla strage indiscriminata con oasi di rifugio, zone di protezione e controllate, con i ripopolamenti. Ma c'è chi sostiene che sono gli stessi cacciatori ad autolimitarsi (e a sorvegliarsi) e polemicamente chiede chi custodisce il custode. Le associazioni per la tutela della natura accusano i cacciatori di lanciare nuova selvaggina nella campagna soltanto per disporre di altre prede da massacrare. « Italia Nostra » aggiunge che la selvaggina di allevamento messa in libertà per fini venatori provoca gravi squilibri nell'ambiente naturale. Il fenomeno è più evidente nelle « riserve », dove per ogni battuta vengono uccisi centinaia di capi. S(Dtoanstuntiva tevoas30a dfitesosandMrgvarvzDcstcgstgePer difendere la selvagginadallo sterminio, quest'anno leRegioni, in seguito alle attri-buzioni loro conferite in ma-tcria di caccia e pesca daldecreto del presidente dellaRepubblica. hanno fissato unproprio calendario venatoriograduato nell'apertura, sem-pre però nell'ambito della leg-ge statale, che è confusa e spesso assurda. Il testo unico, modificato nel 1967, dice infatti di come si possa violare il terreno altrui, anche recintato, se il muro o larete metallica non superanol'altezza d'un metro e ottantaC'è un'unica concessione: le nonne vietano di sparare a meno di cento metri dalle case abitate e a meno di cinquanta dalle strade, escluse quelle che attraversano i campi, dove i passanti possono essere impallinati, come è successo domenica. Ma quanti sono i cacciatori che conste poche, elementari norme? Si spara alle farfalle, ad ognmuover di frasca agli albere alle foglie dovunque e comunque. La caccia allora none più uno sport, ma il desiderio di sfogare gli istinti repressi. n. a. e e e Si appoggia al fucile Un colpo lo uccide (Dal nostro corrispondente) Bologna, 28 agosto. (m. g.) Un operaio di Prato, Giovanni Santanni, di 60 anni, via T. Ciatti 10, è rimasto ucciso ieri sera alle 19 in un incidente di caccia a Bentivoglio, un,- centro agricolo a 13 chilometri da Bologna. Il Santanni, sfìlacciatore di tessuti, era arrivato a Bentivoglio nella mattinata di ieri assieme al figlio Mario, di 30 anni, e aveva cominciato a cacciare. Nel pomeriggio, dopo uno spuntino padre e figlio avevano ripreso a battere la campagna, finché, verso le 19, decidevano di riposarsi prima della partenza. Giovanni e Mario Santanni raggiungevano il podere di cui è affittuario il colono Martino Brina, in via Asinari 13, dove avevano parcheggiato la loro auto. Qui, Giovanni appoggiava il fucile, un automatico calibro 20, al muro di una cascina e si sedeva a terra Dopo pochi minuti, per alzarsi si appoggiava al fucile. Dall'arma partiva un colpo che lo raggiungeva al lato sinistro del collo. Mario Santanni soccorreva il padre, cercando di bloccare l'emorragia; poi, caricatolo in auto, si recava all'ospedale di Bentivoglio, dove però il ferito giungeva cadavere. Napoli, 28 agosto. latAèdstdcèsl(a. 1.) Due incidenti di cac- eia sono avvenuti in Campa- nia. Il primo nella zona del- la Piana di Caiazzo (Caserta), dove un guardacaccia, Antonio. Eellomo, di 27 anni, è stato ferito con un colpo di fucile mentre si trovava seduto su di un muretto. L'altro incidente è avvenuto a Contrada, nel territorio di Ariano Irpino, dove il cacciatore Alfonso Di Giacomo è rimasto vittima del suo stesso fucile, scoppiatogli tra le braccia Grave per un morso del cane avvelenato Un cacciatore di 25 anni (Nostro servizio particolare) Macerata, 28 agosto. (r.s.) Un giovane cacciatore di Apignano, Bruno Zuccaro, 25 anni, è in fin di vita nell'ospedale di Treia in seguito ad un incidente di caccia: è stato morso dal proprio cane che, a sua volta, è stato ucciso da un « boccone » avvelenato. Lo Zuccaro, falegname, domenica mattina si era recato a caccia nei pressi di San Severino in una ex riserva. Dopo qualche ora di battuta, il suo cane si è accasciato a terra con la bocca piena di bava biancastra. Immaginando che fosse veleno, il giovane è corso da un contadino vicino a procurarsi del latte e, quando è tornato, ha cercato di farlo bere al cane. Ma questi, ormai agonizzante, l'ha morso al braccio. Lo Zuccari si è recato all'ospedale e poco dopo le sue con dizioni si sono aggravate. Sui denti del cane v'erano anco ra tracce di stricnina.

Persone citate: Alfonso Di Giacomo, Bruno Zuccaro, Franco Filannini, Giovanni Santanni, Mario Santanni, Martino Brina, Trenti