Ancora sei morti di Sandro Viola
Ancora sei morti IRLANDA DEL NORD, QUASI UNA GUERRA Ancora sei morti Soldati uccisi, terroristi che saltano in aria con le loro bombe, cittadini assassinati in casa - Indagine dei servizi segreti inglesi: da dove vengono le armi dell'Ira? (Dal nostro inviato speciale) Belfast, 26 agosto. Tra l'alba e il pomeriggio di oggi almeno sei persone sono state uccise, e una quindicina ferite. Tenere il conto della carneficina irlandese sta diventando ogni giorno più difficile. Le sparatorie e le esplosioni si susseguono infatti da un capo all'alti o delle sei contee dell'Ulster, e nulla fa pensare ad una più o meno prossima de-escalation della guerriglia. Il sanguinoso bollettino della giornata si apre con un attentato a Donaghadee, poco prima dell'alba, contro la chiesa cattolica del villaggio: un ferito. Due bombe disposte in uno stesso agguato esplodevano più tardi ad Knniskillen, una quarantina di chilometri da Belfast: la prima fa a pezzi due membri dell'Ulster Regiment (il corpo paramilitare che affianca l'Esercito britannico), la seconda ferisce tredici soldati inglesi accorsi al primo scoppio. Intanto, a Portadown, una pattuglia inglese deve aprire il fuoco contro una trentina di cattolici che stanno linciando a pugni e calci quattro presunti terroristi protestanti: risultato, un ferito. A prima mattina la polizia trova a Belfast due cadaveri: si tratta di due cattolici, uno crivellato di colpi e l'altro con una pallottola nella nuca. Verso le 11 una bomba esplode sotto le tribune dell'ippodromo di Downpatrick: due morti, forse tre. Sicuramente, gli stessi terroristi che stavano deponendo l'ordigno, le ultime vittime degli esplosivi « instabili» cui l'Ira è ricorsa dopo la perdita delle sue scorte di gelignite. La furibonda vitalità dell'Ira Provisionai lascia interdetti, stupefatti. Nel corso dell'« operazione Motorman», ai primi di agosto, quando l'Esercito inglese ha abbattuto le barricate che chiudevano al traffico i quartieri cattolici di Belfast e Londonderry, sono stati rinvenuti 250 fucili di vario tipo, 40 mila colpi dei diversi calibri e 7 tonnellate di esplosivo. Per i Provisionals si è trattato sicuramente di una perdita assai grave, perché le voci secondo le quali i terroristi irlandesi riceverebbero fondi ed armi da alcuni Paesi stranieri (dal libico Gheddafì, che se ne è vantato, o addirittura dall'Europa dell'Est) non hanno mai trovato la minima conferma da parte dei servizi d'informazione britannici. I canali finanziari e le fonti di armamento dell'Ira sono dunque gli stessi di un anno fa: il denaro viene dalle comunità irlandesi all'estero (soprattutto negli Stati Uniti e in Inghilterra), le armi vengono acquistate qua e là (Londra, Amsterdam, Praga) e introdotte con gran fatica nell'Ulster. Eppure, la perdita dei depositi di Belfast e Londonderry non è valsa a indebolire la combattività, il coraggio fanatico, la fantasia operativa àejl'lra Provisional. Tra l'altro, i terroristi non godono più dell'appoggio incondizionato della popolazione cattolica. L'angoscia di questo lungo massacro, il veloce impoverimento economico della regione, i nuovi metodi (più moderati, più avvertiti sul piano psicologico) dell'Esercito inglese, hanno separato dal campo estremista una grossa parte della massa cattolica che appena qualche mese fa appariva compatta dietro le due Ira. Ma né la penuria dei mezzi, né un progressivo — seppure lento — isolamento, sembrano aver messo Sean MacStiofain ed i suoi uomini In difficoltà. L'elemento imponderabile dell'affare irlandese, quello che non consente un vero schema descrittivo né un pronostico della vicenda è la presenza di questo gruppo nazionalista che non fa politica, non cerca alleanze e continua implacabile a mettere a ferro e fuoco la regione. La buona volontà del governo inglese, la forza morale dimostrata dalla massa cattolica in questi tre anni, l'emergere tra di essa di un gruppo dirigente repubblicano-progressista, potrebbero ormai condurre ad un compromesso capace di porre fine al bagno di sangue, insieme stabilendo un'assolu¬ ta toprmlanvonoreranaingele ta parità di status tra cattolici e protestanti e una prospettiva di unificazione a medio termine delle duo Irlande. Un progetto ragionevole per gente ragionevole, non fosse che su queste terre soffia da tempo immemorabile il vento dell'irrazionalità. Perché non è solo l'Ira, infatti, a rifiutare ogni progetto di pace. Oggi una delle organizzazioni del vecchio organismo, la Royal Black Institution, è sfilata per le vie di Belfast. Sette o otto bande musicali ed un migliaio di uomini in bombetta e guanti bianchi, l'ombrello, i grandi collari con le frange dorate, le cornamuse, gli stendardi, la paccottiglia dell'attivismo protestante. Così assolutamente anacronistica, d'un grottesco indicibile, la sfilata dei Blackmen era tuttavia gon¬ fia di violenza trattenuta, di minacce. Tutto, insomma, tre anni dopo, come all'inizio della vicenda: una sfilata, una bomba, un'altra sfilata, altre bombe e raffiche di mitra. Intanto suonano le sirene delle ambulanze, si stilano i certificati di morte, si avvertono i parenti delle vittime. Il tumore irlandese procede regolare nel suo decorso. Sandro Viola nm
Persone citate: Royal Black, Sean Macstiofain
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