Due scioperi nelle valli Susa e Lonzo contro i provvedimenti Montedison

Due scioperi nelle valli Susa e Lonzo contro i provvedimenti Montedison Dopo l'improvvisa chiusura degli stabilimenti tessili Due scioperi nelle valli Susa e Lonzo contro i provvedimenti Montedison Sindacalisti e lavoratori: "Di questo passo le nostre valli diventerebbero un grande dormitorio di pendolari per le industrie metropolitane" - Le astensioni dal lavoro proclamate per giovedì nelle aziende della Valle di Susa - Il giorno dopo, in Valle di Lanzo, si chiuderanno anche i negozi e si fermeranno i servizi (Dal nostro inviato speciale) Borgone, 25 agosto. In pieno sviluppo il dibattito sulla vertenza Montcdison-Vallesusa. Ieri sera il consiglio comunale di Rivarolo ha espresso il suo parere e avanzato le richieste. Domani a Susa lo farà il consiglio di valle, convocato in seduta straordinaria. Oggi nel refettorio dello stabilimento occupato di Borgone si sono riuniti i consigli di fabbrica di tutte le aziende della zona assieme al rappresentanti delle organizzazioni sindacali e ai dipendenti Vallesusa sospesi dal lavoro. Conclusioni dell'assemblea: giovedì prossimo, in tutte le fabbriche della Valle di Susa, i dipendenti si asterranno dal lavoro. Negli stabilimenti ci sarà l'assembler, permanente dei lavoratori. Venerdì la seconda « giornata di lotta » interesserà tutta la Valle di Lanzo. Durante 1 due giorni, i negozi rimarranno chiusi, i servizi paralizzati, ferme tutte le attività. Una mobilitazione di massa. La spada di Damocle della disoccupazione che incombe su migliaia di lavoratori crea solidarietà fra le varie categorie trova uniti l'operaio e il commerciante, la massaia e l'artigiano, l'impiegato e il contadino. Qui in valle di Susa, come in quella di Lanzo o in Val Pellice si lotta per la sopravvivenza. Si accantonano i contrasti ideologici, le diversificazioni politiche non provocano fratture, l'Impegno è comune. Intanto aumenta la temperatura psicologica. « Siamo disposti a lottare fino all'ultimo tozzo di pane » ha sentenziato oggi un'operaia, china a sferruzzare, mentre l'assemblea discuteva la strategia delle azioni nei prossimi giorni. Nello stabilimento di Borgone si sono ritrovati i consigli di fabbrica della Magnadyne, Ferriere Fiat, Moncenisio, Cravetto, Assa e Eleo. Oltre 150 persone che da tempo stanno meditando su alcuni dati molto preoccupanti. Dal 1961 al '70 In Valle di Susa 1 posti di lavoro sono diminuiti di 1853 unità (16,5 per cento) passando da 11.185 a 9332 addetti. All'Inizio del '71 è cominciata la crisi Magnadyne-Eti Vallesusa; altri 700 posti di lavoro persi ai quali si aggiungono gli ultimi 480 nelle due aziende tessili Montedison-Vallesusa di Sant'Antonino e Borgone. Il settore tessile, negli 'ultimi dieci anni, è stato 11 piti tartassato. Nel '61 impiegava quasi 11 22 per cento del lavoratori della valle, ora solo il 15 per cento (circa un miglialo di dipendenti). C'è il rischio che l'intera valle cada in letargo e divenga un dormitorio di pendolari ! per le industrie metropolitane e del la cintura torinese. Come rea gire? La Montedison, per le sue In dustrle tessili nella vallata, ha fatto un discorso economico. La filatura di Borgone e la torcitu ra di Sant'Antonino — ha fatto sapere subito dopo la decisione di chiuderle — non sono compe titive, la gestione « particolarmente onerosa » a causa di una ii situazione di obsolescenzq e dt Insufficiente dimensionamento degli impianti ». La società Valle susa — afferma la Montedison — chiuderà il 1972 con una perdita di oltre 7 miliardi, mentre il passivo creato dalle due unità di Borgone e Sant'Antonino e dal reparto torcitura di Rivarolo è dell'ordine di un miliardo l'anno. « Chiudiamo per ristruttura re » ha anche aggiunto la Montedison, prendendo in contropiede gli stessi dirigenti del complesso tessile, molti dei quali non erano stati preventivamente informati dei nuovi piani del colosso-madre. Per la a profonda ristrutturazione » annunciata dal vertice della Montedison, sarebbe stato predisposto un programma di investimenti per circa 20 miliardi nei prossimi tre anni. Diversa l'interpretazione data dai sindacati e dai dipendenti. « La scelta del ritiro produttivo dal settore tessile — hanno ripetuto anche oggi l sindacalisti Buscagllone e Luciano — rientra nel piano di ristrutturazione Montedison che II gruppo vuol fare passare evitando ogni confronto e discussione con le organizzazioni dei lavoratori, approfittando anche della linea politica del nuovo governo. La Società vuole sanare le ferite provocate da gestioni spesso trresponsabtll e prive dt qualsiasi strategia che non sta quella della richiesta dt finanziamenti col ricatto della disoccupazione. Not non accettiamo — hanno ribadito — che l lavoratori e le loro famiglie vengano strumentalizzati e che si assista passivamente alla pratica del ricatto della disoccupazione come arma di pressione del grandi gruppi economici. Nel caso Vallesusa, il fatto è ancora più grave se si pensa che la Montedison è finanziata con il denaro pubblico ». E' intervenuto un operalo: « Sarebbe ingenuo pretendere — ha detto — cfte la logica della Montedison si avvicini alle nostre esigenze. A loro interessa fino ad un certo punto, licenziare o sospendere lavoratori, chiudere fabbriche se st rivelano poco reddì. tizie. Loro scopo finale è ottenere dallo Stato l miliardi di cui hanno bisogno. A questo punto c'è da chiedersi: quali contropartite spera di ottenere il Governo dopo aver dato i miliardi al colosso Montedison? Quali plani segreti sono stati già elaborali ad alto livello? Non dimentichiamo che slamo alla viglila del rinnovi contrattuali. La volontà '.mprendltorlale è quella di contrapporre lavoratori occupati a dlsoc-, cupatl, sta all'Interno che all'esterno del gruppo Montedison, per fiaccare le lotte. Gli Imprenditori, con il consenso del Governo, vogliono arrivare al rinnovo del contratto con i lavoratori esausti, stanchi dt lottare ». Tutti i rappresentanti del consigli di fabbrica si sono dichiarati convinti che per far ritirare i provvedimenti Montedison è necessaria una mobilitazione ge. nerale. ii Tutta la popolazione è con noi — hanno sostenuto — si rende conto che sta attraversando una svolta fondamentale nella sua storta. Non c'è solo la Vallesusa in crtst. La Magnadyne attraversa una fase delicata, la Cravetto minacela di licenziare personale. Se ci rassegniamo, la Valle di Susa diventerà la fabbrica della disoccupazione. Sem. bra anche che le autorità provinciali e regionali si rendano conto di questa realtà, un po' In ritardo, a dire II vero, ma ci confortano le loro prese di posizione dopo l provvedimenti Montedison » Le operaie sospese dal lavoro hanno manifestato una preoccupazione: ii Potremo usufruire della Cassa Integrazione? — hanno chiesto — Ci risulta che la Montedison non ne abbia ancora fatto richiesta ». A questo proposito l'ufficio stampa della società ha comunicato che la richiesta di Cassa integrazione Bara presentata entro la prossima settimana, dopo la raccolta dei dati riguardanti i dipendenti che possono usufruire dei benefici. Particolarmente atteso l'incontro di domani a Susa. Il consiglio della Valle sarà chiamato a decidere altre manifestazioni di lotta. Lunedi e martedì si riuniranno nuovamente i sindaci dei dieci paesi interessati alla vicenda della Montedison-Vallesusa, Martedì è in programma anche a Savona l'Incontro dei consigli di fabbrica di tutte le aziende Montedison. * Dura reazione della Uil-tesslll alla notizia che le 50 operaie licenziate dalla Felmat sono state denunciate dal proprietario per occupazione di stabilimento. «Non c'è stata alcuna occupazione — ha detto il sindacalista Rinaldo Leone —. Il personale si è comportato correttamente, limitandosi a picchettare l'azienda dall'esterno. L'azione repressiva portata avanti dal signori Ansaldl nel con¬ fronti delle lavoratrici meritava ben altra risposta. Invece le operale — ha continuato Leone — hanno dimostrato buon senso, picchettando In continuazione l'azienda per garantire che questa rimanesse integra ». Guido Paglia . f

Persone citate: Assa, Cravetto, Guido Paglia, Rinaldo Leone