Petrolio: in aumento la ricerca nel mondo di Arturo Barone

Petrolio: in aumento la ricerca nel mondo CRESCE LA DOMANDA DI GREGGIO Petrolio: in aumento la ricerca nel mondo Le compagnie internazionali moltiplicano i loro sforzi per scoprire nuove riserve - Ma nei prossimi anni i paesi medio-orientali e africani continueranno a conservare la loro posizione preminente tra i produttori - I recenti accordi con l'Iran e l'Arabia Saudita Per un ventennio il consumo mondiale di petrolio c aumentato al ritmo annuale del 7-8 per cento; nel 11171 tale ritmo è caduto a poco più del 5, a causa del rallentamento economico delle principali aree industriali (Usa, Europa e Giappone) e di un inverno eccezionalmente mite. Quest'anno — grazie soprattutto alla ripresa dell'economia americana — si dovrebbe registrare un aumento e nel '73 ci si dovrebbe ulteriormente avvicinare alla media di lungo periodo, corrispondente a un raddoppio decennale. Tradotto in cifre, ciò significa che i consumi dovrebbero salire a cinque miliardi di tonnellate fra il 1982 e il 1985. Di fronte a uno sviluppo della domanda di tali proporzioni, le compagnie petrofite re internazionali moltiplicano gli sforzi intesi a scoprire nuove riserve e a diversificare le fonti di approvvigiona mento, così da non dipendere in misura eccessiva, come oggi accade, dai paesi produttori del Medio Oriente e dell'A frica Settentrionale. E' imminente la firma di un accordo con l'Iran per un aumento della produzione del dieci per cento all'anno, fino ad un «tetto» di 500 milioni di tonnellate verso il 1990, e per la costruzione di una nuova raffineria, ancora più gran diosa di quella di Abadan e dotata di impianti capaci di accogliere «superpetroliere» da oltre mezzo milione di tonnellate. Qualche giorno fa si è avuta notizia di un altro accordo, già firmato, ma non ancora conosciuto nei particolari, fra l'Arabia Saudita e l'Aramco, il consorzio di società americane che ha in concessione i giacimenti di quel paese. A quanto si è appreso, il traguardo dei 500 milioni di tonnellate annui sarebbe previsto per una data anteriore al 1980, mantenendo all'Arabia Saudita il primato della produzione e dell'esportazione nel Medio Oriente. Questi accordi, molto importanti ai fini della sicurezza degli approvvigionamenti, non rispondono, peraltro, all'esigenza inderogabile di trovare nuove riserve, oltre a quelle già conosciute e accertate. Non per nulla le ricerche si sono diffuse ovunque; abbracciano ormai lunghi tratti delle coste degli oceani e dei mari ove appena esistano indizi favorevoli di ritrovamento. Non passa mese che non giungano notizie di scoperte in questa o quella parte del mondo; naturalmente, prima di avviare la coltivazione di un giacimento bisogna far bene i conti per non avere poi amare sorprese. Tipico è il caso dell'Alaska, dove già nel 1969 sono stati scoperti lungo le coste artiche giacimenti importanti, capaci di integrare la declinante produzione degli Stati ictchsofmtllfgqddrsimUniti in un periodo, quello 1975-90, che si annuncia estremamente difficile in campo energetico. Preoccupazioni ecologiche hanno ritardato sinora la costruzione di un gigantesco oleodotto, dall'Artico al Pacifico, che rappresenta la premessa obbligata per lo sfruttamento dei giacimenti dell'Alaska. Secondo ogni probabilità, la controversia giuridica fra le compagnie interessate e gli «ecologi» si concluderà fra qualche mese con la vittoria delle compagnie, ma queste dovranno sopportare un onere finanziario due o tre volte superiore al previsto sia per il ritardo nei lavori, sia per le maggiori garanzie ecologiche che dovranno soddisfare. Fortunatamente per le compagnie, le cose sono andate meglio altrove. In Nigeria, già prima della guerra di secessione del Biafra erano stati scoperti importanti giacimenti tanto sulla terraferma quanto, soprattutto, nella zona offshore. Si parla, con molta verosimiglianza, di una produzione, verso il 1980, di 180-200 milioni di tonnellate di petrolio. Nella scia delle scoperte nigeriane le ricerche sono proseguite e tuttora continuano con buone prospettive in tutti i paesi che si affacciano sul golfo di Guinea, dal Ghana fino all'Angola. Nel Mare del Nord sono stati meglio valutati negli ultimi mesi i giacimenti di petrolio e di gas naturale rinvenuti negli anni scorsi al largo delle coste inglesi e scozzesi. Sebbene non importantissime, e ancora parziali, tali scoperte sembrano poter assicurare alla Gran Bretagna la copertura di una parte rilevante del suo fabbisogno di idrocarburi per oltre un decennio. La vicinanza dei centri di consumo potrà compensare il costo delle ricerche, effettuate spesso in condizioni meteorologiche proibitive. Il successo in acque britanniche ha indotto le compagnie ad estendere le ricerche nei settori vicini: in acque norvegesi già sono stati ottenuti risultati positivi e presto incominceranno le esportazioni di metano. Finora, solo l'Europa e il Giappone dovevano acquistare all'estero la quasi totalità delle forniture necessarie a far marciare le loro industrie. Da qualche anno, anche gli Stati Uniti importano dal Medio Oriente, zona politicamente instabile, una frazione crescente del loro fabbisogno. Secondo certi esperti, anche i paesi del blocco comunista non possono sperare di accelerare la propria industrializzazione se non ricorrendo agli idrocarburi di importazione dal Medio Oriente. Ecco perché, salvo mirabolanti scoperte altrove, sarà ben difficile che i paesi produttori medio-orientali ed africani perdano il potere contrattuale nei prossimi anni. Occorre prepararsi a pagare il petrolio sempre più caro, e a premere sui governi dei paesi consumatori per riduzioni tributarie che ribassino il prezzo finale dei «derivati». Arturo Barone

Persone citate: Biafra