Un volo di corvi ha rivelato sul ghiacciaio il relitto d'un aereo con i corpi dei piloti di Francesco Fornari

Un volo di corvi ha rivelato sul ghiacciaio il relitto d'un aereo con i corpi dei piloti Sulla bianca distesa d'Estellette in Val Veni a 2600 metri Un volo di corvi ha rivelato sul ghiacciaio il relitto d'un aereo con i corpi dei piloti Forse è un bombardiere americano che tornava da un'incursione sull'Italia settentrionale nella seconda guerra mondiale - Sono stati due alpinisti a scoprire la carcassa - Molti turisti si sono recati nella zona a raccogliere pezzi di metallo come "souvenir" - Ora i resti sono piantonati e sì tenterà di recuperare i cadaveri (Dal nostro inviato speciale) Courmayeur, 17 agosto. Un basso volo di corvi sulla bianca distesa del ghiacciaio d'Estellette, a 2600 metri, nell'Alta Val Veni, indica il punto in cui è affiorata la carcassa di un velivolo. Forse un bombardiere precipitato al rientro da un'incursione sull'Italia Settentrionale negli ultimi anni della guerra. Tra le lamiere, il corpo mummificato di un uomo. Sul bavero della divisa due lettere dorate: « US ». Tutto intorno pezzi di strumenti, paracadute bruciacchiati, giubbotti di salvataggio con la scritta « US Army ». Per oltre un quarto di secolo, il ghiacciaio aveva conservato il suo segreto. Le salme degli aviatori erano scomparse nell'immensa bara di ghiaccio. Il tragico epilogo di quella missione di guerra non aveva avuto testimoni. Per i caduti nessuna preghiera. Soltanfo poche frasi, nello stringato linguaggio militare, sul bollettino delle operazioni: un aereo non è rientrato alla base, l'equipaggio è dato per disperso. Le famiglie erano state informate con un telegramma.. Ora, a distanza di tanti anni, la tragedia del bombardiere è tornata alla luce. Il lento scorrimento del ghiacciaio ha liberato il relitto dalla spessa coltre nevosa che 10 ricopriva. Ieri è stato scorto da due alpinisti, che hanno avvertito i carabinieri di Courmayeur. Sono iniziate le operazioni per il recupero delle salme. Un lavoro lungo e diffìcile: i resti della carlinga, tra i quali s'intravede 11 corpo di uno degli aviatori, sono ancora imprigionati tra il ghiaccio. La montagna sembra non voler lasciare la sua preda. Altri frammenti, uno dei motori, sono sparsi per un raggio di circa un chilometro. Si vedono ombre scure affiorare dal ghiaccio. Forme indistinte, forse altri cadaveri. Domani i soccorritori tenteranno di aprire un varco tra il ghiaccio con le mine. Edoardo Pennard, custode del Rifugio Elisabetta, a due ore di marcia dal luogo in cui è stato trovato il relitto, racconta: « Probabilmente si tratta dei resti dello stesso aereo che io avevo visto già nel '56, durante un'ascensione all'Aìguille des Glaciers ». L'alpinista ricorda di aver trovato parecchi frammenti di metallo poco sotto la cima della montagna, a quota 3600. «Può darsi che il velivolo si sia schiantato contro la vetta mentre tornava alla base ». Forse l'aereo era in avaria, colpito dalla contraerea, e per questo volava al disotto della quota di sicurezza. O il pilota aveva smarrito la rotta. Al rientro dalle missioni, sovente gli aerei tornavano alla spicciolata, preoccupati soltanto di mettersi al sicuro, lontano dalle batterie nemiche. L'ipotesi più probabile è che si tratti di un bombardiere .dell'aviazione statunitense, diretto verso le basi dell'Inghilterra. Sembra che si tratti d'un « B. 17 », quei velivoli, secondo gli esperti, avevano normalmente noveuomini d'equipaggio. Potreb-be anche essere, però, un aereo militare polacco, scomparso sulle Alpi mentre sorvolava "quella zona nel '47, due anni dopo la fine della guerra. Oppure un « Dakota »precipitato nel dicembre del '52, con quattro persone. I due alpinisti che hanno scoperto i rottam:, Guido Vignolo, di 26 anni, di Cour- mayeur, e Ferruccio Jochler, 34 anni, di Genova, ritengono però che si tratti di un bombardiere americano. « Ho visto le mostrine sul colletto della divisa — dice Vignolo — le due lettere, "US", spiccavano nitide ». Il ritrovamento è avvenuto per caso. « Rientravamo da un'ascensione — racconta l'alpinista — quando la nostra attenzione è stata attratta da uno stormo di corvi che volavano in cerchio sul ghiacciaio. Il loro gracchiare rimbombava nella valle. Incuriositi siamo andati a vedere ». Quando la notizia della scoperta s'è diffusa, decine di turisti sono saliti sul ghiacciaio. Molti si sono impadroniti di pezzi di metallo contorto: macabri souvenirs di una gita festiva. « Non si curavano dei morti — dice amareggiato il Vignolo — pensavano sottanto a scattare fotografie ». Adesso i relitti sono piantonati: i curiosi non si possono avvicinare. Oggi un elicottero della Scuola militare alpina di Aosta ha sorvolato la zona, cercando di localizzare i resti sparpagliati per oltre un chilometro. Il pilota, capitano Elia, dice: « Dalla ricognizione aerea appare evidente che il velivolo è esploso al momento dell'impatto contro la montagna. Per l'equipaggio la morte è stata istantanea ». Otto giovani, nove nella peggiore delle ipotesi, che rientravano a casa al termine di una missione. Il peggio era passato: ancora un'ora di volo, forse meno, e tutto sarebbe finito. Ma sulla loro rotta è apparsa all'improvviso la vetta dell'Aiguille des Glaciers. Francesco Fornari Courmayeur. Il relitto dell'aereo trovato presso il ghiacciaio d'Estellette, nell'alta Val Veni

Persone citate: Edoardo Pennard, Guido Vignolo, Vignolo

Luoghi citati: Alta Val Veni, Aosta, Courmayeur, Genova, Inghilterra, Italia