Vulcano erutta cemento di Ugo Buzzolan

Vulcano erutta cemento TURISMO INSIDIOSO NEL PARADISO DELLE EOLIE Vulcano erutta cemento Mancano servizi come la luce elettrica e le fogne, mentre proliferano le strade e le ville (Nostro servizio jmrticolarc) Vulcano, agosto. Abbiamo letto di recente su un rotocalco che Vulcano è « un paradiso terrestre ». Una volta, certo. Adesso lo è molto meno. Lo spettacolo che offre oggi Vulcano è, agli occhi di chi conosce l'isola dal 1960, decisamente inquietante. Si è sempre in attesa delle fogne e si è sempre in attesa della corrente elettrica, di adeguati approvvigionamenti di acqua, di un molo decente, di una pompa di benzina al porto, di (almeno) un armadio farmaceutico. Ma intanto si continua a costruire, assurdamente. Il massacro, com'è noto, si iniziò alcuni anni fa con la devastazione della meraviglio, sa appendice di Vulcanello che assicuravano protetta da un vincolo della Sovrintendenza alle Belle Arti. Il vincolo, se c'era, fu infranto e la stupenda boscaglia aperta brutalmente a colpi di scavatrice, per 11 comodo della speculazione più clamorosa. Su Vulcanello furono tracciate strade per automobili e sor¬ sero ville d'ogni tipo. Per ora è immune tutto il lato che guarda la baia di Levante, ma l'immunità avrà breve durata: si parla con insistenza di un progetto che prevede un complesso alberghiero con centinaia di posti letto (benché sia dimostrato che qui i grandi alberghi, fuor che in agosto, hanno vita grama). Sotto i ruderi Questo per Vulcanello. Quanto a Vulcano, l'assalto edilizio è incessante: case e casette tutte eguali, in monotone file, e nella piana che si stende verso la baia di Ponente, un tempo coperta di stoppie e dominata dai ruderi dell'ottocentesco castello dello scozzese Stevenson (proprietario dell'isola sino all'ultima eruzione del cratere, attorno al 1890) si innalzano le gru e strepitano i cantieri per la costruzione di massicci condomini. Sulla stradetta in cemento che permette il passaggio di un solo veicolo, le macchine e i camion si incrociano a fatica (con i pedoni che schizzano ai bordi). Anche sulla stupenda spiaggia di Ponente — quest'anno, per la prima volta, spesso inquinata da rifiuti di provenienza sconosciuta — troneggia una gru e sta prendendo forma un nuovo albergo. Non è tramontata l'idea di un aeroporto sulla parte alta dell'isola; si medita sempre l'installazione di uno stabilimento termale per sfruttare le (t acque calde », ora libere a tutti, di Levante. E comunque è già stato rovinato molto, troppo: la dimensione di Vulcano, per effetto della speculazione edilizia e della mancanza di un piano regolatore, è mutata. Per chi va in barca, le coste rimangono intatte, maestose e misteriose, di rara bellezza; ina l'interno sta assumendo il deprimente aspetto di un centro di villeggiatura improntato alla banalità e al disordine. Ovunque, cartelli vistosi vi offrono appartamenti e terreni « panoramicissimi ». Quest'almo è persino spuntato uno zelante vigile urbano in divisa che distribuisce multe, disciplina la circolazione, sorveglia la moralità del costume e dei costumi per le strade e nei locali pubblici. Il discorso è meno pessimi¬ stico per le altre isole che non hanno spiagge, che sono meno alla moda e quindi me no prese di mira. Tuttavia la minaccia ii una « trasforma zione » sbagliata incombe su tutto l'arcipelago. Melanconicamente uno dei responsabili ci ha detto: « Le Eolie non sanno dove vanno ». Saper scegliere E' questo il guaio. Non serve, per propiziarsi la stagione, issare, con discutibile gesto, una statua religiosa sulla cima del più bel faraglione, la Canna di Filicudi; occorre fare una scelta — turismo di massa o turismo di minoranze « giovanili e sportive » — davanti ad un afflusso crescente (o che si spera tale). Nell'attesa c'è il rischio di snaturare quello che era uno degli angoli più suggestivi e splendidamente selvaggi d'Italia. Se si continua sulla strada di Vulcano, tra poco non varrà più la pena di percorrere millequattrocento chilometri per ritrovare lo stesso ambiente pacchiano e rumoroso che troviamo sulla porta di casa. Ugo Buzzolan

Persone citate: Ponente, Stevenson

Luoghi citati: Italia