Carcere a vita per le due arabe che dirottarono un aereo belga
Carcere a vita per le due arabe che dirottarono un aereo belga Uno dei tre giudici voleva la condanna a morte Carcere a vita per le due arabe che dirottarono un aereo belga Lé giovanissime guerrigliere (18 e 19 anni) hanno sempre sostenuto di essere state costrette dai due complici - Questi ultimi furono uccisi da un "commando" di paracadutisti israeliani, che con un audace cólpo di mano riuscirono a liberare il Boeing sequestrato all'aeroporto di Tel Aviv Tel Aviv, 14 agosto. Il tribunale militare israeliano ha condannato oggi all'ergastolo le due ragazze arabe accusate di aver partecipato al sequestro di un « Boeing » deUa « Sabcna » lo scorso maggio, con lo scopo di farlo saltare in aria se non fossero stati liberati un certo numero di palestinesi in mano alle autorità israeliane. Il tribunale, formato da tre ufficiali, tra cui una donna, ha riconosciuto le due imputate, Rima Issa Tannous di 18 anni e Therese Khalsa di 19, colpevoli di tre dei quattro capi di imputazione relativi al dirottamento dell'aereo. La severità della condanna ha sorpreso molti osservatori, i quali ritenevano che il tribunale sarebbe stato clemente, avendo prosciolto le imputate dall'accusa di avere trasportato esplosivi a bordo dell'aereo, ed avere minacciato di farlo saltare in aria. Uno dei tre giudici si è pronunciato per la pena capitale ma gli altri due sono stati di parere diverso. I capi di imputazione per i quali le due ragazze sono state riconosciute colpevoli sono: dirottamento, porto di armi da guerra e appartenenza ad una organizzazione della guerriglia araba. Il rappresentante dell'accusa militare aveva chiesto la condanna all'ergastolo dicendo: «Non abbiamo che fare con due borseggiatrici... Le imputate hanno commesso crimini contro la suprema sicurezza dello Stato». Se fossero state riconosciute colpevoli di tutti quattro i capi di imputazione, le due ragazze arabe potevano essere condannate a morte. Dorante il processo, durato - una settimana, le im- putate avevano sostenuto di essere state costrette con la forza e sotto minaccia di morte a partecipare al dirottamento dei due guerriglieri, che furono poi uccisi da paracadutisti israeliani travestiti da meccanici della « Sabena » quando fecero irruzione nell'apparecchio. Nella sparatoria rimase uccisa anche una passeggera. Prima che venisse pronunciata la sentenza le due imputate avevano fatto brevi dichiarazioni. La Tannous ave va detto: «Potete crederci o no, ma questa è la verità» (ha sostenuto di essere stata ce stretta a partecipare al colpo di mano). «Vi chiedo clemenza». A sua volta l'altra- imputata, la Khalsa, ha detto: «Sono stata picchiata e costretta a fare quello che ho fatto. Spero nella vostra comprensione e nella vostra bontà. Attualmente soffro le-pene del carcere ed i rimorsi della coscienza. Sono rammaricata per tutto quello che ho fatto e vi chiedo perdono e pietà per mio padre e la mia famiglia». Il padre, un arabo israeliano di Acri, era fra il pubblico. Hanno poi preso ancora brevemente la parola i due avvocati d'ufficio. L'avvocato Eliezer Karni, difensore della Tannous, ha detto: «La mia cliente è una povera ragazza che ha vissuto un genere di vita che non auguro a nessu no. Non merita una condanna all'ergastolo. Merita molto meno». Ha poi chiesto al tribunale di tenere in considerazione l'età ed il fatto che la giovane è orfana. L'avvocato Hoenigman, patrono dell'altra imputata, ha detto: «Questa giovane non ha ancora iniziato a vivere. Metterla in carcere per il resto della sua vita equivarrebbe ad una condanna a morte e neanche il pubblico ministero vuole questo». - La questione dell'età delle due imputate è stata sollevata quando l'avvocato Karni ha chiesto al tribunale clemenza per la sua assistita, la Tannous, che ha soltanto 18 anni. Per tutto il processo il rappresentante dell'accusa ha sostenuto che le due giovani hanno 19 e 21 anni. Ma le 'stesse imputate non erano ben sicure della loro età. «Ho 17 o 18 anni», aveva detto la Tannous durante il dibattimento. Nel pronunciare la sentenza, il .presidente del tribunale militare ten. colonnello Altera ha dichiarato: «Noi ci attendiamo giustamente che il mondo agisca contro i pirati dell'aria con la piena severità della legge e noi dobbiamo dare un esempio... Le imputate si sono prestate di loro volontà ad un atto barbaro, impadronendosi di uomini, donne e bambini innocenti, minacciandoli con esplosivi per liberare terroristi assassini (riferimento a 317 detenuti arabi chiesti come riscatto per la liberazione dei passeggeri). Solo per un miracolo tutto questo non è finito in una calamità agghiacciante e le imputate non hanno messo in atto alcuna opposizione pratica all'azione; Vi hanno collaborato in piena». t Il presidente ha detto che la tesi difensiva che le ragazze avrebbero dovuto beneficiare della clemenza per la loro età «non ha alcun peso concreto in relazione al erimine commesso». Il col. Altera si è occupato a lungo della pena di morte chiesta da un componente del tribunale. Senza nominarlo, ha espresso il suo pensiero sulla pena ca¬ pitale: 1) scongiurerebbe altri dirottamenti; 2) sarebbe adeguata alla gravità del crimine e costituirebbe una vendetta per la morte della passeggera uccisa nell'attacco israeliano; 3) eviterebbe la possibilità di un altro dirottamento arabo che potrebbe essere tenta¬ to per liberare le imputate Ha affermato che questa opinione è stata messa in minoranza perché la pena capitale è stata abolita dai tribunali civili israeliani e perché il pubblico ministero non aveva chiesto la pena di morte. (Ap) Aissa Tannous, a sinistra, e Therese Khalsa ascoltano la requisitoria (Telefoto Associated Press)
Persone citate: Aissa Tannous, Eliezer Karni, Rima Issa Tannous, Sabena
Luoghi citati: Tel Aviv
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