Lascia l'Italia là polacca che sposò un vecchio per vivere con l'amante di Franco Marchiaro

Lascia l'Italia là polacca che sposò un vecchio per vivere con l'amante Triste epilogo di una vicenda d'amore a Pavia Lascia l'Italia là polacca che sposò un vecchio per vivere con l'amante Olga Matusewicz, che aveva 21 anni, per stare accanto all'uomo che amava (un commerciante già sposato), era ricorsa ad un matrimonio di comodo con up pensionato di 71 anni La relazione è finita e la donna si è trasferita in Germania - Il pensionato chiede il divorzio (Dal nostro inviato speciale) Pavia, 14 agosto. Triste epilogo per la bella favola di Olga Matusewicz, la giovane polacca che, credendo di avere trovato in Italia l'amore, aveva accettato, pur di poter vivere accanto al suo uomo, di ricorrere alla farsa di un matrimonio di comodo, con un pensionato di. Pavia. Ora l'amore è sfumato e il legame ' le impedisce il ritorno in patria avendo perduto la cittadinanza polacca. Trovato lavoro in Germania Orientale, la bella polacca ha lasciato per sempre il nostro Paese, portando con sé il figlio nato dall'infelice unione e del quale, ultima amara esperienza, secondo la legge non risulta per una complessa situazione burocratica madre ma soltanto tutrice. Cinque anni fa, in Italia come turista, la ventunenne Olga Matusewicz, una - polacca alta, bionda, molto avvenente, conosce e si innamora di un commerciante in bestiame lombardo, noto nel Pavese. E' un colpo di fulmine anche per l'uomo che, già sposato, decide di vivere con la donna. Ma Olga Matusewicz è in Italia con un visto turistico e, scaduto il breve periodo di soggiorno, dovrebbe tornare al suo Paese. Allora, con il consiglio di alcuni legali, viene trovata la scappatoia: sposarsi con un italiano, ottenendo così la nostra cittadinanza. Ovviamente è ' necessario trovare qualcuno disposto alla farsa del matrimonio pronto subito dopo il « sì » a scomparire dalla vita di Olga. Due tentativi vanno a monte, per le inaccettabili richieste dei candidati, due inservienti pavesi ancora giovani. Poi la proposta viene accettata da Virginio Guarisco, un ex lucidatore di mobili, allora settantunenne, abitante a Pavia, in via dei Liguri 34. Il pensionato vive con un assegno mensile di 18 mila lire. E' iscritto all'elenco, dei poveri; facilmente viene convinto dietro promessa di un «congruo compenso». Accetta di divenire lo sposo ta bianco "della bella polacca e riceve per pronunciare quel «si» che farà di Olga Matusewicz la signora Guarisco, di cittadinanza italiana, 350 mila lire e un abito scuro per la cerimonia in municipio. La mattina del 30 novembre 1967 alle 11, dinanzi all'assessore comunale dottor Italo Laudi, Olga Matusewicz e Vir. ginio Guarisco si incontrano per la prima e unica volta. Una cerimonia rapida, pochi minuti, testimoni due avvocati e due funzionari comunali. Dopo il «sì» la bionda e avvenente polacca lascia la sala della Giunta a Palazzo Mezzabarba, senza degnare neppure di uno sguardo il suo sposa Virginio Guarisco invece, forse più triste del solito, torna nel suo modesto alloggio, tenendo stretto nella tasca del vestito «buono» i pochi biglietti da mille del compenso pattuito. . Della sposa non ha più notizie per molti mesi, sino alla fine del 1968 quando viene a sapere che allo stato civile è stato iscritto col nome di Vadim Guarisco il bimbo dato alla luce 1-8 ottobre in una clinica di Trieste da Olga Matusewicz. Così l'ex- lucidatore di mobili si trova ad essere pa dre dopo un matrimonio non consumato. «Questo è troppo — disse il pensionato ad un amico —, è una cosa storta. Come? Padre se nemmeno l'avevo baciata». Dopo alcune settimane tra¬ scorse in ospedale per rimettersi da un malanno, che egli attribuisce al dolore, Virginio Guarisco corre da un avvocato per ottenere il disconoscimento di paternità. Non vuole sentire ragioni, così il bimbo, registrato allo stato civile come Vadim Guarisco, viene a trovarsi non solo senza un padre, ma anche per una complicazione burocratica senza una madre. Ancora una volta Olga Matusewicz ricorre ai legali, per trovare una soluzione alla complessa vicenda. Il tribunale dei minorenni si vede costretto a creare un nome nuovo per il piccolo; poi, per salvaguardare la difficile situazione di Vadim, i giudici rilasciano alla giovane polacca un documento in cui risulta che è la tutrice del bimbo non la mamma. Una soluzione certamente triste per Olga Matusewicz. Intanto svanisce anche il sogno d'amore, la relazione con il commerciante finisce; ognuno va per la sua strada cinque anni dopo l'inizio della su^i avventura italiana, Olga torna in Polonia. Ma ormai è cittadina italiana e il permesso di soggiorno nella patria che ha perduto è limitato e ben presto scade. La giovane allora va in Germania Orientale, trova un'occupazione in fabbrica, un lavoro duro, come operaia per mantener il bimbo che vuole por tare con sé. Negli scorsi giorni è stata per l'ultima volta a Pavia, per ritirare i documenti di suo figlio che, per la legge, non è più tale; infine, in lacrime, ha lasciato per sempre l'Italia. La bella favola è finita. Intanto dinanzi al tribunale di Pavia è in corso la causa di divorzio intentata da Virginio Guarisco, marito di comodo per un compenso di 350 mila lire. Franco Marchiaro Pavia.'Olga Matusewicz (Foto Broglia)