Kenyatta, dal carcere al potere di Mario Ciriello

Kenyatta, dal carcere al potere I PERSONAGGI Kenyatta, dal carcere al potere Londra, 12 agosto. La storia di Ionio Kenyatta c la storia del Kenya. Nei suoi S2 anni di vita (ma la data di nascita è incerta) Kenyatta ha assistito al formarsi di una coscienza politica africana, ha diretto questo processo, si e scontrato con la potenza coloniale, l'Inghilterra, ed è divenuto il lelxder, il padre anzi, della sua nazione, una repubblica indipendente. Ne « La caduta dell'impero britannico» Colin Cross ha scritto: « Per i bianchi del Kenya, forno fu dapprima un buffone, poi — al tempo dei Mau Muu — il diavolo in carne ed ossa, infine il " vecchio ", un personaggio degno di rispetto e ammirazione ». Questo « vecchio », Vold man, è tuttora l'anima e il cardine del suo Paese, una delle grandi figure carismatiche del continente nero. A leggere quel nome, Kenyatta, si pensa subito ad un appellativo patriottico. Ma non è così. 11 presidente del Kenya nacque ad Ichaweri, in una delle grandi tribù kikuyu (erano questi gli indigeni più progrediti), da dove fuggì, per amore dcl- l'avventura, quando aveva dieci anni. Si presentò ad una missione della Chiesa scozzese, una ventina di miglia da Nairobi, dove fu battezzato Johnstone Kamau. (Kamau era il suo nome tribale). Questi sacerdoti scozzesi si dimostrarono ottimi maestri, e Jomo deve ad essi le basi della sua educazione. Fattosi adolescente, cambiò il nome Johnstone in Jomo e Kamau in Kenyatta. Così, « mucibi was kenyatta », è chiamato in kikuyu un tipo di fantasiosa cintura che il giovane amava portare. Nel 1918, Kenyatta è ben si- a l i è e i e stornato a Nairobi. Non ancora trentenne, è « ispettore del setvizio idrico » nel municipio cittadino. Non potrebbe desiderare di più, in quel territorio britannico in cui gli africani occupano l'ultimo gradino della scala (avevano meno diritti e meno status degli « asiatici », importati per costruire le ferrovie ma che si affermarono in vari settori, soprattutto nei servizi e nell'amministrazione. Eredi di questi «Asians», in Uganda sono ora al centro di un drammatico conflitto umano e politico). Ma, all'inizio degli Anni Venti, i kikuyu formano i primi raggruppamenti politici. Hanno due obiettivi: una migliore sistemazione della terra ed accesso al potere legislativo. Gli europei non cedono. Jomo Kenyatta diviene subito un leader, lo strumento dei desideri e delle speranze africane e il bersaglio dell'ostilità bianca. Nel 1931 si trasferisce a Londra e vi rimane per circa 15 anni (condivideva un piccolo apparta mento con il cantante Paul Robeson). Insegna kikuyu alla « School of Orientai and African Studies », una facoltà universitaria: si iscrive alla famosa « London School of Economics », dove si laurea in antropologia: scrive un libro Facing Motint Kenya, considerato tuttora di eccezionale pregio. E' la storia di come gli europei s'impossessarono — sia pure migliorandole — delle magnifiche terre kikuyu. Nel '42 Kenyatta sposa una inglese. L'anno dopo nasce un figlio, Peter. Finita la guerra — durante la quale restò in Gran Bretagna lavorando come bracciante e insegnando — Kenyatta tornò a Nairobi, riprese subito la leadership africana, divenne presidente della « Kenya African Union ». Poi, la tragedia. Nel '50, cominciarono gli atroci attentati dei Mau Mau. Ancora oggi è diffìcile definire questa organizzazione di guerriglieri sorta sulla base di società segrete kikuyu: Colin Cross l'ha descritta come un'associazione « in parte politica, in parte superstiziosa, in parte criminale ». Per quanto mostruosa, « fu una forma di resistenza al dominio britannico ». La reazione inglese fu durissima. Kenyatta fu condannato a sette anni di carcere, benché i suoi rappòrti con i Mau Mau fossero assai nebulosi. Furono impiccati oltre mille africani: e ottantamila kikuyu vennero chiusi in campi di concenti-amento. Quali che fossero le sue responsabilità, Kenyatta uscì dalla prigione con l'aureola del martire. (Uno scrittore inglese dice che i carcerieri avevano l'ordine di dargli brandy a volontà, nella speranza che morisse alcolizzato). Nel '60, non aveva ancora la libertà completa. Era « vigilato », non poteva lasciare la sua residenza e il governatore inglese lo bollò per radio come « il leader che può solo condurre alia morte e all'oscurità ». Poi, in pochi mesi, tutto cambiò. Nel '63, il Kenya diventa indipendente, nel '64 è una repubblica con Kenyatta presidente. Uomo abile, s'è conquistata la fiducia dei bianchi, ha dato I al nuovo Stato un senso di continuità. E' un grande leader come Nkrumah, ma, a differenza di lui, non ha ceduto alla vertigine del potere. Mario Ciriello [onio Kenyatta