La riforma della legge Merlin di Clemente Granata

La riforma della legge Merlin POLEMICHE SULLA PROSTITUZIONE CHE DILAGA La riforma della legge Merlin Innegabili i legami tra meretricio e delinquenza - Le malattie veneree sono in aumento - Una lettera del primario prof. Leoni, ispettore dermosifìlografo di Vicenza - Egli propone: isolamento delle donne in una zona delimitata e tessera medica obbligatoria - Ma il "quartiere dell'amore" risulta anticostituzionale e i documenti sanitari sono vietati da obblighi internazionali - Il progetto elaborato dai giuristi torinesi Polemiche accese attorno alla prostituzione che, da alcuni anni, dilaga nelle strade delle città suscitando diffusa preoccupazione. Non è solo questione di indecenza e di scandalo, è soprattutto questione di tranquillità, di sicurezza sociale e di salute pubblica. Sono innegabili, come più volte si è sottolineato, i legami tra meretricio e delinquenza e i pericoli della diffusione delle malattie veneree. Le cause Immediate del fenomeno sono da ricercare nella legge Merlin che liberalizzando la prostituzione punisce in modo Irrisorio l'adescamento e Impedisce, di fatto, un serio controllo medico. Si avverte la necessità di una riforma che salvaguardi da un lato alcuni fondamentali diritti della persona, dall'altro consenta alla magistratura e alla polizia possibilità d'intervento più incisive. Di recente è stato presentato alle Camere un progetto di 30 deputati democristiani, un altro è stato redatto da un gruppo di giuristi e studiosi torinesi, dopo una tavola rotonda svoltasi a La Stampa. In sintesi, quest'ultimo lascia inalterate le pene già esistenti contro istigatori, favoreggiatori e sfruttatori e prevede: 1) un rafforzamento delle sanzioni per chiunque offra in pubblico « prestazioni sessuali in modo continuato, intenzionale e non equivoco »; 2) un collegamento tra la legge Merlin e la legge antlmalattie veneree per permettere di sottoporre a visita medica la persona dedita alla prostituzione stradale e, In determinati casi, il suo ricovero coatto in ospedale; 3) pene contro chi esercita in casa in presenza di minori dai 3 al 18 anni; 4) possibilità d'intervento del pretore in sede civile per allontanare dallo stabile la donna (o 11 travestito) che rechino pregiudizio alla tranquillità di vita individuale o associata degli Inquilini. No alla riapertura Quindi non creazione di ghetti, come da qualche parte è stato sostenuto, non ritorno al passato con la riapertura delle famose case, ma strumenti legislativi innovatori, nel rispetto dei principi costituzionali, per arginare il fenomeno e ricondurlo a proporzioni più discrete. Non si tratta di soluzioni definitive, che del resto esulano dai compiti del diritto. Così sono state lasciate impregiudicate la questione di un risanamento di fondo della società, dell'educazione sessuale, del miglioramento delle condizioni di vita e dello stesso reinserimento di chi è dedito al triste mestiere: il come e il perché della prostituzione. Di quest'ultimo argomento, per trarne conseguenze contrarie ai progetti di riforma, si occupa in una lettera inviata a La Stampa il prof. Aldo Leoni, primario della divisione dermatologica dell'ospedale civile di Vicenza, e ispettore dermosifìlografo provinciale. Secondo 11 sanitario la « prostituzione e insopprimibile per ragioni biologiche e qualsiasi legge coercitiva è controproducente, non fa che aggravare la situazione ». Ecco 1 passi più significativi della lettera. « Per una realistica impostazione del problema — scrive il prof. Leoni — è necessario sgombrare il campo da equivoci e da discorsi astratti. Si tratta di un compito strettamente medico ». Continua: « Nei progetti di riforma non sono prospettati altri rimedi che le retate di polizia e l'inasprimento delle pene pecuniarie e detentive, senza cercare di vedere la motivazione di fondo del fenomeno. Non si vorrebbe il meretricio in nessun posto, perché anche la possibilità che ora si lascia alto donna di esercitare in luogo chiuso, viene fortemente limitata, meglio annullata, dal potere d'intervento del pretore contro chi disturba gli inquilini ». Il fatto è, secondo il prof. Leoni che la prostituzione non si può eliminare «perché sono ineliminabili le prostitute ». Egli afferma: «E' un aspetto del problema che viene quasi sempre trascurato nella valutazione dei momenti che entrano nel determinismo della prostituzione. Oggi si tende a sopravvalutare il fenomeno ambientale e socio-economico e a minimizzare questo elemento di valore pregiudiziale per un'esatta impostazione del problema. La prostituta professionista, che costituisce il nucleo ineliminabile del fenomeno e che si trova dappertutto (persino in Svezia), non va considerata come una donna normale perché e costituzionalmente tarata. E' riconosciuto da tempo il parallelismo tra prostituzione femminile e criminalità maschile, essendo simili le matrici detl'una e dell'altra, soprattutto sotto il profilo psico-patologico (deficienze mentali, anomalie psicopatiche, forme nevrotiche ecc.) ». Come Amburgo? Il prof. Leoni cita al riguardo due autori: Pellegrini e Bermann. Il primo afferma: « Perché una donna diventi una prostituta occorrono indispensabili premesse biologiche connesse alla patologia dell'istinto sessuale, mentre è trascurabile l'importanza dei fattori sociali e ambientali ». Il secondo precisa le caratteristiche della prostituta: « Mancanza di pudore, recidiva costante, incapacità di autocontrollo, assoluta inefficienza della pena, l'associazione di debilità mentale, oziosità e Inettitudine scolara ». Conclusione: se la prostituzione è insopprimibile per ragioni biologiche, si tratta di un « male » che va accettato e « arginato, se mai, con distacco e obiettività ». Pertanto il vero problema è quello della collocazione delle prostitute. Dice Leoni: « E' necessario circoscrivere il fenomeno in una zona limitata, visibile, m modo che avvenga un processo di pubblicizzazione tale che il cittadino ne sia giustamente informato (come ad Amsterdam, Amburgo/. Qeprcdccppcmnvpdrècmrnqredvztgfrsprupggbmadslst Quella zona non deve ovviamente essere oggetto d'uso comune da parte della cittadinanza ». Nella seconda parte della lettera 11 primario dermatologo di Vicenza si occupa della diffusione delle malattie veneree. Sostiene che è necessario Intervenire « con controlli dall'esterno », proprio perché ci si trova di fronte a persone tarate e non è pensabile che si sottopongano spontaneamente a visita medica. Sostiene: « Credo che ad ognuno di noi ripugni interferire nella vita privata di un individuo, ma poiché queste persone sono fondamentalmente irresponsabili e si rendono pericolose per la società, è evidente che bisogna far qualcosa in questo senso. Naturalmente senza spirito fiscale. Sarebbe sufficiente obbligarle a tenere una tessera personale nella quale far risultare gli esami sierologici e le visite di controllo effettuate secondo tempi e modi da stabilire. Queste tessere dovrebbero essere esibite alla polizia (possibilmente femminile, istituita "ad hoc") ». « Qualcuno tempo fa — aggiunge il prof. Leoni — propose di fornire alle prostitute una tessera volontaria lasciando a loro discrezione la scelta del controllo. Ripeto: sono d'accordo sulla tessera, ma non sul "volontaria" per l'incapacità di autocontrollo di queste donne. A questo proposilo bisognerebbe citare il fallimento delle iniziative prese per renderle responsabili e recuperarle ». Soluzione logica Il controllo deve essere esteso anche agli uomini? Risponde il sanitario: « Le differenze anatomostrutturall tra i due sessi rendono la donna estremamente più pericolosa 'dell'uomo per il fatto che nel corpo femminile le lesioni contagiose della sifilide e della blenorragia sono localizzate in organi profondi, quindi in sedi non vislbtli, per cui manca quasi sempre alla donna la consapevolezza del proprio stato morboso. L'uomo contagiato è immediatamente messo sull'avviso e va dal medico, la donna no perché non sa di essere ammalata ». Il controllo obbligatorio è necessario soprattutto per la prostituta, « to cui pericolosità dal punto di vista sociale viene ingigantita ». Infine il prof. Leoni si occupa dell'educazione sessuale. Sostiene: « I giovani non trovano nell'at¬ tuale ambiente italiano la soddisfazione dovuta al loro istinto e quindi sono suscettibili, come può essere verificato, di distorsioni e aberrazioni sul plano di una formazione sessuale. Pertanto anche in questo settore parlare con i paraocchi é dannoso sotto tutti i punti di vista ». Fin qui la lettera. Come cronisti ci limitiamo a fare alcune osservazioni e a porre qualche domanda. I giuristi torinesi che hanno elaborato il progetto non si illudono di estirpare il fenomeno, ma tentano di arginarlo e ricondurlo a proporzioni più accettabili, proprio come vuole il prof. Leoni. L'autore della lettera propone di Isolare le prostitute in un quartiere. Domanda: non è anticostituzionale? E come convincere le donne ad abitarvi? Se non accettano, è necessario ricorrere al meccanismo delle sanzioni, proprio quello che il prof. Leoni giudica inefficace e controproducente. E come superare l'ostacolo del divieto di fornire' alle prostitute una tessera sanitaria, divieto derivante da obblighi internazionali sottoscritti dall'Italia quando ha aderito alla convenzione di New York del 1949? La Francia, che aveva adottato le « ftches sanital- res », è stata costretta ad abolirle nel 1960. Parecchi concordano con il prof. Leoni quando sostiene che si esagera nel porre l'accento sulle condizioni socio-economiche dalle quali la donna sarebbe spinta sul marciapiede, ma lo fanno con motivazioni opposte: in genere si tratterebbe di una scelta indivi- i duale e autonoma. Si sono fatte serie e approfondite indagini mediche per stabilire il contrario e cioè il condizionamento e l'irresponsabilità della prostituta dovuti a menomazioni congenite? O non si tratta, per ora, di una semplice ipotesi? E ammessa l'Irresponsabilità, non sarebbe più opportuno risolvere il problema sul plano di intervento sanitario generale che non si limiti alla cura delle malattie veneree? Infine, se sono simili le matrici di prostituzione e delinquenza (e quindi se anche 1 malviventi sono irresponsabili) perché si mantiene in piedi il meccanismo delle pene e delle carceri? Considerato che si tratta, come hanno detto, di una soluzione « a tempi brevi », non è più attuabile e realistico il progetto degli studiosi torinesi? Il dibattito, comunque, è aperto. Clemente Granata

Luoghi citati: Amburgo, Amsterdam, Francia, Italia, New York, Svezia, Vicenza