Vecchio accento di Oxford di Mario Ciriello

Vecchio accento di Oxford LA GRAN BRETAGNA RISCOPRE IL GUSTO DEI DIALETTI Vecchio accento di Oxford Gli unici a credere che esista ancora una "corretta" pronuncia inglese sono gli stranieri: oggi è di moda il pluralismo (Dal nostro corrispondente) Londra, 7 agosto. Fino a pochi anni fa vi era un articolo d'obbligo per ogni giornalista straniero in Inghilterra. Cominciava quasi sempre così: t« Gli inglesi hanno un proverbio divertente, " nascere con un cucchiaio d'argento in bocca ". E' un adagio significativo, perché descrive chi è fortunato e privilegiato: e. per singolare coincidenza, la sorte sorride qui più benevola a chi può sfoggiare un buon accento ». Chi facesse oggi questa os servazione commetterebbe un grave errore. Molte cose so- no avvenute in quest'isola, e tra esse vi è la morte del l'accento. E' spirato senza che la gente quasi se ne ac- corgesse. travolto dalla s: lenziosa ma profonda rivolu- zione nei costumi. Gli unici a credere che esista ancora un ti buon » o ti corretto » accento inglese sono gli stranieri, soprattutto gli italiani, i francesi ed 1 tedeschi. Vi sono padri a Sud della Manica che spendono somme cospicue per far uscire dalle labbra dei figli quei suoni senza i quali, a loro parere, non è possibile affermarsi nel mondo anglosassone. Quattrini sprecati. Oggi in Inghilterra ognuno parla come crede e come può, l'accento non determina più lo status di una persona, non dà più complessi di superiorità e tanto meno d'inferiorità. In una lettera ad un giornale, un anziano signore lancia un nostalgico lamento: « Non vi sono rimasti che i maggiordomi, con un buon accento. E sono quattro gatti ». Tutte dattilografe Si accende la televisione: e da quello schermo da dove giungevano un tempo vocali da public schools (genuine o imitate) si riversano adesso le intonazioni più diverse, le voci di ogni classe e ogni re gione. Uno dei più noti in tervistatori politici, un gio vanotto tutto pepe, bombar da il pubblico con una gor- già del Nord che calpesta ogni regola di pronuncia. Per i numerosi istituti che mandano all'estero insegnanti di inglese è sorto un nuovo problema: trovare maestri che parlino con abbastanza chiarezza da essere comprensibili agli stranieri. Avvengono cose divertenti Una signorina di ritorno dalla Francia narra: « Ho insegnato a parecchie signore della buona società, convinte adesso di aver accenti sopraffini. Non sanno, le poverette, che parlano come dattilografe dello Yorkshire n. La dittatura, talvolta cru-dele, dell'accento è cadutasotto l'urto di tre forze. An-zitutto l'evoluzione economica, che, rendendo necessario un reclutamento di personale basato più sul merito che sui titoli familiari o scolastici, ha reso accessibili posizioni di comando a chiunque abbia le doti per conquistarle. (Ciò vale anche per la burocrazia). Indi, l'affermarsi di un nuovo establishment magari non di gentlemen, ma di brillanti e aggressivi uomini d'affari. Infine, l'irruzione sulla scena di una generazione di giovani noncurante o sprezzante delle usanze passate. Un giorno qualche storico scriverà come il successo dei Beatles, con la loro strettissima parlata di Liverpool, abbia contribuito a incrinare gli accenti di Oxford e Mayfair. e i primi ribellsono stati proprio i rampolldell'alta borghesia. Ogni progresso comporta qualche perdita. L'oratoria non è più quella di venti anni fa, raramente si odono in Parlamento affascinanti sagg 1 mente, senza amore per il I suono. Ma l'inglese resta la 1 lingua più viva, più agile, e di eloquenza. L'inglese si è fatto più rozzo, quei giovani che un tempo avrebbero scandito con limpidezza le sillabe, le bisbigliano confusa¬ n riesce a trasformare le pecche in virtù. Nasce infatti un nuovo inglese, forse meno elegante, ma più virile, più dnidcggu« elisabettiano », come ha det-1 to un critico. Vi sono meno | inibizioni. Fino a pochi anni j fa, una persona n per bene » I non si sarebbe lasciata sfug- i gire un « gonna » o un « wan-1 na » — per going to e want j to — considerati brutti ame-1 ricanismi. Oggi, li si ode ovun- que, nei dibattiti e nelle con- j versazioni. Nuovo snobismo Risorge, infine, l'amore per i dialetti, o per lo meno per gli accenti locali. Si può dire anzi che lo snobismo del vecchio accento è stato sostituito dallo snobismo della parlata regionale i qualche snobismo vi è sempre). I giovani, e in particolare le ra- j gazze, non cercano più di co- ; prire la loro pronuncia con una patina anodina, ma sfoggiano fieri le loro vocali del i Nord e del Sud, dell'Est e j dell'Ovest, cosi come facevano tutti gli inglesi prima del 1700. Vi è un'unica eccezione: il cockney. il vernacolo londinese, e per un motivo, perché con quel suo accento miagolante e nasale non è certo gradevole. Ma lo stigma s'attenua. Nessuno obietta più a una leggera cadenza. Lo scozzese e il gallese, ve¬ re e proprie lingue, hanno sempre occupato un posto a sé. Anche quando un « buon accento » era di rigore, le due pronunce celtiche — e un pc' meno l'irlandese — non hanno mai subito ostracismi sociali. Ma ora, in questa ri- fioritura regionale, rifiorisco- no anche lo scozzese ed il gallese, e il governo — per j ; i j non inimicarsi i « nazionali- benedice e asslancio lingui¬ sti » locali — siste questo stico. Nel Galles, le persone convocate in tribunale sono au- torizzate a parlare in welsh, e anche i giudici possono far-lo. Le città possono « gallesiz-zare » il nome inglese. Conway è adesso Conwy. L'inglese — disse un filologo — è la lingua più democratica, perché pluralista, accetta tutto. Se così è. oggi è più democratica che mai. Mario Ciriello

Persone citate: Conway, Mayfair

Luoghi citati: Francia, Galles, Gran Bretagna, Inghilterra, Liverpool, Londra, Oxford