Confermato che Feltrinelli era vivo quando esplose il traliccio a Segrete

Confermato che Feltrinelli era vivo quando esplose il traliccio a Segrete Depositata la perizia medico-legale sui resti dell'editore Confermato che Feltrinelli era vivo quando esplose il traliccio a Segrete La perizia afferma : « Non sono state riscontrate lesioni, al di fuori di quelle causate dallo scoppio » L'editore non era drogato : « Le indagini chimico-tossicologiche sono risultate negative » - Ora la battaglia legale si sposta sulla perizia balistica, che dovrà anche riferire siili'« ammaccatura » scoperta in un longherone del traliccio : potrebbe essere stata provocata da un colpo d'arma da fuoco (Nostro servizio particolare) Milano, 5 agosto. La perizia medico-legale eseguita sui resti dell'editore Giangiacomo Feltrinelli, dilaniato da un'esplosione la sera del 14 marzo, nei campi di Segratc sul traliccio numero 71 dell'Azienda elettrica municipale, è stata depositata ieri, presso la cancelleria del tribunale, dal giudice istruttore dott. Ciro De Vincenzo, rientrato a Milano al termine delle ferie. Il responso degli esperti era stato consegnato all'ufficio istruzione del tribunale il 21 luglio scorso, ma era rimasto sigillato, chiuso in un cassetto in attesa deU'arrivo del giudice istruttore. Il testo, redatto dai professori Basile, Pozzato, Donizzetti, Perini e Marozzi, conferma le indiscrezioni trapelate di volta in volta tra le maglie del riserbo che in questa inchiesta si sono imposti magistrati e periti. E' stato accertato senza possibilità di dubbio, che Giangiacomo Feltrinelli, al momento dell'esplosione, era vivo e non presentava lesioni in nessuna parte del corpo. La relazione dei periti precisa, nelle sue conclusioni, che non è stato possibile stabilire con esattezza 11 momento della morte dell'editore: il corpo di Giangiacomo Feltrinelli, dilaniato dallo scoppio, è rimasto per un numero imprecisato di ore esposto ad agenti atmosferici (pioggia, umidità, bassa temperatura) la cui azione, in rapporto con il «rigor mortisi e con il processo di decomposizione organica, non è scientificamente comparabile. Inoltre, non essendo staj to possibile appurare quando ' l'editore avesse consumato l'ultimo pasto, non s'è rivelata di nessuna utilità la constatazione che non si fossero trovati residui di cibo nell'apparato digerente. Com'era stato prospettato (fin dai primi giorni, la perizia ha confermato che la causa diretta della morte è stata un'«anemia emorragica acuta da sfacelo dell'arto interiore destro»; il che vuole dire, più semplicemente, che Feltrinelli è morto dissanguato. Le conclusioni dei periti non indicano il tempo trascorso dall'esplosione al decesso, ma, secondo pareri ufficiosi, l'intervallo dovrebbe andare da 20 secondi ad un massimo di pochi minuti: troppo pochi perché un eventuale complice, anche se con profonde cognizioni mediche, potesse salvargli la vita. La perizia toglie ogni fon¬ damento all'ipotesi fantasiosa che sul traliccio fosse stato issato Feltrinelli già cadavere: « Le lesioni conseguenti all'esplosione — s'afferma — sono state prodotte in un corpo vivo. Tutte le lesioni riscontrate — si precisa — risultano prodotte in "limine vitae" e pertanto in coincidenza o in immediata successione cronologica rispetto al verificarsi dell'esplosione ». Per eliminare il sospetto che Feltrinelli fosse stato stordito con un colpo e sistemato sul fatale traliccio, ì periti aggiungono che « le lesioni craniche e meningocefaliche, come lo sfacelo degli arti e le lesioni tegumentali toraciche, vanno attribuite alla azione immediata dell'espio sione; la ferita al cuoio capelluto, le lesioni fratturative toraciche sono da attribuire ad un urto su ampia superfìcie, come per proiezione contro la struttura del palo a traliccio o caduta al suolo; analogo meccanismo è da ri tenere che abbia prodotto la frattura dell'avambraccio ». Nel timore di non avere fugato tutti i dubbi, il collegio dei clinici aggiunge: « Non sono state riscontrate lesioni, al di fuori di quelle diretta mente cagionate dall'esplosione, idonee a provocare la morte o infermità gravi ». Anche per quanto riguarda l'ipotesi che Feltrinelli fosse in stato d'incoscienza, dovuto a droghe precedentemente iniettategli, i periti sgombrano il campo da ogni illazione: « Le indagini chimico-tossicologiche sono risultate negative per la presenza di tracce di sostanze stupefacenti o comunque di sostanze che, al momento della morte, potessero svolgere azione tossica o, comunque, azione farmacologica di rilievo ». Le 163 cartelle dattiloscritte, consegnate ieri alla cancelleria, dovrebbero mettere la parola fine alle polemiche e alle ipotesi contrastanti, che sono sorte sulle cause della morte di Feltrinelli. I consulenti di parte, professori Gilberto Marrubini e Giulio Maccacaro, secondo indiscrezioni non muoveranno obiezioni sostanziali alle conclusioni dei periti ufficiali. Tutta la battaglia legale si sposta ora sulla perizia balistica, che dovrebbe essere completata e consegnata al magistrato inquirente entro il 24 agosto prossimo. Sarà diffìcile che, su questa, l'accusa e la difesa si trovino in accordo, come già hanno lasciato intuire alcune azioni intraprese dal legale della famiglia Feltrinelli, professor Alberto Dall'Ora. La relazione dei periti, tra l'altro, dovrà riferire su una ammaccatura che, riscontrata su un longherone del traliccio, potrebbe essere stata provocata da un colpo d'arma da fuoco, esploso allo scopo di fare deflagrare la carica predisposta. Se è accertato che Giangiacomo Feltrinelli la sera del 14 marzo salì spontaneamente sul traliccio 71 di Segrate, restano ancora valide le ipotesi di un «incidente sul lavoro », o di un omicidio' commesso da un falso complice che abbia fatto scoppiare in anticipo la carica provocando la morte dell'editore. Milano. Esperti della « scientifica » durante un sopralluogo a Segrate (Tel. Ansa)

Luoghi citati: Milano, Segrate