Silenzio a Brno sul nuovo processo Ansia e repressione a Bratislava di Luca Giurato

Silenzio a Brno sul nuovo processo Ansia e repressione a Bratislava Ex sostenitori di Dubcek accusati di "sovversione Silenzio a Brno sul nuovo processo Ansia e repressione a Bratislava Jaroslav Sabata interrompe il p.m.: "Dov'è Husak? Perché non è qui a vedere come si amministra la giustizia nel nostro Paese?" - Voci di "fermi" nell'ambiente studentesco della capitale slovacca; diffusi volantini che inneggiano all'èra di Dubcek (Dal nostro inviato speciale) Vienna, 4 agosto. «Dov'è Husak? Perché non è qui a vedere come si amministra la giustizia nel nostro Paese?» avrebbe detto Jaroslav Sabata ai giudici del tribunale di Brno che lo stanno processando con altre sei persone. Il professore sarebbe stato colto da un momento di sconforto mentre il pubblico ministero lo accusava d'essere uno dei principali protagonisti di ■' una congiura organizzata su scala internazionale, appoggiata all'estero, che doveva rovesciare il regime socialista». «Il nostro'codice 'parla chiaro » avrebbe aggiunto il magistrato « e non v'è indulgenza per i sovversivi ». Sabata siede sul banco degli imputati accanto a Alfred Cernik, ex segretario regionale del partito per la Moravia, Un attimo prima del suo intervento, ha rivolto ali'amico uno sguardo amaro e Cernik, quando l'ha visto scattare, ha tentato inutilmente di dissuaderlo afferrandolo per un braccio. « Devo ripetervi quello che già ha detto un imputato durante uno di questi processi: se noi siamo dei sovversivi, anche Husak lo è stato, sino al '68 ». Le stesse fonti che hanno comunicato qui a Vienna questo episodio, riferiscono che né i giudici né il pubblico ministero avrebbero tentato di interrompere Sabata; anzi, lo avrebbero ascoltato senza batter ciglio, mentre i cancellieri annotavano, scrupolosamente ogni parola dell'imputato. Forse, è stato questo equivoco silenzio a convincere Sabata che le sue parole servivano solo ad aggravare una situazione già compromessa; forse, sul suo scatto esasperato ha ripreso quasi subito il sopravvento quel sentimento di depressione e di impotenza che caratterizza lo sta|4ò d'animo dei sette imputati di Brno sin dalle prime battute di questo processo politico voluto da Husak. Oggi, sul processo, si possono formulare solo ipotesi e registrare voci: le fonti ufficiose tacciono, l'agenzia Ceteka non ha diramato dispacci. Di certo, in diciotto giorni, il regime ha già fatto pronunciare ai suoi giudici trentun condanne, con un totale di 58 anni e undici mesi di prigione. Questo, per i processi di Praga e Brno, ma il bilancio è provvisorio perché nessuno ha saputo ancora sciogliere una incognita angosciosa: che cosa sta accadendo a Bratislava? Nonostante si trovi proprio al confine con l'Austria, sul Danubio, gli avvenimenti politici di questa città (250 mila abitanti; una industria tessile in crisi; una università in fermento) sono completamente tagliati fuori da qualsiasi canale di informazione sicuro. Notizie contraddittorie, voci confuse ma insistenti, parlano di «repressione» sia negli ambienti studenteschi sia tra i funzionari epurati dopo la caduta di Dubcek (in tutta la Cecoslovacchia sono 500 mila; con i loro familiari*' è una massa di circa due milioni di scontenti su 14 milioni di abitanti del Paese). Brevi accenni sono apparsi nei giorni scorsi sulla stampa austriaca e tedesca; v'è stato anche qualche flash sui giornali inglesi e francesi. Fonti austriache assicurano che la radio ha parlato ieri di alcuni « fermi » senza mai fornire nomi e accuse. « Nessuno » avrebbe detto la radio « è stato condannato per l'atteggiamento tenuto durante l'era di Dubcek, ma per delitti politici commessi dopo. Questi imputati si sono serviti per le loro azioni di nomi falsi e questa è una delle prove delle loro colpe ». Le stesse fonti riferiscono che nel quartiere universitario di Praga, nonostante che la maggior parte degli studenti sia in vacanza nei campi di lavoro e quindi non sia informata dei processi in corso, sono state trovate fabbriche di volantini che inneggiavano all'era di Dubcek; si citano i contenuti e si precisa che uno studente è stato sorpreso dalla polizia mentre nella sua abitazione lavorava clandestinamente a una macchina per ciclostile. Riferiamo quello che sarebbe il testo di uno dei manifestini sequestrati, forse ingenuo, ma certamente assai esplicito: « I dirigenti del nuovo corso non si arrendono e noi siamo con loro. Da Dubcek a Smrkovski, da Kriegel a Ludvik Vaculik, nessuno si rifiuta di abbandonare il combattimento ». Anche Sabata, a Brno, è stato sorpreso a stampare manifestini nella sua abitazione e cosi a Praga molti amici suoi e del professor Huebl, dello storico Bartosek e dei giornalisti Jiri Hochman e Vladimir Nepras. Sono tutti in carcere; alcuni, come i due giornalisti, non sono stati ancora giudicati. « E' un genocidio spirituale » ha scritto ieri dal suo esilio americano Eugen Loebl, uno dei tre sopravvissuti, con London e Hajdu, del processo Slanski. « Husak ha creduto necessario spezzare lo spirito della nazione, privarla della sua anima. Per arrivare a questo, ha distrutto l'impatto e l'influenza delZ'intellighentsia, questa colon- na vertebrale del Paese, che dal '68 lotta per stabilire una società più umana ». Luca Giurato a o

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